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venerdì 26 ottobre 2007

Marco Travaglio su L'Unità: "Telesclerosi multipla".

Non so cosa si dirà oggi di Annozero, che ieri sera s’è occupato del caso Catanzaro. Ma ho come l’impressione che se ne dirà tutto il peggio possibile. In compenso mercoledì sera abbiamo avuto una doppia prova della buona e giusta informazione, quella che non suscita mai proteste né polemiche. A Otto e mezzo l’ottimo Filippo Facci, spalleggiato dal Platinette Barbuto (ndr Giuliano Ferrara), additava al pubblico ludibrio le peggiori «degenerazioni della magistratura»: i pm Henry John Woodcock e Luigi De Magistris. E perché mai sarebbero “degenerati”?

Risponde Facci: «Per i loro rapporti distorti con la stampa». In teoria, per definire degenerato qualcuno, bisognerebbe dimostrare che l’interessato ha fatto qualcosa che non va. Ma, al momento, né Woodcock né De Magistris sono stati condannati o rinviati a giudizio per alcunchè. Le condotte di De Magistris sono all’attenzione del Csm. Quelle di Woodcock lo sono già state due volte, e i due procedimenti disciplinari si sono conclusi con la piena assoluzione. Al massimo, i pm potrebbero essere accusati di «rapporti con la stampa» (anche se la libertà di espressione è un diritto costituzionale riconosciuto a tutti, pm compresi; il fatto che siano proprio dei giornalisti a dimenticarlo ha del cannibalesco). Ma a una condizione: che i due abbiano rapporti con la stampa. De Magistris ne ha, avendo concesso alcune interviste per difendersi dalla campagna che lo colpisce da anni. Woodcock non ne ha, visto che si lascia insultare in silenzio: mai rilasciato una intervista in vita sua. E allora in che senso sarebbe un «degenerato» per i suoi «rapporti distorti con la stampa»? Il fatto che un pm che dà interviste e uno che non le dà subiscano la stessa accusa, dimostra ciò che dice Davigo: «Non ci attaccano per quello che diciamo, ma per quello che facciamo». Chi non dà fastidio può rilasciare tutte le interviste che vuole. Chi invece dà fastidio, se parla con i giornalisti è un farabutto; e se non parla con i giornalisti è un farabutto lo stesso.

Qualche ora dopo, su Rai1, ecco Porta a Porta. Un puntatone sul testamento di Pavarotti e la sclerosi multipla che affligge la moglie, Nicoletta Mantovani. In studio, fra gli altri, l’autore dello scoop sanitario: il direttore di Chi Alfonso Signorini. La lesione della privacy della vedova era talmente plateale, scandalosa, ributtante, che uno spettatore dotato di un minimo di umanità non poteva non augurarsi l’intervento di qualcuno per metter fine alla vergogna. Tipo, che so, il Garante della Privacy, così solerte quando escono le foto del portavoce del governo con un viado sotto il lampione e le foto del capo dell’opposizione, reduce dal Family Day, con cinque squinzie sulle ginocchia.

Stavolta il Garante dev’essersi distratto, così la televisita medica alla Mantovani prosegue fino a notte fonda. Signorini sostiene di aver sbattuto in prima pagina la malattia della signora perché «la gente deve sapere la verità»: certo, quando ha preavvertito l’interessata di cui si proclama «grande amico», lei «non era proprio entusiasta». Ma il «dovere di cronaca» alla fine ha vinto. Anche perché - ha proseguito il campione della libera informazione - «giravano voci su suoi incontri con amanti in Central Park» e bisognava smentirle: la signora andava a New York per curarsi. A questo punto intervenivano altri squisiti ospiti, appartenenti alle nuove professioni nata da una branchia delle pompe funebri: l’amico di Pavarotti, il confidente di Pavarotti, il notaio di Pavarotti, il vicino di casa di Pavarotti, persino il dietologo di Pavarotti.

Quest’ultimo e la sua signora, che non ama la Mantovani, erano collegati da casa e si abbandonavano a eleganti considerazioni sui rapporti tra il tenore e la moglie e sulla scelta di Nicoletta di avere un bambino «nonostante la grave malattia che già l’aveva colpita». A qualcuno sarà forse venuto in mente che in quello studio, da anni, si tuona contro i pm che osano intercettare i galantuomini che intascano mazzette, aiutano la mafia, scalano illegalmente banche, truccano campionati; e contro i giornalisti che osano parlarne. Ecco, sono quelle le vere violazioni della privacy. Sfrucu- gliare nelle cartelle cliniche dei privati cittadini è roba da Pulitzer.

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