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venerdì 26 ottobre 2007

Omosessualità, la foto choc, la mostra di Sgarbi e i dati di Ready.

La Regione Toscana lancia una campagna sull'orinetamento sessuale con una foto che ritraè un neonato che porta il braccialetto con scritto: "homosexual". Ne nasce un caso, per le polemiche che si sollevano tanto dai politici quanto dal Vaticano. Intanto sabato 27 apre la mostra di Sgarbi "Vade retro: arte ed omosessualità" che già a Milano ha creato molte polemiche. In oltre sempre sabato, nella due giorni di Ready, saranno presentati i dati di una ricerca realizzata in Rete sui giovani vittime di comportamenti omofobi.

(La Repubblica - Edizione di Firenze) La Regione Toscana realizza una campagna contro l'omofobia con la foto di un bebè, il cui volto è sfocato, che porta al polso il braccialetto con scritto "homosexual". Sul manifesto lo slogan: "L'orientamento sessuale non è una scelta". Le reazioni dal mondo della politica ma anche dal Vaticano non si sono fatte attendere. Anzi. L'onorevole Luxuria si riserva qualche dubbio, Toscani ne è entusiasta, la Cdl attacca, la Mussolini definisce la campagna "atroce". Manciulli e Bini (Pd) invece, difendono la scelta della foto. L'Arcigay si dice soddifatta. il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ritiene che non si dovrebbe arrivare a fare uno spot di quel genere.
Il presidente della Regione Martini, che si definisce "casualmente eterosessuale" sostiene che il messaggio della campagna non è che quel bambino sia geneticamente omosessuale ma piuttosto che quando si scoprirà tale non sarà perché lo ha scelto ma perché ha deciso di vivere una parte importante di sé.

Intanto a Firenze, sabato 27 ottobre, arriva la mostra choc di Sgarbi "Vade retro: arte ed omosessualità". La mostra, già oggetto di polemiche per il contenuto, espone anche opere Miss Kitty di Paul Schmidlin, che scandalizzò il Comune di Milano tanto da far saltare l'evento.

Sempre sabato poi, nel corso della due giorni di Ready (la rete degli enti locali contro le discriminazioni sessuali), sarà illustrata l'indagine realizzata su alcuni siti a tematica gay, attraverso questionari anonimi cui hanno risposto cinquemila persone sui 30 anni di età media. I primi dati emersi parlano di un 20,7 per cento di lesbiche e di un 41,5 per cento di gay che racconta di essere stato vittima di episodi di scherno da parte dei compagni di scuola. Percentuali che aumentano se l'omosessualità dell'offeso è nota o dichiarata. Anche i dati sulla sicurezza danno un quadro preoccupante sui casi di aggressioni verbali o fisiche. E quello che fa riflettere è che il 91,4 per cento degli omosessuali che hanno subito aggressioni non si è rivolto alle forze dell'ordine per il timore di dover dichiarare il proprio orientamento sessuale.

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