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venerdì 26 ottobre 2007

Neonato omosex e i blogger: La libertà, la volontà e la scelta.

(49 gol spettacolari blog) Il manifesto toscano col neonato gay apre un dibattito che coinvolge da decenni psichiatri, psicologi, sociologi e antropologi. Il merito dell' iniziativa c'è tutto se pensiamo (e la negazione dei diritti civili delle coppie gay ne è la dimostrazione) che qualcuno ritenga ancora l'omosessualità il frutto di una scelta volontaria dettata dalla viziosità e dalla perversione (come a dire mi scopo una persona dello stesso sesso perchè provo un piacere perverso che il rapporto eterosessuale non mi da).

Il merito c'è tutto ma la prospettiva è sbagliata, a mio parere. E' la stessa di certa morale cattolica recente laddove afferma la possibilità dell' omosessualità in quanto genetica e innata , ma che nega il rapporto omosessuale che "dispiacerebbe" a dio. C'è un sottofondo vittimistico come a dire "Se sono gay non è colpa mia". Rimane quindi l'idea della colpa che, anche se scaricata sulla natura e sui geni, sottende un' ombra scura sull' omosessualità. Infine c'è un che di eugenetico. Che si porta dietro l'idea che se un giorno dovesse esistere una cura per l'omosessualità chi scegliesse di non assumerla sarebbe "colpevole".

Il problema è di prospettiva. E lo dimostra il fatto che , nell' ambito dei comportamente, cerchiamo la causa solo di ciò che riteniamo sbagliato. Nessuno per esempio si chiede cosa causi l'eterosessualità. Non è domanda così scontata. Qualcuno potrebbe dire " la riproduzione della specie". Se accettassimo questa risposta ( e comunque non potremmo ma il discorso è lungo e complesso) questo spiegherebbe la ragione dell' accoppiamento eterosessuale e non del perchè tra un uomo e una donna possa nascere quel sentimento impalpabile chiamato amore. Per di più i gay e le lesbiche possono avere figli ( gli spermatozoi e gli ovuli ce li abbiamo anche noi ) e se spesso decidono di non averne è per paura della reazione sociale. Probabilmente in una società non basata sulla famiglia mononucleare e con un architettura diversa questa sarebbe una possibilità maggiormente praticata. E sempre secondo questa prospettiva dovremmo considerare "colpevoli" le coppie o le persone che decidono di non aver figli e , ancor di più, coloro che , per ragioni religiose, si votano alla castità.

La psichiatria , la psicologia e le altre scienze umane sono ben lontane dal fornire una dettagliata spiegazione dei meccanismi alla base dei comportamenti umani. Non solo per ciò che riguarda l'orientamento sessuale ma anche per ciò che concerne qualunque aspetto dell' essere. Non sappiamo perchè qualcuno ami la musica classica e qualcun' altro ascolti Britney Spears, perchè qualcuno odi il gorgonzola e qualcun' altro lo adori, perchè qualcuno ami vivere in campagna e un altro ci si impiccherebbe. La mia opinione è che alle scienze umane la metodologia statistico-matematica ha fatto più bene che male. Nella psiche umana entrano in gioco talmente tanti fattori che è impossibile dire che A è la causa di B che a sua volta discende da C. Ma una discriminante esiste: il benessere. Una condizione va modificata quando provoca sofferenza a se stessi o agli altri.

Spesso l'omosessualità produce sofferenza e per chi lavora per una società migliore il compito è eliminare il dolore, non l'omosessualità. A meno che non si vogliano emulare i genetisti nazisti che volevano plasmare la società in base alla "loro" idea della stessa. Nelle mie presentazioni dico sempre che l'omosessualità è un' opportunità. Mi ha insegnato ad avere una mente aperta, mi ha educato alla comprensione di tutte le condizioni altre, mi ha fatto capire che vivere la vita oltre i paletti imposti dalla società permette di sperimentare un senso di illimitata libertà, mi ha regalato un bellissima storia d'amore che vivo, con emozione, giorno per giorno. E se un giorno qualcuno mi proponesse quella cura gli direi di no. Non ho la presunzione di considerarmi arrivato al capolinea dell' accettazione di me stesso ( in senso globale). Ma voglio continuare su questa strada, lavorare per essere sempre migliore e sempre più a mio agio con ciò che sono. E l'obiettivo è che ciscuno di noi, ponendosi quella domanda risponda senza esitazioni : "No, quella cura, anche se esistesse, non la vorrei". A quel punto il lavoro sarebbe finito.

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