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domenica 28 ottobre 2007

Trans in pensione? A Catania fanno le badanti.

 I transessuali del quartiere San Berillo a Catania
(Pietrangelo Buttafuoco - Panorama) Signore un po’ vistose raccolte in preghiera. Gigliola è la più curata: è la sciantosa. Con lei c’è Mela, poi Rosaria, e altre ancora che, insomma, “sono uomini che hanno deciso di diventare donne” spiega Anna Dolei, sociologa. Alcuni sono operati, altri no. “Donne che altro sistema di sopravvivenza non hanno avuto che il meretricio” dice padre Valerio Di Trapani, il responsabile della Caritas.
La chiesa si trova in piazza Cappellini a Catania, è la parrocchia del Crocifisso della buona morte. Il contesto è fin troppo evocativo, a prendersi cura di queste donne pensionate dalla prostituzione sono le suore di Madre Teresa di Calcutta, ma non c’è una sceneggiatura di Pedro Almodóvar. Siamo nel cuore di San Berillo (il quartiere a luci rosse della città erotica e letteraria di Vitaliano Brancati ieri e di Ottavio Cappellani oggi), nel cuore del centro storico, dove queste signore in età non troveranno più posto perché “la bonifica” è in atto.
C’era una volta il quartiere a luci rosse, e neppure tanto tempo fa, forse sono ancora attive le vecchie case, come quella di Nedda Rassu, quella di Mattia Abramo o la Fargione, e in quelle “persiane sempre chiuse” c’erano le divine: la Smith, così chiamata per assonanza con la pistola, e la Martinelli, bella come Elsa, ma travestito come le altre.
E la bonifica che porta illuminazione dove c’era solo oscurità, fognature dove c’era solo il pantano delle deiezioni, con la speculazione edilizia che centuplica i prezzi di questi palazzi, solleva l’urgenza: “Sono rimaste solo le più anziane e le più indifese, come si possono riciclare le professioniste del sesso, vecchietti che sanno solo fare ricotta?”.

Cambiare vita ha un prezzo, precipitare nella povertà estrema: “Come salvare queste creature, tutta povera gente senza nessuno al mondo?” è la domanda che si è posto Nino Strano, senatore di An, per tanti versi un dandy, “eterosessuale attento ai problemi dei gay” dice di sé, che ha immediatamente aiutato padre Valerio e forse ha anche trovato la soluzione. “Ho coinvolto Paolo Colianni, l’assessore per la Famiglia, ma anche Rossana Interlandi, l’assessore per Territorio e ambiente. Con un corso finanziato dalla regione insegniamo loro un nuovo mestiere e ci adoperiamo per inserirle nella società”.
Trasformare i transgender in badanti, per esempio. “Questa settimana abbiamo iniziato alla Caritas un corso di primo soccorso. Accanto a questo” spiega padre Valerio “ci adoperiamo affinché queste donne abbiano una formazione professionale e imparino le nozioni di assistenza: come si sposta un anziano nel suo letto, come si curano le piaghe, come si tengono puliti. Non sarà solo una cooperativa di transessuali, non sarà un altro ghetto di genere. Vogliamo restituirle alla società e non più come emarginate, ma accanto al prossimo e vicine a Dio”.
Troppo ambiguo, spiega ancora padre Valerio, “vedere un prete in faccende di prostitute. Se non ci fosse la presenza dell’Altissimo, non lo farei. Tutto è nato sulla base di incontri in parrocchia con la parola di Dio, e sarà per questo che toglieranno il loro abito da prostitute”.
E gli abiti muliebri? “Purché non sia un abito di seduzione, né di provocazione. Se poi donne si sentono…”.

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