Intanto, come un vero signore, almeno per il Cormez, il subentrato -a-una-signora Gambale avverte che lui non si muove: «Non si cambiano le carte in tavola. Se mi spetta il posto io entro». Il posto — si sa — a Napoli è sacro. Per Repubblica, invece, lo stesso sarebbe disponibile a muoversi, se la cosa diventasse un affare di stato. Boh! Vedremo, anche in questo caso.
Per il resto, il malessere si traduce in qualche fischio quando Anna Finocchiaro fa il nome di De Mita, assente ma inserito nella commissione Statuto.
Nelle tre commissioni, del resto, tutti i campani (diciassette in tutto) sembrano un chiaro segno del nuovo che avanza, con buona pace di Veltroni, che teme di mettere vino vecchio nell’otre nuovo.
A scrivere lo statuto, si trovano infatti, oltre al già citato De Mita, i consiglieri regionali Bossa e Russo, la presidente della Provincia di Avellino De Simone, l’assessora provinciale di Napoli Martano e le due elette Pezzullo e Tartaglione. A produrre il manifesto dei valori, vanno invece — udite udite! — Bassolino, Polito e la segretaria regionale Uil Anna Rea. Sul codice etico, infine, si ingegneranno Rosa Russo Iervolino, Teresa Armato, i parlamentari Mosella e Suppa, e ancora l’ex senatrice Graziella Pagano, Angelica Saggese e Vincenzo Bennet.
Nel Pd non ci saranno correnti — ha detto il segretario — ma per ora il Cormez ci informa che, di questi 17, 7 sono pro Iannuzzi, 4 dell’area Piccolo-Russo, e gli altri (2 per uno) riferibili a rutelliani (de Franciscis), lettiani (Mazzerella) e bindiani.
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