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martedì 30 ottobre 2007

Banda larga: al Sud la strada è ancora lunga, stretta e costosa.

[i](Credits: Corbis)[/i]
(Panorama) Nel Mezzogiorno la strada da fare per la navigazione ad alta velocità è ancora lunga: secondo la Corte dei Conti nel primo anno di attività Infracom, una società creata dall’agenzia pubblica Sviluppo Italia con l’obiettivo di diffondere la banda larga al Sud, ha potenziato la rete fissa meno di quanto previsto e a costi superiori, lievitati a causa delle consulenze esterne, delle spese per il personale e degli oneri accessori. In particolare, i magistrati contabili si sono dichiarati “poco soddisfatti” del traguardo raggiunto da Infracom per la fibra ottica: meno del venti per cento dei chilometri preventivati.

Per ridurre la differenza nell’accesso a internet è una delle tecnologie più promettenti è il wimax: da pochi giorni è stata ufficialmente riconosciuta come uno standard di terza generazione per le comunicazioni mobili dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu). È nella stessa categoria del cdma, alla base dell’umts. Secondo le previsioni il mercato per la vendita delle licenze wimax in Italia potrebbe aggirarsi tra i cento e i duecento milioni di euro. Una cifra limitata se paragonata al tesoro incassato dallo Stato per l’asta umts. E l’autorevole rivista Wimaxday sottolinea la scarsa trasparenza sui limiti del servizio per gli utenti finali: c’è il rischio che questa tecnologia sia sfruttata soltanto per colmare la copertura della rete fissa, ma non sono chiari i limiti normativi per l’utilizzo in mobilità.

Se in Europa il 18 per cento delle persone accedono alla banda larga fissa di elevata qualità a 144mila bit al secondo, in Italia questa percentuale si riduce di due punti: lo sottolinea una rilevazione dell’Unione europea (in pdf). Il record mondiale è della Corea del Sud dove si connettono ad alta velocità 2,5 individui su dieci.

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