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martedì 30 ottobre 2007

Queen Rock Victoria.

L'idea di Sarah Ferguson. La sceneggiatura di Julian Fellowes. La musica dei Sigur Røs. A Lancaster House, sul set di 'Young Victoria'.

(A. C. Poirier - L'Espresso) da Londra Si sta girando in questi giorni 'Young Victoria', una produzione britannica da 30 milioni di dollari. È la storia dell'incoronazione di un'adolescente, catapultata, a soli 18 anni (era il 1837 e sarebbe rimasta sul trono fino al 1901) alla testa del maggiore impero del mondo. Per il set è stato scelto uno dei palazzi più prestigiosi di Londra, al riparo da sguardi indiscreti. Per l'indirizzo non serve il numero civico, e tanto meno il codice postale: in fondo a Pall Mall si svolta sinistra, passando davanti a una guardia a cavallo. Siamo a Lancaster House (così recita la targa sul muro). Oggi questo palazzo, incastonato tra il Green Park e il St. James Park, accanto alle scuderie reali e a poche centinaia di metri da Buckingham Palace, è utilizzato per le visite di Stato e per girare un certo tipo di film. Un po' diversi dagli altri.

Per accedere alla scalinata di quest'edificio neoclassico, che il granduca di York ha fatto costruire nel 1825, si passa per i controlli dei bobbies e degli agenti di sicurezza di turno. C'è da dire che l'erede del trono, il principe Carlo, discendente diretto della regina Vittoria, abita nell'edificio adiacente insieme alla consorte, la duchessa di Cornovaglia, e ai suoi due figli, i principi William e Harry. Nel cortile, intorno a un tavolo montato su cavalletti dove troneggia un bidone di tè e una piramide di biscotti, gruppi di tecnici e operatori in giacca fluorescente e orecchini avvitati si confondono con i maggiordomi e i camerieri in livrea di gala. Un gran ciambellano in parrucca e collant, seduto al sole, legge il tabloid 'The Sun'. È l'intervallo tra due riprese; l'aiuto-regista ha raggiunto il gruppo delle comparse per fumarsi una sigaretta. "Oggi è una giornata tranquilla. Ieri abbiamo girato la scena dell'incoronazione, con 200 comparse. E per di più abbiamo avuto la visita della duchessa di York col suo seguito".

La duchessa di York è Sarah Ferguson, ex nuora di Elisabetta II, ed è lei l'executive producer del film. Quella di 'Young Victoria' è stata infatti un'idea sua. Ne ha parlato un giorno a un suo amico, Julian Fellowes, vincitore dell'Oscar per la sceneggiatura di 'Gosford Park' e autore del bestseller 'Snob' (in Italia pubblicato da Neri Pozza). L'aristocrazia inglese è la sua passione, e non chiedeva di meglio che scrivere questa storia di intrighi di corte, amore e potere. E a quel punto Martin Scorsese e Graham King hanno deciso di prendere le redini della produzione. Per la regia hanno pensato a Jean-Marc Vallée, canadese del Québec, autore della commedia 'Crazy', una rivelazione alla Mostra di Venezia dell'anno scorso. Scelta originale: uno sguardo dall'esterno, quello di un outsider.

"Outsider, sì, ma a conoscenza dei fatti", precisa Vallée, mentre prepara la prossima ripresa nel salone Veronese. Vallée è cittadino del Commonwealth, un'invenzione che più vittoriana non si può. "In Canada la regina Vittoria è onnipresente: le strade, le piazze, gli edifici pubblici e le scuole intitolate al suo nome si contano a migliaia. C'è persino una città chiamata Prince Albert. Detto questo, non ero particolarmente interessato a fare un film in costume sulla regina Vittoria. Ma mi è piaciuta la sceneggiatura di Fellowes, il racconto di questa storia assurda: un'adolescente che diventa imperatrice. Una ribelle che riesce a sventare gli intrighi del parentado, prende in mano il governo e chiede al suo innamorato di sposarla, e tutto questo nell'arco di un anno". E poi precisa: "Per me Vittoria è una regina rock, nella più pura tradizione britannica: Elisabetta I, Vittoria, Margaret Thatcher e Vivienne Westwood". Vittoria, regina rock. Riuscirà Jean-Marc Vallée dove Sofia Coppola ha fallito con Maria Antonietta? Sarà il futuro a dirlo.

Intanto il regista ha scelto il suo cast con ogni cura. "Volevo avere accanto a me anche qualche tedesco, dato che Alberto era del casato di Sassonia-Coburgo. Per la fotografia ho pensato subito a Hagen Bogdanski, perché sono stato molto colpito da quello che ha saputo fare in 'Le vite degli altri' (l'Oscar per il miglior film straniero quest'anno). Abbiamo scelto di lavorare il più possibile con la luce naturale, per non soffocare l'autenticità dei sentimenti. Bogdanski, che è di origine berlinese, conferma: "Ci siamo ispirati al lavoro della fotografa Annie Leibovitz, che la primavera scorsa ha pubblicato su 'Vanity Fair' un servizio sulla regina Elisabetta II. Non vogliamo un look hollywoodiano, ma qualcosa di più realista: un'immagine scura, alla 'Barry Lyndon' di Kubrick". Difatti, nella scena in preparazione, quella del primo ingresso della regina nella sua nuova dimora di Buckingham Palace, la fonte di luce è una sola: quella delle due ampie finestre aperte sul giardino di St. James.

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