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martedì 30 ottobre 2007

Bova scinde un contratto tv. Ma non è la prima volta...

(Tv blog) Raoul Bova è l’uomo-copertina della settimana (di Sorrisi e Canzoni Tv), ma potrebbe esserlo vita natural durante e qui nessuno lo discute. E’ bello, bravo e non se la tira. Farebbe impazzire persino George Clooney se solo fosse una donna. Ma ora, nonostante il suo visino innocente e l’impeccabile reputazione che lo contraddistingue, ha un nuovo nemico pronto a dargli filo da torcere.

Trattasi di un pezzo grosso come Angelo Rizzoli, peraltro piuttosto caro a noi di Tvblog (il nostro Share è riuscito a intervistarlo in via del tutto eccezionale, vista la sua innata discrezione). Ebbene, Raoul ha un conto in sospeso “imperdonabile” (anche per una faccino d’angelo come lui) con la sua casa di produzione: quello di essersi sottratto all’ultimo all’impegno con la fiction L’Aviatore:

“E’ una miniserie per Mediaset che avrei dovuto iniziare a girare in questi giorni. Un progetto a cui tenevo molto perché da tempo volevo occuparmi della grande tragedia vissuta dal popolo ebraico. Non ce l’ho fatta perchè alla fine del film di Federico Moccia ho avuto un crollo fisico e psicofisico. Per troppe settimane ho continuato a tirare e a lavorare con il dolore. Ma la cosa spiacevole è che la produzione di Angelo Rizzoli abbia dubitato che mi fossi fatto male davvero. E a me l’idea che dopo tanti anni venga messa in dubbio la mia onestà proprio non mi va giù. Sono pure arrivati a chiedermi un risarcimento danni milionario. Ora è tutto a posto, ho presentato regolare referto medico. Il film lo girerà Sergio Castellitto ma il dispiacere resta”.

Difficile capire chi abbia ragione e chi torto. Raoul puntualizza che la lussazione di una spalla durante le riprese lo aveva provato fisicamente e costretto a imbottirsi di antidolorifici. Però va detto, pur manifestando un grande rispetto per la buona fede di Bova, che un gruppo serio come la Rizzoli Audiovisivi avrà avuto i suoi buoni motivi per diffidare. D’altronde, non è nemmeno la prima volta che recede da un contratto…

Qualche mese fa, l’attore raccontava a Vanity Fair che, quando si è trattato di onorare un impegno di sei anni con la sitcom What about Brian, ha fatto le valigie per accettare l’ingaggio in Nassiryia. Motivo: il suo personaggio era poco più che una comparsa e non sarebbe mai cresciuto.
Anche in quell’occasione, confessò a suo tempo, non è stato danneggiato troppo dalla sua drastica decisione, considerato quant’è difficile uscire indenni da un forfait contrattuale con le grandi major americane, ma all’indomani del divorzio il suo agente americano gli ha letteralmente voltato le spalle, anche per gli impegni promozionali previsti.
Gli States, in compenso, non gli hanno chiuso definitivamente le porte e Raoul ha potuto girare The Company, una serie tv sulla resistenza cubana anticastrista, prodotta da Ridley Scott. A suo dire la cosa migliore che abbia fatto in America (altro che Alien Vs Predator).
Ora, non sarà che la facilità di passare incolume a certi ripensamenti ha un po’ viziato il buon Raoul? D’accordo che ogni volta c’è un motivo diverso, ma il rischio è che le sue reiterate defezioni si tramutino nelle classiche giustificazioni da marinaio. In fondo, un vero professionista dovrebbe sempre tener fede ai propri impegni, soprattutto se consapevolmente riavvicinati (e non si può dire che Raoul, dopo “lo strappo”, si sia preso un anno sabbatico)…

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