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martedì 30 ottobre 2007

I Tokio Hotel e il mistero degli amori adolescenziali.

(Cadavrexquis) Ormai sono antico: ho scoperto solo ieri l'esistenza dei Tokio Hotel, una boyband tedesca, e solo perché - a quanto sembra - domani si esibiscono a Milano. Le prevendite hanno superato le più rosee previsioni e il concerto è stato spostato dall'Alcatraz al Forum, cinque volte più grande. Così stamattina mi sono fatto un giro su Youtube per vedere un po' chi sono questi quattro ragazzetti di Magdeburg, sentire che cosa cantano e a che cosa è dovuta la loro attrattiva sulle masse di adolescenti in fibrillazione ormonale. Ho ascoltato un paio di canzoni, tra le quali la loro hit Durch den Monsun, mi sono guardato qualche intervista alla televisione tedesca e a quella francese e sono rimasto perplesso. La musica non è granché: derivativa, già sentita, è la solita macedonia che da decenni a questa parte viene ammannita in Germania agli adolescenti tedeschi. E questo non sarebbe motivo di grande stupore: mi stupisce il successo all'estero. Anni fa, quando bazzicavo più di frequente quelle contrade, aveva un certo successo un gruppo di nome Echt, capitanati da un efebo biondino e carino, che facevano musica più o meno simile, ma non credo che la loro fama abbia mai oltrepassato il Reno o l'Elba. Eppure, in questi filmati, ho visto scene di isterismo da parte delle ragazze che li adorano. Io li guardo e non mi sembrano nemmeno granché appetibili: sì, il cantante ha un'aria molto androgina - tanto che a un primo sguardo distratto sorge davvero il dubbio se sia maschio o femmina: la cosiddetta "ambiguità sessuale" tira ancora? -, ma forse è proprio questo elemento di "indifferenziazione sessuale" a esercitare un certo ascendente (forse persino parzialmente tranquillizzante) sulle ragazzine. Se c'è ambiguità sessuale, è un'ambiguità che non ha più nulla di inquietante o di pericoloso - e infatti basta che Bill Kaulitz - questo il suo nome - apra bocca e si metta a parlare: sorridente, solare, per niente tenebroso. Per quanto riguarda gli altri membri del gruppo, non sono né particolarmente belli, né particolarmente carini, né particolarmente affascinanti: due di loro hanno ancora addosso quello che i tedeschi chiamano "Babyspeck", la ciccia dei bambini. Eppure anche loro ricevono una buona dose di urla adoranti. Possibile che il solo fatto di essere diventati famosi dia loro quell'aura che li rende desiderabili e, in quanto celebrità, irraggiungibili? Se si guardassero attorno vedrebbero tanti loro coetanei molto più carini di quei quattro sul palco e, soprattutto, molto più alla portata di mano. Alla loro età io non avevo di questi miti e non mi sono mai innamorato di nessuna celebrità, tutt'al più mi sarò masturbato davanti alle loro foto, ma poi passavo ad altro. A pensarci bene, la ragione era molto semplice: per me già i miei coetanei, quelli che vedevo a scuola, avevano quello status di irraggiungibilità e di inaccessibilità che altri attribuivano solo ai cantanti con cui tappezzavano i loro diari. I miei innamoramenti adolescenziali non raggiungevano mai il loro obiettivo perché non erano in grado di abbattere o di superare il muro di silenzio che separava me dai miei idoli, che pure avevo - teoricamente - a portata di mano, se solo fosse stato socialmente accettabile articolare il mio desiderio nei loro confronti. Con le loro foto, che non possedevo comunque, avrei tappezzato i miei diari.

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