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martedì 15 gennaio 2008

Troppi video, Internet rischia il collasso nel 2010.

http://flickr.com/photos/jaycoxfilm/2036286317/
(Panorama) Godetevi Internet a banda larga finché potete, perché di questo passo la Rete rischia davvero il collasso. È quanto emerge da una ricerca condotta da Nemertes Research e riportata dal quotidiano americano Usa Today. Il problema – rivela lo studio - nascerebbe dalla diffusione massiccia dei servizi video su banda larga: “fino a due anni fa - puntualizza Johna Till Johnson, presidente di Nemertes - nessuno sapeva cosa fosse YouTube; ora sappiamo però che genera 27 milioni di gigabyte di dati al mese. E la situazione potrebbe peggiorare, considerando l’escalation dei nuovi servizi di video-conferenza, formazione a distanza e assistenza sanitaria online”.

Quanto ci resta ancora da navigare, o meglio, per quanto tempo potremo ancora navigare col vento in poppa? Più o meno due anni, dice la ricerca: il 2010, infatti, potrebbe già essere l’anno nero delle connessioni: “L’esperienza degli utenti subirà una lenta e progressiva degradazione e si tornerà ai giorni nefasti delle connessioni dial up”.
Per evitare uno scenario di questo tipo, suggerisce Nemertes, gli operatori dovrebbero aumentare i gli investimenti. Solo nel Nord America, per fare un esempio, servirebbero oltre 50 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti per le spese di rete, quasi il 70% in più di quello che è attualmente pianificato.

Emergenza reale o allarme ingiustificato? Di certo qualcosa di fondato c’è. Lo dimostra tutto il lavoro di sviluppo per il rinnovamento delle tecnologia di trasmissione dei dati a pacchetto. C’è però chi obietta che si tratti dell’ennesimo polverone sollevato dagli operatori di telecomunicazioni che sperano in questo modo di avere vita facile con i legislatori che si occupano di regolamentare il settore. E il fatto che la ricerca sia stata commissionata dall’Internet Innovation Alliance, l’alleanza che annovera fra i suoi membri colossi del calibro di At&T o Level3, già di per sé fa nascere qualche dubbio.

Per Mario Mella, Direttore Network & Systems di Fastweb, “la Rete non è ancora prossima al collasso ma è indubbio che il traffico sia in crescita continua”. “Ciò – spiega il responsabile - dipende sia dai volumi generati da servizi video tipo YouTube, sia dal ricorso sempre più massiccio al peer-to-peer”. Occorre però fare una chiara distinzione fra la saturazione sulla rete d’accesso e quella sulle dorsali internazionali. “Nel primo caso”, sottolinea Mella, “vi potranno essere problemi legati alla diffusione dei servizi a larga banda e alla quantità di banda utilizzata per singolo cliente”, ma siamo tuttavia lontani dagli scenari apocalittici visti poc’anzi. In Italia, per esempio, con l’attuale penetrazione del broadband (circa il 35% delle utenze), la rete (che è ancora quella in rame di Telecom) è perfettamente in grado di sostenere il traffico attuale. “Qualche difficoltà”, ci spiega il nostro interlocutore, “potrà nascere fra circa cinque anni, quando la diffusione dei servizi broadband supererà il 60-70%, ma a quel punto l’avanzata delle reti di nuova generazione sarà già tale da permettere un aumento della capacità di carico”.

Quanto al secondo aspetto, quello delle grandi dorsali internazionali, l’impressione è che la Rete possa reggere l’urto della crescita dei volumi nella misura in cui gli operatori riusciranno a sostenere gli investimenti per l’aggiornamento delle infrastrutture. “È evidente – ci tiene a sottolineare Mella - che un concetto come quello della Net Neutrality, ovvero di una Rete disponibile in modo illimitato a chiunque voglia portare servizi ai clienti finali, non è praticabile. Le risorse non sono infinite; pertanto la Rete potrà essere una commodity finché le risorse saranno disponibili. Dopo di che, chi vuole erogare servizi dovrà riconoscere una qualche forma di transito agli operatori, sia in funzione della priorità del traffico da immettere sulla rete, sia della qualità dei servizi offerti. Il traffico pregiato, che solitamente è quello legato ai servizi in real time, avrà priorità su tutti e quello di tipo secondario utilizzerà la banda residua”. Una sorta di pedaggio, dunque, con il quale i vari attori del Web pagheranno gli operatori in funzione del valore dei servizi offerti. Le strade di Internet potrebbero essere ancora infinite ma, forse, non più gratuite.

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