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martedì 15 gennaio 2008

Il cinema salvato dal macho (purché sia romantico).

(Piera Detassis - Panorama) Jean-Louis Coullo’ch, fisico da camallo, boxer giganti, due bretellone e nient’altro indosso, seduce la graziosa Lady Constance in Lady Chatterley. Gerard Butler in Ps: I love you si lancia in uno spiritoso striptease ancheggiando e armeggiando con le tiracche come una donna farebbe con le spalline o il reggicalze, mentre Hilary Swank dal letto lo osserva divertita e un po’ eccitata.

Traduzione: cercasi disperatamente spettatrice single metropolitana con fremiti romantico-erotici e un vago retrogusto Ghost per questa commedia completa di sesso dall’aldilà. L’annus mirabilis del nudo maschile al cinema (la definizione è di Entertainment weekly) si chiude proprio con il gesto autoironico del suo grande protagonista, Butler, che apparendo completamente nudo sotto il lucore lunare di Sparta in 300 aveva fatto scorrere fiumi di inchiostro. Grazie a quell’esibizione nature oggi l’attore è volato al 14esimo posto dello Star meter, il termometro di gradimento votato dagli utenti di internet Movie Data base.
“Tronco di pino” secondo l’immortale definizione di Luciana Littizzetto o “beefcake”, espressione che piace agli americani e si può tradurre in “bel manzo” in italiano ruspante: chiamatelo come vi pare, ma la notizia è che il maschio versione camionista è tornato di moda.
Piace di nuovo alle signore (o forse semplicemente adesso lo confessano), soprattutto piace al marketing degli studios, visto che il cinema ricorre al muscolo e al nudo maschile con frequenza sospetta. Spiegano quasi tutto le odi a Butler che inondano la rete registrando, tutte, la sorpresa nello scoprire che un film come 300, sulla carta destinato al solo pubblico maschile, è invece una gioia anche per gli occhi femminili.
La fortuna di Gerard sta nell’aver intercettato e interpretato con il suo fisico magniloquente e grezzo la noia delle ragazze nei confronti del sempre più diffuso ma esangue metrosexual che pure furoreggiava fino a poco tempo fa. Oggi si preferisce di gran lunga lo stile guardacaccia alla Lady Chatterley, come dimostra il successo della bellissima (ha vinto cinque César, gli Oscar francesi) versione francese del romanzo di David H. Lawrence diretta dalla regista Pascale Ferran, molto esplicita e che ha rilanciato in Francia l’amore boschivo e imposto l’attore Jean-Louis Coullo’ch.
Non a caso, su questi schermi, sta per tornare Rambo-Stallone che disbosca giungle e nemici con i muscoli pompati e quella faccia un po’ così, tenuta insieme dal Botox. Non per nulla dietro l’angolo ci attende la quarta avventura del maschio gentile Indiana Jones, epopea di tweed e cervello, frusta e barba, no depilation, please. Di questi tempi, non c’è dubbio, il maschio è tanto narcisista quanto primitivo e su YouTube trionfa, compulsivamente cliccata da allegre manine femminili, la leggendaria scena della lotta di Viggo Mortensen desnudo nella sauna in La promessa dell’assassino di David Cronenberg. Altro che striptease, qui il grande cinema si congiunge alla recitazione bruta del selvatico Viggo che si offre senza pudore, coperto di tatuaggi da carcerato.
L’anno appena trascorso resterà nella storia come quello del rilancio del guerriero nudo, non solo per 300, destinato a richiamare fan del fumetto, fanciulle fan del muscolo e gay fan di tutto, ma anche per Beowulf, dove furoreggiano il nudo frontale e il “lato B” dell’imponente Ray Winstone enfatizzato al computer, epifania del corpo erotico con la leggerezza tutta contemporanea del fumetto.
Al di là delle giustificazioni colte (”gli antichi lottavano nudi…”), il risultato vero è che nessuno tra gli spettatori si è sentito escluso e che le spese per l’ufficio marketing sono risultate un buon investimento. Meglio, in ogni caso, dei soldi spesi per il ritorno del western dove fior di bei ragazzi genere beefcake, da Brad Pitt a Russell Crowe, sono stati mandati allo sbaraglio perché nessuno si accontenta più di barba e fustagno, orizzonti infiniti e maschia solitudine, ma pretende un’ombra di ambiguità e spudoratezza in più.
E se devi essere un duro a tutti i costi, come Russell Crowe in American gangster, almeno devi poter contare su qualche fragilità sentimentale alle spalle, problemi con l’ex moglie, una struggente ansia da psicoanalista. Daniel Craig, il nuovo Bond, gareggia alla pari con un altro britannico, Clive Owen, ottimo rappresentante della categoria vero uomo, che in Shoot’em up (e naturalmente in tutti i siti del pianeta) mostra il suo sontuoso derrière mentre fa l’amore con la prostituta fetish Monica Bellucci e contemporaneamente spara a una dozzina di assassini.
Impresa unica e irripetibile, ma da quando il felino Richard Gere ha mostrato a tutte, nel lontano 1980, come sa vendersi e spogliarsi un uomo in American gigolo, qualcosa è cambiato per sempre. Travolti da creme e belletti, palestre e diete zona, gli uomini hanno scoperto che è bello farsi guardare, e non solo dalle donne, senza preconcetti, con gusto narcisistico. Il più moderno di tutti è, paradossalmente, il maschio perfetto da combattimento Javier Bardem, nominato ai Golden globe per il ruolo di killer psicopatico nel film dei Coen No country for old men: nonostante il corpo e la faccia da boxeur ha interpretato i ruoli più ambigui lasciando correre, senza mai smentire, le voci di una presunta omosessualità.
È stato stupratore, gay convinto, scambista estremo, innamorato pazzo di Giovanna Mezzogiorno in L’amore ai tempi del colera e, per finire, sul set di Vicky Cristina Barcelona, il film spagnolo di Woody Allen, ha sedotto Penélope Cruz. Insieme sono stati immortalati alle Maldive, lui, il maschione, rannicchiato languido contro di lei come un bebè. Ma proprio per questa sua ambivalenza già si freme a immaginare cosa potrà fare nel ruolo spudorato del film, un pittore sciupafemmine che si innamora di due turiste americane, Scarlett Joahnsson e Rebecca Hall, scatenando la furibonda gelosia della ex amante Cruz.
Sesso e scintille, raccontano le cronache, e il riscatto di un caliente erotismo all’europea contro il safe sex di Hollywood, peraltro già messo a dura prova dallo strepitoso Tony Leung protagonista di Lussuria di Ang Lee. La superstar asiatica si veste e seduce come Cary Grant, sevizia con sguardo crudele e si spoglia con la facilità di un componente dei California Dream Men.
È finita l’epoca in cui a letto lei stava tutta discinta e lui pudicamente coperto dal lenzuolo. Oggi anche i film tradizionalmente solo per maschi devono contenere un brin d’ironia e impudenza che scongeli le barriere sessuali, un motivo esplicito di attrazione per ragazze sempre più sole nelle inospitali metropoli, ma svezzate dalla spregiudicatezza di Sex & the city. E non valgono più promesse fallaci perché il passaparola su internet è ormai implacabile e, per dirne una, si sa già che, nell’impegnatissimo Vantage Point, Matthew Fox, il supersexy Jack Shepard di Lost, non si spoglierà per nulla, neppure uno scorcio di addominale a far contente signore e signorine.
E chissà se concederà qualcosa di più il roccioso ma tenero Hugh Jackman nel colossal Australia, dove lui, ruvido cowboy, seduce l’artistocratica Nicole Kidman. Aspettando con un certo languorino che si faccia buio in sala, si può intanto annunciare il ritorno dell’indomito Richard Gere che grazie ai lacrimevoli fremiti amorosi di Nicholas Spaark, autore del best-seller da cui è tratto il film Nights in Rodante, seduce Diane Lane a luci rosse, con spreco di scene bollenti e molti graditi ricordi, in tutti i sensi, per le over 50.
E In Italia? Qui le cose vanno a rilento, per via dell’educazione cattolica romana, e se proprio qualcuno deve spogliarsi si preferisce sempre che sia l’altra metà del cielo a farlo.
Ciononostante, barlumi di speranza. Dopo avere ammirato a Venezia (e dibattuto centimetro alla mano) il nudo frontale di Elio Germano in Nessuna qualità agli eroi e in attesa di sapere se davvero Nanni Moretti mostrerà qualcosa più del lecito nella discussa scena di sodomia in Caos calmo (le chiacchiere e i si dice al riguardo sono vorticosi), almeno una cosa pare certa, e cioè la seconda vita di Silvio Muccino che nel suo debutto alla regia Parlami d’amore esibisce un nuovo fisico palestrato e molto sexy, destinato a sedurre la giovane Carolina Crescentini ma anche la quarantenne Altana Sanchez-Guijon.
Muccino, italianissimo aspirante beefcake, tra una scena di sesso e l’altra scopre i rifiniti pettorali, fa cadere casualmente la camicia, si cinge i fianchi distratto con l’asciugamano. Spudorata, simpatica e dichiarata strategia di acchiappo del pubblico femminile. Che fa bene, si spera, al botteghino e, di sicuro, al ritrovato narcisismo maschile.
(Schede a cura di Elena Porcelli)

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