La rinuncia del papa a intervenire giovedì all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma diffonde una fotografia poco veritiera del nostro paese. Non è vero che l’Italia contemporanea sia afflitta da una contrapposizione guelfi-ghibellini d’altri tempi.
E’ vero semmai che qualcuno la cerca, questa contrapposizione, molti di parte clericale con l’aiuto di qualche utile idiota di parte laica.
Dopo che perfino Dario Fo aveva riconosciuto il pieno diritto di Benedetto XVI a esprimersi nell’aula magna dell’ateneo, credo che il pontefice avrebbe potuto e dovuto sopportare la presenza di una contestazione esterna, magari sgradevole e incivile, ma isolata.
Ora invece si griderà al papa censurato, tornerà in auge la leggenda della persecuzione anticattolica nel paese che più di ogni altro assegna uno spazio mediatico perfino sovradimensionato alla Chiesa. Peccato, riprende slancio la gara ipocrita degli opposti vittimismi. E Benedetto XVI incassa altresì un’attenzione al suo discorso scritto -che verrà reso noto dal Vaticano- centuplicata rispetto all’udienza che avrebbe ottenuto parlando all’università. Se fra i contestatori qualche cretino griderà vittoria, ricordiamogli che ha solo fatto un grande regalo a colui che voleva criticare.
-
Nessun commento:
Posta un commento