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martedì 15 gennaio 2008

Huckabee punta sulla fede ricordando la propria opposizione all’aborto e al matrimonio fra omosessuali per vincere in South Carolina.

Domenica in chiesa per conquistare i cristiani conservatori in vista del voto.

(La Stampa) L’ex pastore battista torna sul pulpito. Mike Huckabee va a caccia di voti fra i cristiani conservatori del South Carolina con le armi del predicatore: una chiesa da 2500 fedeli e parole che non sono quelle di un discorso elettorale, ma di un sermone.

Una domenica, quella di ieri, spesa a parlare di umiltà e fede che conduce al Signore: «Per raggiungere il paradiso non basta essere buoni, bisogna essere perfetti. Questa è la vera sfida», ha ricordato l’ex governatore dell’Arkansas dal pulpito della First Baptist North di Spartanburg. E se per Huckabee è certo che la strada verso il cielo passa dalla perfezione, è altrettanto sicuro che la via per la vittoria nelle votazioni del 19 gennaio passerà dal voto dei cristiani conservatori, che costituiscono oltre il 50% degli elettori schierati sul fronte repubblicano: Huckabee sceglie di non rivolgere nessun appello diretto alla congregazione della First Baptist, ma ci pensa il pastore Michael Hammet a incoraggiare i fedeli a votare secondo i principi che guidano la loro vita, quelli contenuti nella Bibbia. Solo poco prima di imbarcarsi sull’aereo diretto verso gli eventi elettorali del Michigan, l’ex pastore torna nei panni del candidato ed esprime fiducia nei risultati delle prossime consultazioni nel South Carolina: «Vogliamo davvero vincere qui», confida, «dire che saremmo soddisfatti di un buon piazzamento sarebbe una bugia, vogliamo vincere».

La domenica di Huckabee continua con un’apparizione pomeridiana all’Apostolic Church di Auburn Hills, nel Michigan, dove si vota martedì 15: anche in questo stato il supporto degli evangelici è fondamentale e Huckabee non perde l’occasione di corteggiarne il pensiero conservatore ricordando la propria opposizione all’aborto e al matrimonio fra omosessuali. Ma l’ex governatore conosce i pericoli di una campagna tutta giocata sulla religione: contro il rischio di essere etichettato come «il ministro battista candidato», abbandona i toni da sermone per esprimere la sua preoccupazione per la difficile situazione economica dello stato, colpito da una forte disoccupazione. E non tralascia neppure un altro tema caldo: «Penso di godere di una grande popolarità fra gli evangelici - almeno, lo spero - ma credo di poter contare anche sul supporto di molta gente che vuole che l’immigrazione sia finalmente regolamentata», ricorda Huckabee.

Per il vincitore dell’Iowa la strada è al momento in salita: i sondaggi lo danno al terzo posto dietro Mitt Romney e John McCain. Ma Huckabee non si perde d’animo: «Qualcuno è sempre con me. Il suo nome è Gesù e ha promesso di non abbandonarmi mai».

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