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venerdì 19 ottobre 2007

Cinema: Il padrino Francis.

Dal nonno appassionato di musica a tre generazioni di artisti. Un documentario ripercorre la saga dei Coppola. E il regista racconta i progetti italiani.

(Marisa Ranieri Panetta - L'Espresso) Qual è il fischio della tua famiglia?, chiede Francis Ford Coppola avvicinando gli abitanti di Bernalda (Matera). Lui conosce sin da bambino il suono con cui il nonno chiamava a raccolta figli e nipoti, ma è stata una sorpresa scoprire che nel paese lucano anche altre famiglie continuano a riconoscersi con questo richiamo. È il luogo d'origine, diventato un mito nella sua memoria: un flusso di emozioni che il regista del 'Padrino' custodisce come un tesoro fin dal primo pellegrinaggio a Bernalda, nel 1962, alla ricerca delle radici. "Mi sono sentito come Michael Corleone quando va in Sicilia e ripercorre le strade dei suoi nonni", racconta nel documentario dedicato a un'altra saga familiare italo-americana: la sua. Il filmato, titolo provvisorio 'Ritorno di luce', sarà proiettato a Roma durante la Festa del cinema. È un viaggio nella memoria, che ripercorre tre generazioni di Coppola, lungo una storia di emigrazione e musica.

È da tre anni che Michele Russo, attore-regista che ha studiato alla scuola di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, segue le tracce di questa storia familiare unica. A cominciare da Agostino Coppola, nonno paterno del regista, sulla cui figura ruota il documentario. Era appassionato di chitarra Agostino: "Seguite la vostra strada, ma non perdete mai la musica", ripeteva ai sette figli. Un genio versatile: a lui si deve la realizzazione, a New York, del 'vitaphone', il primo ingranaggio di sincronizzazione tra suono e immagini che influirà nella nascita del sonoro cinematografico.

Poi, uno dei figli di Agostino, Carmine, il padre di Francis, è diventato primo flauto nell'orchestra sinfonica di Arturo Toscanini e ha scritto la colonna sonora del 'Padrino' parte seconda conquistando l'Oscar; altri due, ancora viventi, Michele e Antonio (intervistati nel documentario), sono rispettivamente un famoso realizzatore di modelli meccanici esposti nei musei americani e un apprezzato autore di opere liriche: l'ultima, dedicata a 'Sacco e Vanzetti', è stata messa in scena in Florida due anni fa con gran successo. Poi i figli di Carmine e le loro vite intrecciate con il cinema: Francis, il regista; Agostino, scrittore e filosofo, padre di Nicolas Cage; Talia Shire, l'attrice che è stata la moglie di Stallone in 'Rocky' e Connie nella serie del 'Padrino'. E gli stessi figli di Francis Ford: Roman, regista e produttore; Sophia, vincitrice dell'Oscar per la sceneggiatura con 'Lost in Translation' e regista del recente 'Marie Antoinette'.

Tra i parenti rimasti a Bernalda c'è proprio Michele Russo con i suoi fratelli Gaetano e Riccardo (uno scultore, l'altro musicista): gli unici ad aver seguito la strada artistica. In attesa di trasformare il documentario in un progetto più ampio di docu-fiction, nella Masseria Culturale Fortificata a Metaponto stanno dando vita a una Scuola di arti visive e musicali. Francis Ford Coppola ha abbracciato l'iniziativa e ha promesso di sostenerla con la sua American Zoetrope.

Perché ora, sul corso che il nonno Agostino Coppola ha attraversato l'ultima volta nel 1904 con la licenza elementare in tasca e in procinto di imbarcarsi per gli Stati Uniti, il regista ha acquistato palazzo Margherita, che sta trasformando in un resort, concepito come casa e albergo. Quando torna in Basilicata, dice di "respirare l'aria della Magna Grecia. Qui mi sento nella mia vera casa". Descrive le persone anziane sedute lungo le vie che parlano il dialetto stretto e non nasconde la passione per i lampascioni, gli agri bulbi selvatici che paiono cipolline. Del resto, la sua residenza abituale è nell'unico angolo di California che gli ricorda il sud Italia: Napa Valley, a nord di San Francisco, dove produce vino e altri doni della terra, come pomodori e melanzane. Tutti contrassegnati dalla spiga di grano delle antiche monete ellenistiche di Metaponto. Perché, come diceva don Vito Corleone, "un uomo che dimentica la famiglia non sarà mai un vero uomo".

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