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domenica 24 agosto 2008

Presidenziali Usa Joe Biden, un cattolico per vicepresidente.

Nel passato del candidato l'ingombro di Wright e dell'islam.

(Apcom) Fra gli 'asset' che il senatore del Delaware Joe Biden porta in dote a Barack Obama come candidato vicepresidente c'è un pezzo importante dell'elettorato. Biden, 65 anni, infatti è di religione cattolica. E questo - soprattutto in un paese come gli Stati Uniti e soprattutto in una campagna elettorale in cui la religione è tra i temi caldi - può essere un punto di forza non indifferente per la corsa alla Casa Bianca.

Anche l'avversario di Obama, del resto, avrebbe scelto (ma non ancora annunciato) un vice dai forti connotati religiosi, il mormone Mitt Romney. E che la fede sia centrale nella politica così come, più in generale, nella vita pubblica d'Oltreatlantico, lo dimostra, da ultimo, il primo confronto avvenuto tra Obama e McCain. Scenario: una 'megachurch' evangelica della California. Intervistati dal pastore Rick Warren, i due candidati alla presidenza hanno discusso di politica internazionale e di peccati, di energia e di fede. Consapevoli che nelle due tornate elettorali precedenti il voto della destra cristiana ha fatto la fortuna di George W. Bush e la sfortuna dei suoi sfidanti.

La situazione, nel corso degli anni, è cambiata. La 'christian right' è meno legata alle sorti del Partito repubblicano e diversi leader 'evangelical' hanno allargato il proprio campo di attenzione, includendo, oltre ai temi tradizionali dell'aborto e dei matrimoni gay, questioni più trasversali come l'ecologia e il contrasto all'aids in Africa. Anche il profilo dei due candidati alla Casa bianca ha contribuito a sfumare ulteriormente la situazione. Il repubblicano McCain, ex episcopaliano diventato battista, ha dovuto faticare a riconquistare il favore dei protestanti e dei cattolici conservatori dopo le sue posizioni troppo tiepide e liberal espresse gli anni scorsi su temi come l'interruzione di gravidanza.

Obama, al contrario, ha un rapporto fin troppo ingombrante con la religione. Non solo è stato membro attivo di una comunità protestante afroamericana guidata dall'esuberante pastore Jeremiah Wright (noto per i suoi discorsi anti-bianchi) dal quale, come candidato alla Casa Bianca, ha preso le distanze. Le sue origini keniote e il padre musulmano, inoltre, hanno creato qualche imbarazzo al senatore democratico e hanno suscitato più di un sospetto tra quegli americani diffidenti dell'islam dopo l'11 settembre 2001.

Un vice cattolico, in questo senso, potrebbe aiutare Obama a 'controbilanciare' il suo pedigree religioso e tranquillizzare l'elettorato moderato. "Mi conforta dire il rosario e andare a messa ogni domenica", ha detto di recente Biden intervistato dal 'Christian science monitor'. Quella del vice di Obama è, in realtà, una fede tanto liberal quanto pragmatica. Roma, 23 ago. (Apcom) - In passato l'unico presidente cattolico della storia americana - John Fitzgerald Kennedy - dovette rassicurare i suoi elettori, prima del voto, di non essere al comando del Papa, e un altro cattolico, il candidato alla Casa Bianca John Kerry, ha perso le elezioni anche a causa delle frizioni con alcuni vescovi sul tema del diritto all'aborto. Ma Biden - che come vicepresidente potrebbe assumere il comando se qualcosa accadesse a Obama - sembra più incline alla mediazione, contemperando indipendenza e rispetto. "Le mie opinioni sono del tutto coerenti con la dottrina sociale della Chiesa", ha detto. "C'è chi all'interno della Chiesa dice che chi va contro uno degli insegnamenti della Chiesa, va contro alla Chiesa. Io penso che la Chiesa sia più grande".

Da parlamentare ha difeso la sentenza del 1973 con la quale la Corte suprema sancì il diritto di abortire, pur dicendosi personalmente contrario all'interruzione di gravidanza. "Non credo di avere il diritto di imporre il mio punto di vista, o quello che io considero materia di fede, al resto della società", ha spiegato nella sua autobiografia. Una posizione questa che Obama ha fatto pubblicamente propria.

Un punto di riferimento, per Biden, è il Concilio vaticano II, la grande riunione di vescovi e teologi che nei primi anni Sessanta rinnovò la Chiesa cattolica. "Sono stato tirato su in un'epoca nella quale la Chiesa era fertile di idee ed aperta alla discussione su alcuni dei suoi insegnamenti basilari", ha spiegato al 'Christian science monitor'. "Porre questioni non era criticato, era incoraggiato".

Di certo i cattolici, da un punto di vista elettorale, sono una componente importante nei calcoli degli strateghi della campagna presidenziale. Anche perché la Chiesa statunitense è profondamente cambiata in questi anni. Non sono più pionieri e immigrati, povera gente proveniente dall'Irlanda, dall'Italia o da altri Paesi europei in cerca di fortuna, i cattolici d'Oltreatlantico. Sono finiti i tempi in cui i cugini e gli zii d'America vivevano tra di loro, discriminati da una società prevalentemente 'wasp' (white, anglo-saxon and protestant, bianca, anglosassone e protestante), esclusi dalle stanze del potere. Oltre alla presidenza di Kennedy (eletto nel 1960), dai primi anni del secolo il numero di senatori e di membri del Congresso di confessione cattolica è costantemente aumentato (sino a rappresentare, oggi, un quarto del Senato ed il 29% della camera bassa), cinque giudici della Corte suprema su nove sono oggi cattolici (tra di essi, il presidente John Roberts), e la comunità cattolica Usa, che conta oltre 70 milioni di persone, si è spostata verso la 'middle class' ed è entrata appieno nella vita economica e sociale statunitense.

Sempre di più, inoltre, accanto un cattolicesimo tradizionale va crescendo la popolazione di cattolici ispanici di recente immigrazione, dalla fede più calorosa e dal tenore di vita più povero. Bacino elettorale per lo più inaccessibile al nero Barack Obama. Almeno fino ad ora.

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