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domenica 23 dicembre 2007

Alberto Stasi: «I video pedofili? Li ho visti, ma non sono un maniaco».

Il difensore: «Ricorda vagamente di aver visto cose di questo genere, ma non nei giorni del delitto».

(Giusi Fasano, ha collaborato Erika Camasso - Il Corriere della Sera) L'avviso a comparire lo ha sorpreso. «Hanno trovato immagini pedofile nella memoria del mio pc? Non lo so a cosa si riferiscono, avvocato». Poi Alberto ha scavato nei ricordi. Ha cercato di risalire a come e quando sul display del suo pc Compaq siano passati foto o filmati proibiti. E al suo legale ha spiegato che sì, a pensarci bene può anche darsi che sia successo. Roba vecchia, magari capitata dopo l'ennesimo clic sul sito sbagliato, certo non guardata da maniaco. Roba di cui non ricorda troppi dettagli ma che saprebbe di sicuro spiegare se solo capisse bene da quale percorso informatico e da quale angolo remoto della memoria del suo computer provengono quelle immagini.

RICORDA VAGAMENTE - Il professor Angelo Giarda (codifensore assieme a Giuseppe e Giulio Colli), conferma e sminuisce: «L'accusa della pedopornografia? Alberto dice che ricorda vagamente di aver visto cose di questo genere, non riferite assolutamente al giorno dell'omicidio o al giorno prima e soprattutto non con morbosità, come fa Fantozzi quando vede una donna nuda, per intenderci». L'avvocato Giarda non si spinge oltre. «Anche perché - ripete - non disponiamo della copia dei due hard disk del computer, quello esterno e quello interno. Ci difenderemo quando avremo gli strumenti per farlo. E farà così anche il nostro assistito che per ora non ha risposto al pubblico ministero ma che è pronto a farlo appena avremo i due hard disk».

IL SOLO INDAGATO - Alberto Stasi resta il solo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, la fidanzata uccisa a Garlasco il 13 di agosto. I suoi legali si dicono certi della sua innocenza e la perizia tecnica sul computer la considerano «unilaterale», «non garantita» e «nulla». Carta straccia, in sostanza, «perché l'esame del computer richiedeva la presenza del nostro perito e poi perché la procura ha convocato Alberto per contestargli l'accusa della pedopornografia usando il risultato di una perizia acquisita in un altro procedimento». E la difesa di Stasi non vuole nemmeno sentir parlare di «svolta» e di «movente legato alla pista pedofila». «Ma le pare?», si infiamma il professor Giarda. «Se anche ipotizzassimo per un istante che Chiara avesse scoperto questa cosa... ma le sembra che per questo si possa uccidere una ragazza in quel modo lì? Nel 2007?».

RESPONSABILITÀ - All'accusa sembra di sì. E anche la famiglia di Chiara, dopo le mille prudenze usate in questi quattro mesi, sembra convincersi sempre più della responsabilità di Alberto. Ieri mattina Rita e Giuseppe Poggi hanno chiesto ancora una volta il dissequestro della casa che forse sarà concesso a metà gennaio. E proprio nella villetta di via Pascoli, sempre ieri, il loro avvocato Gian Luigi Tizzoni e il perito, Marzio Capra, hanno eseguito un sopralluogo di tre ore. Motivo: fotografare il percorso di Alberto, in casa, quando ritrovò il cadavere. Hanno piazzato le suolette del suo numero di scarpe lungo la «via» indicata da lui e hanno scattato centinaia di fotografie che saranno sovrapposte a quelle che i carabinieri scattarono la mattina del delitto, quando in casa c'era molto sangue. «Dimostreremo - spiega Tizzoni - che è impossibile che Alberto sia uscito con le scarpe pulite».

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