(Maria Novella Oppo - L'Unità) Citando Celentano, potremmo dire «francamente me ne infischio» della privacy violata, se questa privacy è quella di Berlusconi. Il quale alla sua privacy ci ha rinunciato lui stesso da tempo. Ha messo in piazza corna e bicorna, sesso e processo, mamma e figli, nonché moglie e veline. È lui l’unico politico che si può definire buffone (o puffone) legalmente, perché esibisce tutto il peggio del suo repertorio in convention aziendali e programmi tv, per telefono e di persona. È lui che ha chiamato coglioni tutti gli italiani che non lo votano, mentre quelli che lo votano e lavorano in Rai li ha definiti prostitute. È lui che ha dichiarato di non leggere un libro da vent’anni, ha accusato Enzo Biagi di essere un criminale e ha parlato di Romolo e Remolo per fare bella figura con gli stranieri. Ed è sempre lui che, al momento di diventare primo ministro, pronunciò la famosa frase: «In Rai non sposterò neanche una pianta». E questo per limitarci a quello che ha pubblicamente detto, tralasciando per il momento quello che ha fatto.
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