banda http://blografando.splinder.com

lunedì 26 novembre 2007

Cittadella: Un'idea antirazzista: lo sciopero della spesa .

(Lorenzo Zamponi CartaQui EstNord) Quaranta sindaci leghisti, appoggiati dagli alleati di An e Udc, oltre ai grossi calibri del partito come Calderoli e Borghezio, hanno manifestato a Cittadella, in provincia di Padova, per sostenere il sindaco Massimo Bitonci (nella foto), l’autore dell’ordinanza «antisbandati» che proibisce la residenza nel territorio comunale a chi, straniero, non può dimostrare un reddito annuo di almeno 5 mila euro. I toni apertamente razzisti della manifestazione leghista non hanno scoraggiato il ministero dell’interno: in una nota, Giuliano Amato ha scritto che «il problema esiste e la capacità di assorbimento di alcune realtà è oggettivamente limitata». L’ordinanza Bitonci, però, viola i trattati europei sulla libera circolazione dei cittadini comunitari, ma Amato non si perde d’animo e scrive che «la soluzione del problema non può che passare attraverso l’adeguamento delle norme europee». Sabato 24 a Cittadella c’è stato un altro corteo, di segno ben diverso. Ecco com’è andata.
«Torneremo». Con questo slogan i circa 300 manifestanti riuniti sabato a Cittadella, in provincia di Padova, hanno salutato il municipio della città murata. Chiarisce il senso dello slogan l’assessore alla casa del comune di Padova Daniela Ruffini [Prc]: «Ogni volta che ci sarà una provocazione noi saremo in piazza, ogni volta che tenteranno di scatenare una guerra tra lavoratori italiani e migranti, usando i poveri come strumento di lotta politica, torneremo.» La composizione del corteo organizzato dal Cantiere della sinistra di Padova contro l’ordinanza di Bitonci, è la negazione più radicale del razzismo: una manifestazione fatta per metà di lavoratori migranti dell’Alta padovana, riuniti nella Rete del lavoro migrante ma anche attivi nei sindacati e nei partiti, e per l’altra metà di militanti di sinistra [Prc, Pdci, Sd], sindacalisti [il segretario della Fiom padovana Antonio Silvestri, il portavoce di Lavoro e società Salvatore Livorno], associazioni come Assopace e Opera Nomadi. La manifestazione di Cittadella ha mostrato soprattutto questi volti: migranti con le bandiere dei partiti, donne col velo che spiegano le proprie ragioni ai cittadellesi, sindacalisti con la pelle scura che guidano il corteo con il megafono. «Si sono appropriati della manifestazione per difendersi dalle continue aggressioni sul piano dei diritti e della cittadinanza. – evidenzia Paolo Benvegnù, di Rifondazione – È vero che questa è una zona leghista, ma ormai qui c’è anche una storia di organizzazione dei migranti.» Nuovi leader operai crescono, come Roland Minka, ghanese, segretario provinciale della Filtea-Cgil [tessili], o Boubacar Niang, della Fillea [edili]. Proprio dai loro interventi di fronte al municipio è venuta l’idea più originale e dirompente della giornata: lo sciopero della spesa. «Se non ci volete, andremo a fare la spesa in un’altra città, una città che non ci nega la residenza» hanno strillato, rivolti, più che verso Bitonci, verso la sua base elettorale.
Un’idea rilanciata da Silvano Cogo [Cgil]: «Il messaggio è che ormai sono una massa critica anche dal punto di vista economico – spiega – Perciò potrebbero benissimo decidere di servirsi solo da negozi che espongono l’adesivo ‘no al razzismo’. Tra consumatori di idee democratiche e immigrati, siamo tanti. Penso inoltre che i tempi siamo maturi per uno sciopero generale contro il razzismo.»
C’è una consapevolezza crescente delle proprie forze all’interno delle comunità migranti: «Sono marocchino, ma cittadino del mondo. – dichiara senza esitazione Aziz Ganich, operaio – Nella mia fabbrica più del 70 per cento dei lavoratori sono stranieri. Quando alla tv dicono che il Pil è cresciuto dell’1,6 per cento, è anche un po’ merito nostro». Denuncia le conseguenze perverse dell’ordinanza, Uche Nwokeji, metalmeccanico nigeriano, in Italia da 12 anni: «Per avere un lavoro serve l’idoneità all’alloggio, se non danno la residenza niente idoneità, niente lavoro e quindi niente permesso di soggiorno – spiega – Voi italiani dovete dire ai leghisti che sono razzisti. Lavoriamo per vivere, paghiamo le tasse, qual è il problema?»
Non possono passare inosservati gli sguardi sconcertati rivolti ai manifestanti da chi attraversa la piazza durante lo shopping del sabato pomeriggio. Stupore per la presenza attiva dei migranti, certo, ma anche segno di una distanza al limite dell’incomunicabilità con la sinistra che manifesta con loro. Sembra sempre più difficile fermare la reazione a catena: di fatto, una volta creato il precedente di un sindaco che chiude le frontiere, ogni amministratore che si rifiuti di farlo rischia di passare per un difensore debole dei propri cittadini.
«Questo clima pericoloso deriva dall’imbarbarimento subito dalla politica, col trionfo del populismo e dell’accanimento nei confronti delle persone meno tutelate. – commenta Alessandro Squizzato, coordinatore regionale della Federazione giovanile dei comunisti italiani – Un clima figlio della campagna d’odio contro i rumeni con cui si è presentato il Pd».

Sphere: Related Content

Nessun commento: