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lunedì 26 novembre 2007

Stati Uniti, come funziona la macchina del fango.

Barack Obama e Hillary Clinton
(Marco De Martino - Panorama) Hillary Clinton lo chiama con un soprannome affettuoso, «Wooffie», e lo prende in giro per la sua paura di volare. Ma Howard Wolfson, direttore della comunicazione della campagna elettorale di Hillary, è noto anche per la sua durezza. Chi ha lavorato con lui racconta di averlo sentito più volte ripetere una battuta del film Gli intoccabili: «Se gli altri usano un pugno, noi rispondiamo con una mazza. E se loro rispondono con un coltello, noi passiamo alla pistola».

La frase potrebbe essere lo slogan ufficiale della «war room», la stanza strategica da dove vengono elaborati gli attacchi e le difese della campagna di Hillary Clinton, la più aggressiva di tutte nell’usare la comunicazione nella corsa alla Casa Bianca. Nessun altro candidato ha un esercito più esperto nella «opposition research», anche detta «oppo», ovvero la ricerca il cui scopo è trovare i punti deboli degli avversari per poi screditarli. Per ora i detective di Hillary si stanno concentrando sul diretto concorrente, Barack Obama. Dopo avere indagato senza successo sulla sua educazione islamica, hanno appena fatto sapere di avere altro materiale esplosivo sul suo passato, che non divulgano «per senso di responsabilità». Che sia vero o no, conta poco: l’importante è insinuare il dubbio.
A poche settimane dal voto in Iowa, prima tappa delle primarie, una valanga di fango sta per abbattersi sulle presidenziali. La fabbrica del trash è articolata in siti web come Againsthillary.com, che si occupa solo di notizie negative sulla candidata in testa ai sondaggi, e in colpi bassi come quello appena messo a segno in Iowa e New Hampshire, dove gli elettori hanno ricevuto telefonate di finti sondaggisti il cui vero scopo era parlare male di Mitt Romney.
A muoversi dietro le quinte sono gli stessi personaggi oscuri che hanno lavorato durante le presidenziali nel 2004. Quelli ancora sconosciuti che hanno preparato i documenti falsi su cui è inciampato Dan Rather, anchorman della Cbs, mentre cercava di provare che George W. Bush aveva disertato la Guardia nazionale in Texas. E quelli che hanno organizzato la campagna per screditare l’impegno di John Kerry in Vietnam.
«Nessuno mi farà fare la sua fine» dice ora Obama, sottoposto agli attacchi di Hillary. Ma la verità è che a vincere sarà probabilmente la campagna che ha messo insieme il miglior gruppo di opposition research. «L’obiettivo non è tanto trovare notizie clamorose, ma costruire una storia negativa che resti appiccicata all’avversario» puntualizza Christopher Lehane, veterano che ha condotto indagini per Al Gore, John Kerry e Wesley Clark.
Secondo gli esperti, in ogni campagna si spende circa il 5 per cento del budget per ricerche sugli avversari, una percentuale equivalente a quella investita nei sondaggi. I soldati semplici dei team di investigatori sono giovanissimi che si occupano di «votes and quotes», che analizzano cioè le dichiarazioni e i voti degli avversari alla ricerca di incongruenze. Durante i dibattiti televisivi, l’esame viene svolto in tempo reale e le incongruenze vengono segnalate ai giornalisti che seguono le campagne con sms che arrivano sui loro cellulari ancora prima della fine della serata.
A dirigere gli stagisti ci sono avvocati come Barbara Comstock, che si è fatta le ossa nelle guerre repubblicane contro Bill Clinton e ora lavora per Mitt Romney: «Una campagna è come un processo» dice. «Ciò che conta è la preparazione dei documenti di base».
Ecco perché di norma il primo compito dei detective è investigare sul proprio candidato. Lo sa bene Rudolph Giuliani, che nel 2003 fece preparare un rapporto di 450 pagine sui propri problemi intitolato «Studio di vulnerabilità». Nelle intenzioni segreto, il volume è finito in mano ai giornalisti e agli operatori di altre campagne che studiano gli scheletri nell’armadio dell’ex sindaco.
In particolare quelli elencati nel capitolo intitolato «Il fattore stranezza»: dal matrimonio di Giuliani con una cugina di secondo grado al periodo trascorso in galera dal padre Harold, che riscuoteva crediti con la mazza da baseball.
I democratici indagano anche su una presunta amante che il sindaco avrebbe avuto mentre era sposato con la sua seconda moglie. E poi bisogna vedere che materiale ha in serbo Judith Regan. Questa ex dirigente di casa editrice, licenziata da Rupert Murdoch, dice di avere registrato telefonate in cui le si chiedeva di non divulgare quello che lei aveva saputo su Giuliani dal suo ex amante Bernard Kerik, il socio del sindaco di New York che sta per essere condannato per evasione fiscale.
I democratici indagano anche su un incidente d’auto in Francia in cui morì un passeggero mentre il candidato repubblicano Mitt Romney era alla guida.
Operatori vicini al Partito repubblicano intanto hanno già fatto sapere ai giornalisti che seguono la campagna di avere materiale esplosivo sulle amanti di Bill Clinton dopo la sua uscita dalla Casa Bianca, e sulla relazione tra l’ex first lady e una sua assistente.
Considerata finora un’arte riservata solo a iniziati, anche l’indagine sugli avversari subisce l’influenza di internet. Su siti come Romneyfacts.com il Partito democratico ha messo a disposizione di chiunque voglia tramutarsi in detective documenti sulla situazione finanziaria dell’ex governatore del Massachusetts, sulle donazioni alla sua campagna, sui suoi problemi con la legge.
Intanto un altro sito, Hillaryis44.com, chiede segnalazioni anche anonime sugli altri candidati. Per non parlare delle decine di filmati che appaiono su Youtube o dei siti di origine misteriosa che appaiono e scompaiono al solo scopo di diffondere disinformazione sui candidati.
«Mai nella storia così tanto materiale compromettente era stato messo a disposizione di così tante persone» riassume a Panorama James Pinkerton, che dirigeva le operazioni di opposition research per George Bush padre. «In una situazione come questa, alla fine conterà la capacità dei dirigenti delle campagne di screditare gli avversari prima che lo facciano loro».

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