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sabato 3 novembre 2007

Capotondi brutta, Vaporidis infame nella commedia che capovolge i cliché.

Esce "Come tu mi vuoi", pellicola giovanilista dell'esordiente Volfango De Biasi con i due eroi di "Notte prima degli esami": "Ma il nostro film non è un clone". La storia tra una studentessa povera, poco attraente e un coetaneo ricco e playboy ma anche il ritratto di un mondo tutto soldi e veline: "Basta col politically correct...".

(Claudia Morgoglione - La Repubblica) La formula del successo è la seguente: i due protagonisti di Notte prima degli esami, Cristiana Capotondi e Nicolas Vaporidis, finalmente in coppia, ma lontani dai cliché a cui ci hanno abituati (qui lei fa la bruttina, lui l'antitesi del bravo ragazzo); una sceneggiatura ben scritta, che, col suo criticare il nostro mondo tutto soldi e veline, concede in realtà molto al glamour e al patinato; una storia d'amore romantica che lascia un retrogusto amaro, evitando la trappola di un eccessivo lieto fine. E' con queste credenziali che la commedia Come tu mi vuoi - un po' college movie in salsa italiana un po' Grease all'amatriciana, diretta dal debuttante Volfango De Biasi - si candida a conquistare il pubblico giovanile.

Una pellicola (nelle sale dal 9 novembre) che, tra l'altro, si inserisce in un filone made in Italy diventato di nuovo vincente, negli ultimi anni. "E' vero - ammette il regista - senza il successo di Notte prima degli esami, forse non saremmo qui a parlare del mio film. Ma il nostro non è affatto un clone delle opere di Fausto Brizzi: ci accomuna solo l'essere senza né volgarità, né sciatteria produttiva".


E in effetti, se guardiamo alla trama, Come tu mi vuoi ha poco da spartire - a parte i due interpreti principali, tra i più amati dal pubblico di ragazzini - con le ormai celebri Notti. Visto che, in questo caso, la storia che si racconta (sempre ambientata a Roma) è abbastanza ambiziosa: il confronto-scontro tra una ragazza intelligente, povera e colta, ma bruttina e malvestita, e un ragazzo bello e benestante, che vive di discoteche e di rapporti mordi e fuggi con esemplari femminili fatti in serie, abitini provocanti e tette rifatte. Insomma, dal film, trapela una critica a tratti dura contro il binomio "soldi e veline" così tipico della nostra epoca.

Un messaggio che l'autore rivendica con forza. "Sono stanco del politically correct - spiega De Biasi - credo che il mondo che c'è là fuori sia abbastanza crudele, anche peggio di come appare nella pellicola. E penso che il compito della commedia, al di là dell'entertainment, sia anche quello di lasciare un gusto amaro. Di far riflettere, magari suscitando un po' di polemica".

E in effetti, di spunti per far parlare di sé il film ne offre. Sia dal lato di Giada (Capotondi), universitaria bruttina che, dopo essersi ritrovata a dare ripetizioni di economia politica al ricco, bello e vacuo Riccardo (Vaporidis), capisce che lui si vergogna di lei. E così vende l'anima e si procura, complice un'amica agghiacciante e annoiata del suo amato (Giulia Steigerwalt), un look supersexy: arrivando a rubare i soldi nella trattoria presso cui lavora come cameriera, e approfittando del suo nuovo aspetto irresistibile per convincere un docente universitario a prenderla come assistente. Dall'altro lato, appunto, Riccardo, studente perdigiorno, generosamente foraggiato da genitori assenti, che trascorre le sue giornate (e notti) con un cugino altrettanto parassita e tre ragazze belle e finte. Tra discoteche, ragazze scelte come in un parco buoi, superalcolici e cocaina.

L'amore che sboccia tra i nostri eroi, però, porta entrambi a cambiare; e così, dopo alcune inevitabili tribolazioni e infedeltà, i due finiscono per ritrovarsi... In un finale apparentemente felice, che però non fuga l'inquietudine e l'amarezza per un mondo allo sbando. Un universo in cui i ricchi sono visti come depressi e perversi, e i poveri come coloro che rivendicano la loro superiorità morale solo finché non hanno l'occasione di entrare nel cerchio dorato dei vip. Non a caso la genesi del film, come spiega il regista, è legata a un programma-simbolo di questo tipo di realtà: "Stavo vedendo alla tv Veline, con Mammuccari - racconta De Biasi - e c'erano ragazze a cui veniva chiesto di mangiare un budino, ma con le mani legate (scena rifatta nel film, ndr). E allora io, che da piccolo venivo portato da mia madre alle riunioni delle femministe, mi sono detto: 'Ma perché le donne non dicono nulla, perché accettano tutto questo'?". Un interrogativo a cui il film, che è un prodotto commerciale destinato a un pubblico giovane, ovviamente non risponde.

Ma, all'interno della confezione patinata e un po' furbetta, va detto che Come tu mi vuoi contiene altri elementi spiazzanti. Ad esempio, Vaporidis che abbandona il cliché del bravo ragazzo: "E' stato affascinante - spiega l'attore - incarnare un personaggio che, se lo incontrassi per strada, lo prenderei a pugni. La sfida è stata dargli una speranza, un'anima".

Mentre la Capotondi, grazie a due ore di trucco giornaliero, si trasforma in una classica cozza (per dirla alla romana, come nel film): "Avevo finte bolle sul volto - racconta lei - tubicini per allargare il naso, baffetti finti, e così via. Una volta, mentre giravamo a Piazza di Spagna ed ero conciata così, la gente mi ha fermato, dicendo cose tipo 'anvedi quanto è brutta la Capotondi', 'certo che il cinema fa miracoli', eccetera. E quando io alla fine, stufa, ho detto 'guardate che è il trucco', mi hanno risposto: 'E pensa se nun ce l'avevi...".

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