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sabato 3 novembre 2007

A proposito di Don Benzi: Qualcuno lo pensa, qualcuno lo scrive. Uno in meno (a don Benzi).

(Elfo bruno) Ok, ammetto che non volevo scriverne. Mi stava allegramente sul culo in vita, non sarò di certo tenero ora che è passato nel mondo dei più. Siccome tutta la politica italiana sta lì a ricordarmi quanto era fico, e siccome io penso che sia giusto ridimensionare questi eserciti di preti che mirano solo a finire nei talk show e a diventare ricchi dietro la scusa del voto di povertà, vedrò di dare una chiave di lettura un attimo in controtendenza con tutto il blablabla santificatore col quale destra e sinistra appestano le nostre orecchie su tg e media in generale. Chi era don Oreste Benzi? Innanzi tutto era un prete. Questo fa di lui una persona da cui diffidare in misura più che consistente. Poi, piaceva pure a sua santità (SS) Ratzinger, per cui la puzza di zolfo ci sta tutta. Ma andiamo per ordine. Divenuto sacerdote, decide di aiutare gli oppressi e comincia ad aprire case-famiglie e strutture per il ricovero dei diseredati. Per questa ragione fonda l'associazione Giovanni XXIII. Leggo, e cito testualmente, dal Corriere on line che oggi l'associazione «conta 200 case famiglia in Italia [...] 6 case di preghiera, 7 case di fraternità, 15 coop sociali [...] 6 centri diurni [...] 32 comunità terapeutiche, la Capanna di Betlemme per i poveri». In altre parole, se l'ICI la paghiamo cara è anche per merito suo. Ovviamente, poi, una persona che controlla tutto questo va da sé che è povera. Certo, ha fatto tanto bene per «minori e giovani in condizioni di disagio, persone con handicap, detenuti, zingari, tossicodipendenti, etilisti, senza fissa dimora, immigrati, anziani, malati di Aids, madri in difficoltà, donne costrette a prostituirsi». Peccato che nessuno tenga conto di due aspetti fondamentali: 1. era suo preciso dovere, visto che si presentava come vicario di Cristo; 2. la colpa è dello Stato che non ha ancora capito che queste dovrebbero essere a suo carico, perché questi signori qui per curare le prostitute e i malati di AIDS poi pretendono che si candidi una Binetti in parlamento. Gli ideali erano mossi da amore fraterno e spirito cristiano. Ma con solo con quelli che la pensavano come lui. Per chi non si riconosceva nello spirito della chiesa, c'era la promessa del fuoco dell'inferno. Trattamento che andava riservato a donne che abortivano - per lui abortire era come friggere il cervello a un condannato sulla sedia elettrica - coppie non sposate, fumatori di canne, gay e tutti coloro che pensano che se fai sesso prima del matrimonio stai solo esercitando i cosiddetti affaracci tuoi. A quest'ultimo proposito: era fieramente omofobico. Per cui col cavolo che mi dispiace! Chiedeteglielo a un ebreo se è umanamente provato dalla morte di un nazista o a un nero se prova umana compassione quando schiatta uno del Ku Klux Klan! In conclusione: pace all'anima sua, e che riposi in un paradiso che mandi per l'eternità le canzoncine di Radio Maria che tanto gli piacevano. Ma sinceramente, se dovessi dire che sono dispiaciuto e che, saputa la notizia, non ho avuto una sensazione liberatoria, sarei profondamente ipocrita.

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