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lunedì 1 ottobre 2007

Voglio sposarmi con il mio compagno!

(Omoios) Qualche tempo fa abbiamo intervistato Gian Mario Felicetti, autore del libro La famiglia fantasma. Gian Mario non si è fermato alla pubblicazione del libro, ma sta portando avanti altre iniziative volte al riconoscimento del matrimonio anche fra persone dello stesso sesso.
Il tuo libro La famiglia fantasma ti ha portato in giro per l'Italia. Ti va di raccontarci come sei stato accolto?

Ogni presentazione è stata una esperienza indimenticabile. Dovunque ho trovato persone attentissime, piene di interesse e di domande, ancora dopo un'ora che si parlava di argomenti impegnativi. E poi, la varietà dei miei lettori per età e stili di vita è sorprendente.
Di tanto in tanto ricevo da loro anche mail calorose ed entusiaste. A volte mi ringraziano addirittura! Questo mi stupisce veramente tanto. Ma allo stesso tempo conferma il valore dell’impegno che ho deciso di assumere da un anno a questa parte: sposarmi con il mio uomo entro 4 anni e mezzo.

E l'iniziativa continua: ora ti batti per il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Non ti sembra di esagerare un po'? Non sarebbe meglio cominciare piano piano con i PaCS (o DiCo o CUS che si chiamino)?
In Italia la legge non vieta il matrimonio tra due uomini, e anzi assurdamente lo prevede per i transessuali… In Italia si sposano i più feroci assassini, mercanti di schiavi, papponi, stupratori… perché proprio io non posso sposarmi?
Altro che esagerare: il matrimonio è la cosa più tradizionale che esista! E poi sarebbe così assurdo porsi come obiettivo quello di farsi riconoscere meno diritti degli altri!
Il vero problema, in Italia, non è che è vietato sposarsi tra uomini o tra donne: semplicemente non c’è nessuno disposto a celebrare questo tipo di unione. È un problema più amministrativo che altro. Per questo ho pensato che il nostro campo di azione non deve essere solo nelle piazze e nel parlamento. È ora che ci gestiamo i nostri diritti anche in autonomia, come liberi cittadini di fronte alle amministrazioni locali.

In questa tua battaglia stai telefonando a vari comuni chiedendo info su come sposarsi fra persone dello stesso sesso. Che reazioni hai?
Premetto che non sto muovendo una battaglia. Queste iniziative sono il mio personalissimo e mite percorso verso la meta ben precisa che ho: sposarmi entro 4 anni e mezzo.
Detto questo, fare e pubblicare le telefonate è stata un'avventura magnifica, che tutti dovrebbero provare. La reazione dei comuni è stata esaltante: la mia richiesta ha destato stupore, ma è stata presa sempre sul serio. Nessun impiegato né ufficiale con cui ho parlato ha voluto minimizzare o ridicolizzare la mia richiesta. Sono sempre comprensivi, spesso dispiaciuti, a volte addirittura materni. Sempre pronti ad osservare la legge nel redigere un documento ufficiale di rifiuto. Purtroppo devo ammettere che nei comuni ho anche riscontrato tanta ignoranza della legge, supplita da una adesione acritica ai luoghi comuni. Inoltre la regola è rimettere le responsabilità a terzi: magistrati, circolari, leggi ambigue e non più valide, parlamento, giudici... Burocrazia allo stato puro, insomma. E un omosessuale che si vuole sposare si trova davanti ad un Castello di Kafka. In ogni caso, ascoltare queste telefonate ha un effetto dirompente perché polverizza quel muro di pregiudizi sociali interiorizzati e addirittura incarniti negli stessi omosessuali. Chi ascolta queste telefonate, finalmente riesce a pensare: «Sono un cittadino e posso recarmi in comune e chiedere la pubblicazione degli atti di matrimonio». Più siamo ad agire in questo modo, più le istituzioni saranno capaci di recepire i mutamenti della società. Per questo ho pubblicato anche un breve vademecum, che guida le persone a fare le stesse telefonate che ho fatto io. Un modo in più per sollecitare tutti noi ad alzare la cornetta… il tuo comune ti aspetta!

Come mai sul tuo blog dici: "Fiero di essere italiano. Fiero di essere gay"? Fiero di essere gay, ok. Ma anche fiero di essere italiano, in quest'Italia che ci discrimina così tanto?
Tanto per cominciare il tricolore è simbolo di rivoluzione. E non nascondiamoci che in questi tempi la gente avverte la classe politica come una lobby di latenti nemici, persone di cui diffidare. Alla stregua degli Austriaci oppressori ai tempi delle Cinque Giornate di Milano, per capirci. Nessuno li ama.
Politici a parte, la bandiera italiana racchiude tanta storia di cui sento di non vergognarmi troppo. Non voglio perdere la fiducia nella mia terra, nella mia gente solo perché la gran parte dei nostri politici sono privi di ogni autorevolezza. Sono profondamente convinto che senza la condivisione delle persone in generale, della gente - in primis delle nostre famiglie di origine - ogni passo avanti per conquistare i dovuti riconoscimenti sarà cento volte più difficile.
I gay e le lesbiche hanno bisogno della solidarietà degli Italiani. Gli Italiani hanno bisogno della nostra completa emancipazione: altrimenti tutta la democrazia è in pericolo.
Gay e non gay occupano lo stesso lato della bandiera. Tutto qui.

Hai partecipato al V-day: che ne pensi di Grillo e della sua (anti)politica? Finirà tutto come finirono i girotondi?
Sicuramente il V-Day ha dato voce e speranza ad un disagio diffuso. Ed io ho partecipato con questa storia: un incubo ironico e allusivo che finisce proprio con un vaffa molto liberatorio.
Grillo come personaggio mi è sempre stato simpatico, anche se non ho mai seguito direttamente la sua iniziativa. Però devo dire che, quando ho presentato il mio libro ad Ascoli Piceno ho pensato proprio alla community di Grillo per cercare dei contatti (la mia città natale è molto bigotta): ho avuto un’impressione positiva della capacità aggregativa e costruttiva di queste community.
Considero ancora più rilevante il fatto che possono trasformarsi in liste civiche. Questa è vera politica, soprattutto quella che serve oggi all’Italia. Dal basso e secondo lo spirito della legge. L'antipolitica la fanno già i nostri parlamentari. Quella di Grillo è piuttosto una anti-antipolitica. Ma qui il discorso si fa complicato…

E con il nuoto sincronizzato come va?
SyncDifferent va alla grande. Abbiamo da poco partecipato alla nostra prima gara ufficiale: il torneo internazionale Men's Cup II che si è tenuto a Stoccolma. Hanno partecipato sei squadre da tutta Europa. I numeri dell'evento parlano chiaro: cerimonia d'apertura presieduta dal Ministro dello Sport, due sponsor di tiratura nazionale, un pubblico di 400 persone paganti.
Ma forse la cosa più interessante è che questo non era un torneo GLBT. Un modo efficacissimo per uscire dal ghetto del pregiudizio Nuoto Sincronizzato=Cose da femmine.
Ora ricominciamo con gli allenamenti aperti a tutti (basta essere maggiorenni): Lunedì e Mercoledì sera in zona San Siro. Per ulteriori informazioni visitate il nostro sito.

Un'ultima parola: i blog "gay" possono fare qualcosa per la "nostra" causa?
Ultimamente si è affermato presso molti blogger la consapevolezza di quanto sia importante "fare massa" e collaborare. Ad esempio GayToday svolge un ottimo servizio di aggregazione. Poi ci sono altri blog collaborativi come QueerWay .
Gli studi fatti sulla "topografia" del web, però, sono chiari: quanto più ci si aggrega per tematiche di interesse, tanto più ci si esclude dal resto del World Wide Web. Tengo a precisare che è una tendenza implicita nelle dinamiche della rete, un effetto collaterale e inevitabile che non è sintomo di nessuna mentalità auto ghettizzante. Ovviamente è una tendenza a cui si possono mettere ripari: in un prossimo futuro, per "contare" ancora di più in rete sarà preziosissima la capacità di creare una sorta di aggregazione 2.0, rivolta a quei circuiti di interesse non esplicitamente GLBT ma solidali o quanto meno interessati alle nostre istanze. Quando ci interfacceremo agevolmente anche al WWW "non gay" i nostri blog saranno ancora più efficaci.
Per fare un esempio, come molti di noi faccio parte dell'aggregatore Blog Laici. E ora sto contattando tutti quelli che vi aderiscono, cercando di promuovere l'ultima mia iniziativa, forse la più importante.

Di quale iniziativa si tratta?
Desidero che tutti gli italiani sappiano che io e Riccardo ci vogliamo sposare - sottolineo "vogliamo", non "desideriamo".
Ho pensato di farlo con una petizione on-line, indirizzata alle principali istituzioni italiane.
Sottoscrivendo questa petizione tutti gli italiani avranno la possibilità di sostenere la nostra causa: l’ingiustizia dei pregiudizi diventa così un modo per coinvolgere quante più persone possibili e renderli di fatto solidali alla “nostra” causa, come dicevi tu.
La mia fierezza di essere italiano viene proprio dalla convinzione che la mia voce è la voce degli Italiani. Sono convinto che è così. E voglio provarlo con questa petizione: riuscirò a dimostrare che tantissimi italiani sono dalla mia parte? Confido che la gente prenderà a cuore la nostra iniziativa: chi gode con gratitudine della democrazia non può sopportare l'idea che a due persone libere venga negato di sposarsi pur non essendo loro vietato!
Con questa petizione voglio attingere da quel pozzo (senza fondo) di solidarietà che è l'Italia e la sua gente. È una risorsa importantissima e fin troppo trascurata, al momento. Forse parliamo con estrema faciloneria di omofobia e alla fine quasi ci convinciamo che tutti ci siano contro...

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