Berlusconi ha vinto, tra pochi giorni si va a casa" Prodi annuncia la crisi.
(Il Foglio) "Berlusconi ce l'ha fatta, è finita, tra pochi giorni si va  a casa". Stavolta l'ha detto Romano Prodi in  persona. L'ha detto ieri ai promotori della manifestazione contro il protocollo  sul welfare prevista per il 20 ottobre. Quelli erano arrivati a Palazzo Chigi  per convincere (in un'ora) il premier che il loro corteo non sarà contro il  governo né contro il sindacato. E lui, Prodi, con un'allegria  quasi liberatoria, ha cordialmente annunciato che il governo da lui presieduto  non supererà novembre: "Ora non è più un'ipotesi, è una cosa certa.  Berlusconi ce l'ha fatta". Protetto da una muta ostilità verso  la maggioranza e il suo nuovo leader, Walter Veltroni,  Berlusconi avrebbe infine portato a compimento il proprio  piano: conquistare il cuore di almeno sette senatori disillusi e scontenti,  pronti a fiancheggiare la svolta isolazionista del senatore Lamberto  Dini e dei suoi due colleghi.
E' appunto a lui che  Prodi attribuisce l'inesorabilità della caduta. Perché la  settimana prossima il Senato dovrà cominciare le operazioni di voto sulla legge  finanziaria, i numeri sono quelli che sono, anzi lo erano: sarà quella della  manovra 2008, ha assicurato Prodi agli interlocutori, la pietra  tombale sul suo secondo e tribolato esperimento di governo. Sempre tranquillo,  il presidente del Consiglio ha anche intrattenuto gli ospiti sulla prospettiva  che si aprirà dopo la crisi. Nessun governo istituzionale, ha preannunciato  Prodi. Non ci sono le condizioni, non ci sono le disponibilità.  Sicché si scioglieranno le Camere. Il premier lo dà per scontato e prevede che a  gennaio - "passato il Natale" - si terranno le nuove elezioni.
Ai vertici  del Pd non tutti ne sono stati informati, e quelli che ne sono informati  preferirebbero sorvolare. Ma il fatto è che tra i costituenti appena proclamati,  peraltro dopo ben 72 ore di attesa - e sempre con l'eccezione dei collegi  Campania 1 e 2 - circa un centinaio (tra assemblea nazionale e assemblee  regionali) rischia di perdere il posto prima ancora dell'inizio dei lavori. In  compenso, un centinaio di trombati, qualora decidesse di fare ricorso, avrebbe  altissime probabilità (per non dire la certezza) di rientrare all'ultimo minuto  tra i 2.800 eletti.
Un problema non da poco, che rischierebbe oltretutto  di alimentare veleni e sospetti a non finire. Ragion per cui, al momento, sembra  che la linea prevalente nel Pd sia quella di non dire niente a nessuno, sperando  che le incolpevoli vittime non si avvedano della fregatura. Il problema riguarda  i voti non sufficienti a far scattare un seggio (i "resti") raccolti dalle  liste, computati in un complicatissimo sistema di compensazione  circoscrizionale. Talmente complicato che in 19 regioni è stato applicato in un  modo, quello (quasi certamente) sbagliato, e in una sola, la Toscana, nel modo  (quasi certamente) corretto.
Si tratterebbe insomma di stabilire chi  debba beneficiare dei seggi previsti per il "recupero" dei resti: coloro che  hanno preso più voti in assoluto (più esattamente: i primi dei non eletti nelle  liste, bloccate, che hanno preso più voti in assoluto) o coloro che hanno preso  più voti in proporzione al numero dei voti validi nel collegio? Buon senso e  regolamento - almeno secondo i toscani, che così l'hanno applicato - dicono che  la risposta corretta è la seconda. Tutti gli altri, per ora, preferiscono non  dire niente.







 My StumbleUpon Page









Nessun commento:
Posta un commento