La sentenza dell'Alta Corte di giustizia ha dato ragione a un medico, diventato donna 15 anni fa, stabilendo che l'Irlanda deve adeguarsi alla legislazione europea e a quanto stabilito dal Tribunale per i diritti dell'uomo di Strasburgo.
(online@quotidiano.net) Il dottor Foy è diventato donna 15 anni fa, a tutti gli effetti ma non per l'anagrafe irlandese che rifiuta da 10 di registrare il cambio di sesso e di nome. Ma lo Stato adesso dovrà adeguarsi: il transgender ha vinto la causa, è una sentenza dell'Alta Corte di giustizia a stabilire che l'Irlanda deve adeguarsi alla legislazione europea e a quanto stabilito dal Tribunale per i diritti dell'uomo di Strasburgo.
"E' una cosa magnifica, dopo tanto tempo", ha commentato la dottoressa Lydia Foy. Ha 60 anni, fa la dentista e ha due figlie: è stata sposata (sposato, all'epoca) per venti anni con una donna; formalmente lo è ancora, il procedimento per il divorzio è stato congelato in attesa del verdetto pronunciato oggi.
Verdetto che ha dato torto anche alla famiglia, contraria al riconoscimento della nuova identità del transgender per le possibili ripercussioni sull'eredità. Il giudice Liam McKechnie, nelle 70 pagine di motivazioni - il Dipartimento di Giustizia per il momento non commenta, spiegando di doverle leggere a fondo - riconosce "lo stress, l'umiliazione, l'imbarazzo e la perdità di dignità" derivanti a Lydia Foy dal non poter avere documenti che certifichino il suo nuovo stato. Ma soprattutto mette all'angolo l'esecutivo: ha ragione la dottoressa, in base alle leggi dell'Ue.
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