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martedì 2 ottobre 2007

Laicità, la prossima sfida della politica.

Diritti. Ormai vicina alla ripresa, l'attività parlamentare dovrà confrontarsi con le questioni spinose lasciate in sospeso: il testamento biologico, le unioni di fatto, la libertà religiosa e la legge 40. Ne parliamo con alcuni esponenti di Sinistra Democratica.

Marzia Bonacci - Aprileonline.it) Testamento biologico, unioni di fatto, libertà religiosa, ma anche la stessa procreazione medicalmente assistita, o meglio la legge 40 che la regola, appaiono fra i più importanti temi che animeranno l'attività parlamentare alla sua ormai prossima ripresa, nonché il confronto politico dopo la pausa estiva. Questioni complesse di cui abbiamo discusso con i diversi rappresenti della Sinistra Democratica, per capire gli scenari che si profileranno nei mesi a venire proprio in relazione a questi fronti caldi della dinamica politica.

Testamento biologico
I recenti casi di Pier Giorgio Welby e di Giovanni Nuvoli hanno dimostrato quanto sia necessario in questo nostro paese arrivare a stabilire per legge la possibilità di autodeterminazione del paziente rispetto alle cure mediche a cui sottoporsi o da cui essere esonerato, in particolare qualora questi venga a trovarsi nella condizione di non poter più essere in grado di intendere e di volere. Una necessità che ha però sollevato e solleva tuttora un vespaio ideologico all'interno della classe politica, che si è nutrito e si nutre di convinzioni religiose e morali; testimonianza di come il principio di laicità, che dovrebbe regolare la vita dello Stato e la sua attività normativa, non sia ancora un terreno totalmente condiviso da cui partire per poter legiferare seriamente. Nuccio Iovene, senatore e membro della Commissione Sanità di Palazzo Madama, ci ha spiegato a che punto è arrivata la discussione riguardo al testamento biologico, sottolineando come l'iter di promulgazione di una legge in materia sia ostacolato da pregiudiziali di ordine morale e religioso, che vedono protagoniste non solo le forze del centrodestra ma anche componenti interne alla maggioranza di governo, segno evidente che l'attrito maggiore nasce dalla polarizzazione di laici contro cattolici. "Ci sono diversi progetti di legge che sono stati depositati in parlamento e sono terminate le audizioni in Commissione Sanità del Senato", sostiene Iovene, "così ora siamo in attesa di avviare la discussione generale, anche se essa appare bloccata dal veto congiunto posto dai teodem e dal centrodestra". "Attualmente", prosegue, "sono dieci i ddl presentati, compreso quello avanzato dell'ala sinistra della coalizione, che si è reso necessario vista l'impossibilità di arrivare ad una proposta condivisa e unitaria da parte del centrosinistra". Su quale debba essere l'obiettivo da perseguire, Iovene spiega come esso consista semplicemente nel "ribadire l'articolo 32 della Costituzione e garantire la possibilità che il cittadino possa esprimere il suo futuro di cura, decidendo anche di venire esonerato da qualsiasi trattamento medico che si configuri come accanimento terapeutico, oltre a tutelare il diritto umano a morire in modo dignitoso".
Nonostante i vari ddl presentino alcuni punti di convergenza -come l'opposizione all'accanimento terapeutico (previsto anche dalla Costituzione), la non obbligatorietà a indicare in anticipo le cure che si desidera accettare o meno, la designazione di un fiduciario che sarà notaio e anche interprete del volere del paziente che non può più decidere, e la possibilità di modificare le volontà del testamento biologico in ogni momento- permangono alcuni elementi di attrito, che allontanano il conseguimento di una intesa. Fra tutti il tema dell'alimentazione e dell'idratazione forzata, intorno a cui ruota lo spinoso quesito: possono queste essere considerate terapie e quindi divenire oggetto della scelta testamentaria del paziente, con il riconoscimento a questi della possibilità di decidere anticipatamente di interromperle qualora dovesse configurarsi per lui una condizione di incapacità clinica di intendere e di volere? In materia i cattolici si sono detti convinti del contrario, mentre il fronte laico è incline a considerare tali pratiche mediche come vere e proprie cure, riconoscendo di conseguenza al paziente, proprio attraverso l'espressione di volontà anticipate, la possibilità di non esserne sottoposto. Altro fronte caldo è relativo al concetto stesso di accanimento terapeutico: a chi spetta decidere quando le cure sconfinano in esso? Per non parlare del difficile confronto che anima il dibattito su chi, in caso di contrarietà di giudizio fra fiduciario e medico, debba essere chiamato ad esprimere l'ultima parola. In questo caso, sono due i soggetti al vaglio della discussione e su cui ancora non si è arrivati ad una scelta condivisa: la magistratura o il comitato etico.

Unioni di fatto
La regolamentazione delle convivenze di fatto è uno dei punti del programma con cui lo schieramento del centrosinistra si è presentato alle ultime elezioni. Un obiettivo importante come ha dimostrato lo sforzo, di fatto poi naufragato, delle due ministre Pollastrini e Bindi di arrivare alla formulazione di una proposta di legge unitaria: i cosiddetti DiCo. Persisi nei meandri della attività e dello scontro politico, però, al loro posto sono subentrati i Cus (Contratto di unione solidale), presentati dal presidente della Commissione Giustizia del Senato Cesare Salvi come tentativo di arrivare ad una mediazione partendo dalle proposte giunte in commissione e dalla discussione finora svolta. Katia Zanotti ci ha spiegato in cosa consistono questi contratti di unione solidale. "Salvi ha presentato come relatore un testo base che è questo dei Cus, che appare semplificato perché toglie di mezzo le anagrafi portando tutti davanti al notaio o al giudice di pace, quindi dando riconoscimento pubblico alle convivenza", afferma Zanotti, la quale ricorda anche come il testo Salvi riesca ad "assolvere a quello che era la richiesta sottesa alla base prima dei Pacs e poi dei Dico". Secondo la deputata i Cus sono un buon punto di partenza per la discussione parlamentare perchè rappresentano "un testo meno burocratizzato che sul punto del riconoscimento pubblico non ha ambiguità, nessuna ipocrisia, come accadeva invece nei DiCo con le lettere indirizzate alle anagrafi". Sostanzialmente "è un passo avanti perché mantiene salvo il tema del riconoscimento dei diritti delle coppie conviventi". "Il testo", prosegue, "è andato in contro anche alle richieste che provenivano dall'opposizione, penso alle istanze di Alfredo Biondi, per esempio, il quale insisteva sulle unioni solidali. Di fatto, il principio è stato quello di sottolineare la responsabilità reciproca fra persone che vivono un rapporto o una convivenza di fatto". Sul futuro di questo tentativo legislativo, Zanotti si dice convinta che "se procedesse sarebbe una risposta efficace" perché, come testimonia la volontà di collaborazione dichiarata dalla stessa ministra Pollastrini, "i Cus sono una proposta di valore, dove si è applicata una semplificazione rispetto ai Dico, eccessivamente burocratici". Ma l'opposizione che ha osteggiato i DiCo potrebbe comunque lavorare per affossare anche i Cus? "Certo, coloro che hanno un pregiudizio di natura religiosa ripresenteranno la loro contrarietà, la stessa sollevata appunto verso i DiCo, anche nei confronti di questo testo. Aspetto però importante è che si potrebbe realizzare una maggiore coesione intorno a questo documento da parte della stessa componente di sinistra della maggioranza, la quale spingeva per un riconoscimento pubblico delle coppie di fatto e vedeva la mediazione dei DiCo come un pasticcio che occultava le parti più avanzate della legge, soprattutto quelle che potevano riferirsi in modo diretto alle unioni omosessuali". "Del resto", conclude la Zanotti, "anche la componente laica dell'opposizione ha criticato l'eccessiva burocratizzazione dei DiCo e potrebbe perciò convergere sul documento di Salvi che ha alleggerito l'impianto. Per tale ragione spero si arrivi ad una sintesi tra la maggioranza e il centrodestra. Certo non so se avrà i numeri e non so se accontenterà la Binetti o Bobba".

Libertà religiosa
E' in discussione in Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio un disegno di legge che garantisca la convivenza delle varie confessioni religiose presenti nel nostro Paese e al contempo l'affermazione di un corretto principio di laicità dello Stato.
Marisa Nicchi, deputata e membro della Commissione, ci spiega a che punto è arrivato il confronto sul tema, ma soprattutto che tipo di discussione si è andata sollevando e quale dovrebbe essere lo scopo di questo intervento normativo. "Il pdl Zaccaria sintetizza una serie di iniziative di disegni di legge ribadendo il grande tema della libertà e del pluralismo religioso nell'ambito delle norme costituzionali che riguardano questa materia. Chiaramente" prosegue Nicchi "le destre cercano di osteggiarlo in tutti i modi: soprattutto la Lega si distingue per questo tentativo di ostruzionismo che nasce dal desiderio di criminalizzare l'Islam". Alla base del pdl, ci spiega, esiste naturalmente anche la necessità di ribadire "il principio della laicità, come base per poter affermare pluralismo e libertà di tutti i culti, rispettando anche le normative europee. Affermare e riconoscere gli ambiti in cui si può esplicare l'autonomia della religione è infatti un mezzo per poter evitare anche le derive fondamentaliste". "Proprio con questo scopo", afferma la deputata, "abbiamo presentato degli emendamenti che riguardano il rapporto tra le derive fondamentaliste e il corpo femminile, insistendo sull'importanza di riconoscere come limite all'autonomia di un culto il rispetto dei diritti inviolabili, dell'integrità psico-fisica, dell'autodeterminazione femminile. Questi principi, questi diritti sono ciò che viene prima di qualsiasi ambito di libertà religiosa". La possibilità di incassare un successo, arrivando a confezionare una norma in materia, appare però alla Nicchi piuttosto difficile: "sono molto pessimista perché l'ostruzione è forte", sostiene, aggiungendo allo stesso tempo come il pdl sulla libertà religiosa rappresenta "uno dei temi scottanti delle società multiculturali e multireligiose che deve essere comunque governato".

Legge 40
Dopo il referendum del giugno 2005 e l'approvazione della legge 40, il tema della fecondazione medicalmente assistita è stato considerato superato e su di esso, almeno ufficialmente, sembra essere calato il silenzio. Se non fosse, ci ricorda Katia Zanotti, deputata e membro della Commissione Affari Sociali, che quella stessa legge ha recentemente dimostrato la sua fallacità: "la relazione al Parlamento del ministro della Salute Livia Turco sulla legge relativa alla fecondazione medicalmente assistita", spiega la deputata, "comprova la nefandezza di quella norma visto che fotografa una diminuzione delle gravidanze di circa 4% e l'aumento del turismo procreativo, soprattutto per coppie infertili o sterili che devono ricorrere alla inseminazione eterologa e che per questo viaggiano verso l'estero, dove essa non è proibita". "Questi dati", prosegue, "basterebbero a motivare una revisione di quel testo, fondato su un pregiudizio religioso che considera l'embrione una persona e per tanto inviolabile". Eppure la prudenza appare l'asse intorno a cui si muove l'intera politica, visto che, continua Zanotti, "la stessa Turco ha sostenuto la necessità di non toccare l'impianto della legge e ha parlato dell'importanza della relazione quasi personale che la lega alla senatrice Binetti, da cui dice di aver imparato molto sul piano umano". Nonostante il contesto politico non sia favorevole perché permeato da troppi pregiudizi morali e ideologici, la deputata di Sd ci ricorda come "il Consiglio Superiore di Sanità ha prodotto recentemente una sua valutazione circa l'aggiornamento delle linee guida mediche, e per questo stiamo lavorando come parlamentari a sollecitare l'intervento in Commissione Affari Sociali della Turco proprio su queste stesse linee per poter capire se si possa in qualche modo arrivare almeno ad attenuare la rigidità della legge 40". Sulla possibilità di portare a casa un risultato positivo, però, la deputata si dice tutt'altro che ottimista, anche se non arretra dalla convinzione che una battaglia è ancora necessaria: "le condizioni politiche sono molto restrittive e non lasciano sperare in una accelerazione sul fronte della laicità, ma nonostante questo siamo intenzionate a rilanciare una iniziativa unitaria fra politica, associazionismo, mondo scientifico per poter rispondere ad una delle più sentite necessità del paese".

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