(Lampi di pensiero blog) Arcigay Roma e il Circolo Mario Mieli spesso si punzecchiano. Alle volte gli danno di fioretto, altre di sciabola. Mi è sembrato di vedere anche una catapulta all’orizzonte, ma fu tanto tempo fa e non accadde nulla.
Negli ultimi tempi, sono tornati alle armi. Causa una lite giudiziale su un servizio telefonico di aiuto sostenuto da fondi pubblici assegnati con una gara d’appalto. Non entro nel merito della corrispondenza che ricevo su questo tema, dato che, trattandosi di una lite giudiziale fra enti e non fra persone, se la possono sbrigare dove e come d’uso, senza necessariamente litigare anche in pubblico, con tanto di interventi di Presidenti nazionali (per chi ce li ha) e di politici di sfondo, dal fare omertoso (eufmismo).
C’è però da sottolineare l’uscita fuori tempo dell’Arcigay di Roma, che intervenendo pubblicamente sul proprio sito, a firma di Fabrizio Marrazzo, suo presidente, afferma che l’unità del movimento non si mette in discussione e che si costruisce solo collaborando in maniera seria e solidale, confrontandosi e non accanendosi sulle sfumature e sulle strategie. E suggerisce di costruire un forum di confronto permanente delle associazioni romane, un luogo dove condurre il confronto in maniera libera e civile e da cui possano anche nascere sinergie per nuove attività e nuove iniziative.
Forse, gioverebbe ricordare al predetto, che da tempo si sta cercando di trovare, con tutte le associazioni d’ITALIA, il modo di incontrarsi e individuare insieme proprio quell’unità di intenti che sembra coagularsi solo una volta all’anno, destituendo di fatto di ogni credibilità le rivendicazioni della comunità GLBT.
Povera cosa sarebbe costruire un forum romano, che non potrebbe che avere una visione miope, povera e limitata ed a sua volta ottenere una visibilità ed un’autorevolezza ancora più ridotte.
Purtroppo, sebbene le parole siano contrarie, i fatti dicono il contrario: da mesi si discute nella comunità di organizzare una nuova riunione plenaria di avvio per realizzare un costante coordinamento delle iniziative e costruire una forza unitaria ed unita. Dopo settimane di interlocutorie, siamo ancora lontani dal decidere sia la data che la sede, segno evidente che non c’è alcuna volontà condivisa di arrivare ad un risultato su questo terreno. E questo continua a confermare le mie posizioni sull’inesistenza di una comunità GLBTQ. Ma sto anche cominciando a dubitare dell’esistenza di un movimento GLBTQ in Italia, che oggi, è lo specchio fedele di una politica in piena crisi, incapace di dialogare con i cittadini dei quali dovrebbe curare gli interessi.
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