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martedì 2 ottobre 2007

Il teatro antico tra prostituti, travestiti e infami.

(Queerblog) Abbiamo scelto il marmoreo fondoschiena di questo acrobata di colore, scultura in marmo bianco di età imperiale proveniente dall’area archeologica di Villa Patrizi a Roma, per presentarvi la mostra “In scaena. Il teatro di Roma antica”,
al
Colosseo dal 3 ottobre al 17 febbraio 2008.

Un mondo, quello del teatro, i cui lavoratori erano marchiati dal peso dell’infamia, concetto che originariamente desigava le categorie a cui non era concesso il diritto di parola nelle assemblee pubbliche e a cui quindi era interdetto il curus honorum. Infamia che colpiva irrimediabilmente le donne, per le quali era massimamente disdicevole lavorare nel mondo dello spettacolo (divieto in vigore fino all’Inghilterra del Seicento). Quello dell’attore era un mestiere esclusivamente maschile: gli uomini si travestivano da donne, a Roma come precedentemente in Grecia, per impersonare ruoli femminili. Lo dimostra la statuaria, che ritrae attori con maschera e abiti femminili, con il ‘pacco’ in evidenza tra le pieghe della veste.

La donna che sceglieva il mestiere dello spettacolo veniva considerata una prostituta (spesso lo diventava) e perdeva di dignità agli occhi della società. Allo stesso modo prestavano il proprio corpo come prostituti anche gli attori. Una curiosità: la parola fornicare deriva proprio dai fornici, dalle arcate che reggono teatri, circhi e anfiteatri. Sotto di esse infatti prostitute e prostitui esercitavano la loro professione, coprendo l’ingresso con una tenda e esponendo fuori il tariffario delle prestazioni.


(Artsblog) Se gli amici di queerblog sottolineano l’aspetto sociale e di costume del mondo dello spettacolo nell’antichità, noi vorremmo spendere qualche parola su alcune dei bei reperti in mostra. In primis è degno di menzione il grande Vaso di Promos, da Ruvo di Puglia, riccamente istoriato. Sempre sul fronte della pittura vascolare, si segnala la delicatissima rappresentazione di funambola su un vasetto proveniente da Taranto, che ci restituisce la grazia del movimento grazie a una veste di seta che si gonfia. Ancora belle testimonianze pittoriche: l’Apollo citaredo dalla cromia vivace, affresco augusteo dal Palatino, e le saporite scenette teatrali da Pompei.

Notevoli le testimonianze scultoree: quattro grandi mascheroni domizianei che servivano come ornamento architettonico, un grande monumento sepolcrale ornato da un bassorilievo di danzatrici dalla via Prenestina e poi piccoli bronzi e terracotte, che raccontano la sapienza dei gesti e la perizia del mestiere di antichi attori, mimi, giocolieri, acrobati e musicanti.

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