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venerdì 1 febbraio 2008

Unioni civili a Genova. La Bindi frena: "Ci pensi lo stato".

Regione, lite tra il diniano Monteleone e Costa (Pd). Gasparri: nel capoluogo ligure ci sono altre priorità.

(Silvia Neonato - Il secolo XIX) Non vuole pronunciarsi Lamberto Dini, leader di Ld ieri impegnato con Franco Marini nella ricerca di un accordo sul futuro governo: del resto è un tema di cui non si è mai occupato. Sarà per la prossima volta, per ora non supporta le dichiarazioni di Rosario Monteleone, ex Margherita e ora suo referente ligure per il partito dei liberal democratici. Monteleone ha speso parole favorevoli al progetto allo studio del Comune di Genova di istituire un'anagrafe per le coppie di fatto e ha criticato "l'ipocrisia" del vicepresidente della Giunta regionale Massimiliano Costa (Margherita). «Lo giudico un ipocrita e un falso moralista, un anno e mezzo fa , prima delle elezioni politiche, ha posto lui la questione facendo approvare un testo che riconosce i diritti alle coppie di fatto», ha spiegato Monteleone.

Neppure Francesco Rutelli è reperibile, inutile insistere. Rosy Bindi non si sottrae, invece, al dibattito che si è scatenato sul caso Genova. Bindi ribadisce una posizione già tenuta a Roma, quando il Comune guidato da Veltroni, ha di fatto bocciato la proposta di creare un registro delle coppie di fatto avanzata da Rifondazione, Rosa nel Pugno e Sinistra democratica. Secondo il ministro della Famiglia Bindi (firmataria con Barbara Pollastrini anche della proposta di legge sui Dico, poi bocciata) occorre che «i Comuni non procedano in ordine sparso». Coerente con l'impegno profuso nel voler regolamentare le coppie di fatto (dette Dico, poi Pacs e infine Cus), l'esponente della Margherita dice che è«indispensabile una legge nazionale che consenta finalmente ai Comuni di lavorare con maggiore efficacia giuridica». Sono proposte sacrosante, insomma, e l'anagrafe delle coppie di fatto ha un grande valore simbolico (il che non è poco), ma senza una legge accade che poi la coppia non abbia alcun effettivo diritto.

Intanto la Giunta comunale di Genova è corsa ai ripari: dopo aver compreso che il certificato per le unioni di fatto non avrebbe avuto un riconoscimento politico di tutti gli alleati della maggioranza, ha corretto il tiro. Invece del certificato il Comune potrebbe autorizzate l'emissione di un attestato di convivenza, poco più di un'autocertificazione il cui valore legale è nullo.

Chi non ha dubbi è l'esponente di Alleanza Nazionale Maurizio Gasparri. «Una proposta sbagliata fatta fuori tempo», dice Gasparri commentando proprio il dibattito circa la possibilità di istituire un registro anagrafico delle coppie di fatto nel Comune del capoluogo ligure. Dibattito che sta creando forti scontri anche nel Pd ligure.

«Ritengo che sia una proposta che creerà solo lacerazioni nel loro fronte, come è stata di impaccio, causa non secondaria delle difficoltà di Prodi - ha proseguito Gasparri, ieri a Genova per presentare il suo libro "Il cuore a destra" - Credo che potrà essere causa di impaccio, politicamente parlando, per il Comune, che penso abbia altre priorità da affrontare».

Secondo Gasparri la proposta è«sbagliata perché in contrasto con principi laici della Costituzione che vedono la famiglia come un'unione tra un uomo e una donna. Siamo cattolici e quindi crediamo anche ad un principio tradizionale della famiglia - ha aggiunto - ma basta fare riferimento a testi assolutamente laici come la Costituzione voluta anche da Togliatti. Aveva ragione il cardinal Bertone che diceva che era meglio Togliatti di quelli di oggi. Quando arrivarono di fronte ad alcune cose, i comunisti del dopoguerra si fermarono».

La Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani apprezza, invece, «l'apertura del dibattito in merito all'istituzione di un registro anagrafico delle coppie di fatto». E si augura che «si apra una discussione seria e costruttiva e che anche Genova possa essere un esempio per tutto il paese».

«Riteniamo - si legge in una nota - che questo sia uno strumento utile che va incontro alle esigenze di tanti giovani e non, che scelgono la convivenza come scelta di vita e che oggi non si sentono adeguatamente tutelati dalle istituzioni, come invece avviene nella maggior parte dei Paesi europei».

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