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venerdì 1 febbraio 2008

Non c'è pace nel Pd. Spaccatura a Genova sul registro delle coppie di fatto.

La sindaco Marta Vincenzi: sarà solo un segnale per eliminare sofferenze. Il Pd Costa: è solo una sparata ideologica.

(Eduardo Di Blasi - L'Unità) La possibilità che anche Genova accolga l’anagrafe delle coppie di fatto sul modello di quella nata a Padova, pur non essendo ancora all’ordine del giorno del consiglio comunale, ha provocato uno scossone tra le fila del Pd ligure. È bastata la proposta, lanciata tre giorni fa in conferenza stampa dal consigliere comunale dei Verdi Luca Dall’Orto, dalla presidente della commissione comunale Pari Opportunità Michela Tassistro (Pd) e da Alessandro Zan, consigliere comunale a Padova, e l’auspicio della sindaco Marta Vincenzi (nella foto) a discuterne in Consiglio, a provocare la reazione del vicepresidente della Liguria Massimiliano Costa, esponente del Pd di provenienza Dl (che la bollava come «una sparata dal sapore ideologico, senza nessun fondamento giuridico né vantaggio per i cittadini»). Fatto sta che nella giornata di oggi, in un’altra conferenza stampa, il gruppo del Pd presenterà la propria proposta e non parla dell’anagrafe sulle coppie di fatto. Simone Farello, 33 anni, capogruppo Pd a Palazzo Tursi, la chiama però «l’anagrafe dei diritti». E spiega come nell’impostazione data alla questione ci sia ben poco di ideologico e molto di realtà concreta: «Quello che il Comune deve fare è fornire servizi ai propri cittadini, secondo i servizi che questi richiedono, indipendentemente dalla forma che hanno deciso di dare alla loro affettività. Il problema è che noi non la conosciamo questa realtà. Per questo l’anagrafe va fatta in base a quello che è la realtà: le persone ci devono dire di cosa hanno bisogno. E quali ritengano siano i loro diritti. A quei diritti noi dobbiamo dare risposte. Punto». Una sorta di «mappatura della domanda», che, dal punto di vista amministrativo, supera il concetto di «stato di famiglia». Spiega Farello: «Lo stato di famiglia di uno che è separato, e Genova è la città con più divorzi in Italia, mi dice che quello è separato, ma non mi dice che magari quel genitore separato per tenere il figlio nei periodi che gli spettano, deve avere un appartamento di un certo tipo, e magari in graduatoria è trecentesimo dietro ai nuclei familiari numerosi. Il problema è che noi oggi non abbiamo strumenti per tracciare quel bisogno e quel diritto. Per noi quello è un single». La mappatura, non senza qualche ulteriore discussione, dovrebbe essere anche alle convivenze omosessuali (che richiedono diritti specifici come gli anziani soli, le coppie eterosessuali, i single...). Quello che Farello rimpiange è che all’interno del gruppo del Pd, in questo frangente «chi ha sollevato questa problematica non ha fatto nessun confronto collettivo». Afferma: «Rimpiango tanto le sezioni di partito e gli scout che ti insegnavano che le posizioni politiche devono essere condivise prima che essere affermate. Io credo, ad esempio, che noi dovremo ripartire dal punto di mediazione che il Pd aveva trovato con i Dico». Sullo stesso piano Victor Rasetto, giovane segretario provinciale del Pd, che, alle prese con un partito ancora diviso per provenienza, avvisa: «Noi non dobbiamo decidere se per noi una data legge sia giusta o ingiusta, ma se sia legittima o meno. Ed è questo, adesso, che manca».

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