(Panorama) Almeno sei o sette alberghi dalle cinque stelle in su. Un centro congressi di ultima generazione dotato di ogni comfort per accogliere il G8 del prossimo anno. La trasformazione dell’Arsenale della Marina militare italiana in un grande cantiere nautico di manutenzione per traghetti e mega yacht. E ancora un casinò stile Montecarlo e tutto ciò che serve per accontentare la clientela più raffinata. Euro e dollari come se piovesse. Infine un taglio netto alla disoccupazione (oltre il 16 per cento della popolazione).
Nella mente del presidente della Sardegna, Renato Soru, e degli amministratori locali, dovrebbe essere questo il futuro dell’arcipelago della Maddalena dopo la partenza dei militari americani il prossimo 29 febbraio. Oggi, intanto, c’è la cerimonia di addio ufficiale e la chiusura, dopo oltre trent’anni, del Naval Support Activity, il supporto logistico che organizza le attività militari. Peccato, spiega Salvatore Cicu, deputato di Forza Italia ed ex sottosegretario alla Difesa, che tutti i progetti siano rimasti sulla carta: “Al momento c’è solo un accordo politico. L’Avvocatura dello Stato, infatti, non ha ancora deciso sulla destinazione dei beni dismessi dal demanio militare. L’Agenzia del demanio - spiega Cicu - deve dare l’ok al passaggio dei terreni dallo Stato alla Regione. E poi c’è il Parco che rivendica gli stessi diritti e si è messo di traverso ai programmi di Soru”. Ma il governatore alla fine dello scorso anno aveva precisato: “Il ministro della Difesa Arturo Parisi sta comunque trasferendo alla Regione i beni dismessi. Mi sembra perciò evidente che si segua quanto disposto dall’articolo 14 del nostro Statuto“.
Il sindaco della Maddalena, Angelo Comiti, dice invece che le gare d’appalto ci sono state e che gran parte dei progetti stanno già diventando realtà. Per ora l’unica cosa certa sono i trenta milioni di euro messi a disposizione dalla Finanziaria. Salvatore Sanna, consigliere comunale, spiega però che quei soldi “saranno utilizzati solo per abbellire e attrezzare le aree limitrofe all’arcipelago”. Restano poi altri 130 milioni di euro messi a disposizione di Guido Bertolaso, commissario del G8, che però non sono ancora arrivati. “Solo 100mila euro -dice Cicu - per la sala congressi nella zona rossa”. Sanna, uno dei più accesi sostenitori della costruzione del casinò, spiega che la Maddalena, considerate le caratteristiche del territorio, può ospitare solo pochi turisti e per questo necessita di strutture extra lusso.
Tra i vari investitori c’è l’onnipresente Aga Khan, l’inventore della Costa Smeralda, Tom Barrak, proprietario del patrimonio immobilare di Porto Cervo e dintorni. Ma anche Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, intenzionato ad organizzare alla Maddalena la Coppa America. Tra gli investori italiani c’è Salvatore Ligresti (pronto anche lui a fare un cinque stelle) già propietario del Tanka Village a Villasimius (Cagliari) e di 134 villette nell’arcipelago, per un totale di 60.000 metri cubi residenziali, dove alloggiavano i militari americani. Infine c’è la famiglia Serra, un tempo proprietaria dell’intera isola di Santo Stefano, oggi in società con Vela Marina. “Anche noi - dice Pasqualino Serra - stiamo per costruire un hotel lussuoso (commissionato alla Geogramma Spa, ndr). Anche perché l’amministrazione comunale ci ha detto che sotto le cinque stelle non potevamo scendere”. In tutto il sindaco Comiti stima che nei prossimi anni il business sarà di almeno 400 milioni tra pubblico e privato (ma potrebbero essere molti di più). E per gli oltre duemila dissoccupati della Maddalena arriveranno mille posti di lavoro. Almeno, confessa uno di loro, “questo è quello che ci hanno promesso. Speriamo che il G8 ci porti fortuna come dicono”.
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