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giovedì 13 dicembre 2007

L'ecologismo del Papa «Prima viene l'uomo e poi l'ambiente».

(Caterina Maniaci - Libero) «Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi» in quanto «le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi».
Papa Ratzinger stigmatizza l'ecologismo e l'ambientalismo a oltranza e ricorda qual è il posto nella prospettiva cristiana che la natura deve avere, senza ideologismi. Lo fa in uno dei passaggi centrali del messaggio per la Giornata mondiale della pace - che si celebra il primo gennaio - diffuso ieri dal Vaticano. Il testo, intitolato "Famiglia umana comunità di pace", affronta le grandi e urgenti questioni, come quella ambientale, con uno sguardo attento rivolto al problema del divario fra Paesi ricchi e sottosviluppati, al tema delle risorse energetiche, al rischio che il tema ecologico cada, appunto, nell'ideolo gia. Il Pontefice poi lancia l'allarme sulla corsa al riarmo nucleare e insiste - il discorso si apre proprio con questo riferimento - sulla tutela della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, primo principio della pace.
Ma la novità più consistente è la trattazione della questione ambientale. «La famiglia», si legge nel messaggio, «ha bisogno di una casa. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l'ambien te che Dio ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità. Dobbiamo aver cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato». E dunque non vanno «dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato».
Sull'ambiente Benedetto XVI chiede alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità e di non rimandare le decisioni. Ciò va fatto «con prudenza», con un impegno collettivo e «senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate». Il Papa denuncia con forza: occorre rivedere gli standard di consumo dei Paesi più industrializzati e investire in fonti di energia differenziate, senza costringere i Paesi più poveri «a svendere le risorse energetiche in loro possesso». A volte, «la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato, che appaiono chiaramente umilianti». Ratzinger applica i criteri della famiglia quale nucleo centrale delle relazioni sociali ai rapporti tra le nazioni. E torna a criticare gli organismi internazionali. In particolare, secondo Benedetto XVI, «gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici». Un forte appello per «lo smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti» è poi lanciato dal Papa con un riferimento anche al contenzioso aperto tra Usa e Iran, come ha chiosato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che, insieme a monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario dello stesso dicastero, ha presentato il messaggio pontificio. Insomma, un grande discorso di denuncia e speranza. Ma la maggior parte dei commenti si sono fermati alla solita "denuncia" della presunta "omofobia" della Santa Sede perché - incredibile si ostina a difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

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