Fulcro dei discorsi del Papa ai neo ambasciatori di Thailandia, Namibia e Ghana.
(Roberta Sciamplicotti - Zenit.org)La lotta contro il flagello dell'Aids, che affligge Paesi di ogni continente, è stata al centro dei discorsi rivolti questo giovedì da Benedetto XVI ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede in occasione della presentazione delle loro lettere credenziali.
Il Papa ha parlato della pandemia che da ormai più di vent'anni semina morte in tutto il mondo ricevendo i rappresentanti di Thailandia, Namibia e Ghana nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano.
La piaga dell'Aids, così come quella della prostituzione e del traffico di donne e bambini, suscitano “particolare preoccupazione” nella Chiesa, ha spiegato il Pontefice rivolgendosi all'ambasciatore della Thailandia, Chaiyong Satjipanon.
Il fattore principale alla base di questi fenomeni, ha denunciato, è “senza dubbio la povertà”, che la Chiesa “affronta costantemente”.
Il declino dei valori morali, “alimentato dalla banalizzazione della sessualità nei media e nell'industria dell'intrattenimento, porta al degrado delle donne e anche all'abuso dei bambini”.
“La complessità di questo terribile sfruttamento umano richiede una risposta internazionale concertata”.
A questo proposito, il Papa ha lodato “il crescente impegno della Thailandia in vari protocolli e convenzioni internazionali volti a combattere lo sfruttamento sessuale e il traffico”.
Questa cooperazione internazionale, unita a una decisa volontà politica interna di affrontare la corruzione e l'impunità che favoriscono tali crimini, porterà a una svolta di speranza e dignità per tutte le persone coinvolte.
In questo sforzo, Benedetto XVI assicura il “massimo sostegno morale e la massima assistenza pratica da parte della Chiesa”.
Il flagello dell'Aids è stato anche al centro del discorso papale all'ambasciatore della Namibia, Peter Hitjitevi Katjavivi.
Per garantire un futuro alla Nazione africana, ha affermato il Vescovo di Roma, c'è un “urgente bisogno di porre fine alla problematica diffusione delle malattie infettive”.
Di fronte al numero “particolarmente allarmante” di persone contagiate dall'Hiv/Aids nell'Africa meridionale, il Pontefice assicura alla popolazione della Namibia che “la Chiesa continuerà ad assistere quanti soffrono per l'Aids e a sostenere le loro famiglie”.
Il contributo della Chiesa per perseguire lo sradicamento della malattia dalla società “non può non trarre ispirazione dal concetto cristiano di amore e sessualità”, ha osservato.
La comprensione del matrimonio come “totale, reciproca ed esclusiva comunione d'amore tra un uomo e una donna non solo concorda con il piano del Creatore, ma promuove i comportamenti più efficaci per prevenire la trasmissione sessuale delle malattie”: “l'astinenza prima del matrimonio e la fedeltà all'interno del vincolo matrimoniale”.
E' per questo motivo, ha spiegato il Santo Padre, che “la Chiesa dedica non meno energia all'educazione e alla catechesi di quanta ne dedica all'assistenza sanitaria e alle opere di misericordia”.
Gli standard di vita e le condizioni sanitarie di ampi segmenti della popolazione richiedono “continua attenzione” anche in Gambia, ha detto il Papa rivolgendosi alla nuova ambasciatrice del Paese africano, la signora Elizabeth Ya Eli Harding.
Anche in questo Paese, ha constatato, “la lotta contro l'Aids deve continuare sul fronte medico e soprattutto educativo”.
La “condotta sessuale promiscua” è una causa essenziale di molte “malattie morali e fisiche” e deve essere superata “promuovendo una cultura di fedeltà matrimoniale e integrità morale”.
Benedetto XVI ha anche ricordato il problema dello sfollamento di popolazioni e dell'afflusso di rifugiati, “in cerca di libertà dalle tante miserie generate dai conflitti armati”.
Il Papa si è quindi detto consapevole delle difficoltà inerenti a questo “problema pressante che grava sulle risorse disponibili” e ha incoraggiato “i popoli e le istituzioni, pubbliche e private, che offrono il loro servizio ai bisognosi”.
“Allo stesso tempo – ha concluso –, faccio appello alla comunità internazionale perché abbia un ruolo generoso nel sostenere questo compito umanitario”.
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