(Agenzia Radicale) Il Corriere della Sera del 12 dicembre 2007 ha pubblicato un' intervista con la senatrice diellina e opusdeista Paola Binetti che preannuncia che in caso di altri voti coinvolgenti i temi etici ella non sarà isolata, ma sarà la punta di un'area cattolica ben più numerosa. "In Senato 10,100,1000 come me" ha titolato il quotidiano. E sempre Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, nel corso della sua rassegna stampa ha commentato "Oh la Binetti come un po' Che Guevara che invocava 10 100 1000 Vietnam".
Nel corso dell'intervista la Binetti dichiara la sua simpatia per coloro che omosex sono tra i protagonisti della filiera della moda in Italia. Al di là della posizione della senatrice Binetti sarà opportuno richiamare alcuni punti assodati su Opus Dei e condizione omosex.
Diversi anni orsono una ex dirigente numeraria spagnola Maria Angustias Moreno, autrice di un libro che negli anni Ottanta iniziava a raccontare la rete opusdeista dall'interno, fu costretta a difendersi in tribunale dal rilievo di essere ‘'lesbica'' formulata da un sacerdote dell' Opus Dei. La Moreno aiutata da Carmen Tapia, per 25 anni componente dello staff di segreteria del fondatore dell' Opus Dei, ha vinto la causa nelle aule di giustizia. Tuttavia ha pagato con l'esclusione dalla lista dei testimoni nella causa di beatificazione di mons. Josemaria Escriva' de Balaguer, giunto alla gloria degli altari nel 1992, sotto papa Wojtyla.
Venendo alla realtà italiana, Elena Longo, una ex dirigente numeraria di alto livello, ha pubblicato una sua ‘'memoria'' basata su documenti interni all'Opus Dei. Essi consentono di affermare che per scoraggiare le ‘'amicizie particolari‘' tra donne iscritte all'Opus Dei sono previsti tutta una serie di controlli, compreso quello sulla corrispondenza privata.
Analoghe procedure sono ipotizzabili per i ‘'numerari‘' uomini. La simpatia della Binetti per leaders economici e creativi omosex appare molto strumentale. Se si considera che psicologi e psichiatri vicini all'Opus Dei da tempo hanno attivato corsi di ‘'rieducazione‘' per ricondurre l'omosessuale alla condizine ‘'normale‘'. Entrare sulla qualità anche in termini strettamente terapeutici di tali corsi richiederebbe da solo un volume molto documentato.
Altro elemento da non trascurare è che da alcuni anni periodici fiancheggiatori dell' Opus Dei in Italia e non, hanno auspicato il ritorno all'insegnamento nelle scuole dell'obbligo a sessi separati, le femminucce per conto loro e i maschietti tutti separati, perché secondo alcune sperimentazioni in terra americana il rendimento finale sarebbe, in termini di profitto scolastico, più alto.
Il sospetto è che tale approccio pedagogico serva nei fatti a rendere più facile il reclutamento nella fase finale di numerari e numerarie che si consacrano, in maniera totale, alla crescita e all'espansione dell'Opus Dei.
Per ritornare alla Binetti-‘'Che Guevara‘', ella riferisce di un colloquio telefonico teso con l'on. Francesco Rutelli che a suo tempo si era speso per farla eleggere in ‘'Democrazia e Libertà‘' allo scopo di convogliare il consenso elettorale di una parte dell'area cattolica italiana che l'ha invitata a evitare in futuro di far cadere col proprio voto ‘'no‘' l'attuale governo di Romano Prodi.
La storia se conosciuta da certi uomini politici potrebbe fornire elementi di riflessione utili. Nel 1956, si era in Spagna ai tempi del Caudillo Francisco Franco y Bahamonde. In quell'anno per la prima volta un tecnocrate dell' Opus Dei, Alberto Ullastres, assumeva il ruolo di ministro per il commercio estero. Era un inserimento estraneo alla tradizione della ‘'Falange‘', il governo di Francisco Franco e che controllava il governo nel 1956.
Qualcuno all'interno della Falange, colto il significato politico profondo di quella nomina, si dette da fare e inondò la Spagna di milioni di volantini che all'incirca avvertivano: la Spagna sta tornando indietro, consegnata ai clericali. Noi della Falange non ne portiamo responsabilità.
Quando la Paola Binetti è stata candidata per ‘'Democrazia e Libertà'' sul versante de L'Ulivo, che si sappia nessun volantino, nessun blog, nessun web, ha attirato l'attenzione sul fatto. Che tramite suo il tarlo dell'integralismo era stato messo in circolazione.
Quell'integralismo che, nell'autunno 1976, al convegno a Roma su ‘'Evangelizzazione e Promozione Umana‘', ai tempi di Paolo VI, il gesuita padre Bartolomeo Sorge, direttore de ‘'La Civiltà Cattolica‘' così immortalo': l'integralismo è simile a un tarlo che si incunea nelle gambe di un tavolo. Esse, viste dall'esterno, restano intatte, ma nella sostanza esse vengono svuotate fino a cedere prima o poi.
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