De Ponte, “Attualmente solo un paziente su tre ha accesso alle cure a causa del prezzo dei farmaci, ancora troppo alto”.
(ActionAid) “Se la comunità internazionale vuole mantenere l’impegno preso al vertice G8 di Gleaneagles di garantire l’accesso universale alle terapie entro il 2010 le cure per l’AIDS dovranno essere a disposizione di 13 milioni di persone e le risorse attualmente a disposizione per combattere la pandemia, consentiranno solo a 4,6 milioni di sieropositivi di poter accedere alle terapie antiretrovirali”. Questa la denuncia di Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, alla vigilia della Giornata mondiale della lotta all’AIDS che, forte delle stime delle Nazioni Unite rilancia: “Servono 42,2 miliardi di dollari per garantire entro tre anni a tutti i malati la possibilità di essere curati e i governi hanno il dovere di mantenere gli impegni presi e di conseguenza rivedere al rialzo il loro impegno finanziario nella lotta all’Hiv”.
Dal 2000 al 2007 l’Italia ha impegnato oltre mezzo miliardo di euro nella lotta all’AIDS e grazie all’aumento progressivo dei finanziamenti, l’ammontare degli interventi in risposta alla pandemia è diventato il settore più importante dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano. L’84,6% delle risorse complessive è andato ad un unico beneficiario, il Fondo Globale, mentre la restante quota dell’aiuto è stata destinata ad interventi bilaterali in Africa Subsahariana, in particolare per Sudafrica e Kenya.
Nel giugno 2007 – spiega ActionAid nel suo nuovo rapporto sull’AIDS “Ogni promessa è debito” - 97 paesi a medio e basso reddito hanno fissato piani nazionali per avvicinarsi all’accesso universale, ma è improbabile che i governi dei Paesi più colpiti dalla pandemia potranno finanziare più di un terzo di tutte le iniziative necessarie: il consistente ammanco di risorse, quindi, dovrà essere coperto da risorse esterne.
Nel 2007 l’Italia potrà versare al Fondo Globale fino 410 milioni di euro, saldando debiti e pagando in anticipo il contributo del 2008. Sebbene il Global Fund dedichi il 55-58% delle risorse ad interventi in risposta all’AIDS, corrispondente al 20% della risposta globale alla pandemia, le sue attuali risorse restano insufficienti a far fronte ai nuovi bisogni finanziari. L’Italia, anziché aumentare il suo impegno in favore del Fondo, ha confermato quello degli anni passati. “E’ sempre più necessario che l’Italia predisponga uno strumento legislativo ad hoc che renda certo e prevedibile l’impegno preso dal presidente Prodi nel corso del G8 tedesco di 4 miliardi di dollari per la lotta alla pandemia nei prossimi 10 anni”.
“Attualmente solo un paziente su tre ha accesso alle cure – continua De Ponte - e una delle cause di questa situazione è da ricercare nel costo dei farmaci: il prezzo di alcune terapie è sensibilmente diminuito, ma al contrario il prezzo dei farmaci di seconda linea, utilizzati con l’aumento della resistenza del virus, resta sempre molto alto”.
L’ingresso nel mercato della concorrenza nella produzione dei farmaci generici – si legge nel rapporto di ActionAid - ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in un periodo di cinque anni: tra il 2004 e il 2006 il 63% dei farmaci antiretrovirali acquistati nell’Africa Subsahariana erano generici indiani, sudafricani o brasiliani. Nonostante questo, però, il 97% dei farmaci salvavita di prima linea era generico, mentre per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, poiché essi sono in gran parte protetti da brevetti che l’industria dei farmaci generici non può acquisire.
Lo sviluppo dell’industria dei generici in Italia dipende dalla possibilità di creare alleanze strategiche di piccole e medie imprese che facciano massa critica adeguata a rispondere alle sfide del settore. Per rendere significativo il suo ruolo come produttrice di farmaci antiretrovirali nell’Africa Subsahariana, quindi, l’Italia dovrebbe incentivare questo tipo di aggregazioni. “E’ necessario che il governo italiano sostenga il rafforzamento dell’industria di farmaci generici nei Paesi poveri – spiega Marco De Ponte – promuovendo partnership e trasferimento di tecnologie, anche attraverso il sostegno finanziario alle società a partecipazione mista”.
-
Nessun commento:
Posta un commento