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sabato 1 dicembre 2007

Omosessuali. A "Tetris" su La7: I cattolici confondono le istituzioni con i sacramenti.

(Queerway) Ancora La7, ancora il tema degli omosessuali e delle convivenze da riconoscere e ancora un esponente dell'UDC. Ieri sera nella puntata di Tetris (oggi in replica alle 13.00) si parlava della "guerra dei sessi".
Dopo il "rilancio" del tema femminista della manifestazione di sabato scorso in cui le donne non hanno voluto gli uomini e hanno duramente contestato le esponenti politiche donne che si sono azzardate a fare capolino alla sfilata, sembra che la guerra dei sessi sia ricominciata ma "questa volta, oltre alle femministe, ci sono anche gli omosessuali", le convivenze, le nuove famiglie e i diritti negati in questo paese.
La discussione si è fatta subito accesa ed è stata monopolizzata in gran parte dal tema del "nuovo femminismo" che riprende quello di trent'anni fa.
In studio, sotto la conduzione di Luca Telese, si sono affrontati sul tema il parlamentare di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria, il deputato dell'Udc ed ex-ministro dei rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, il "massmediologo" Klaus Davi, la capogruppo di Sinistra Democratica alla Camera Titti Di Salvo e la giornalista del Tg3 Bianca Berlinguer. Ad infuocare come non mai la trasmissione un "documento" che racconta la normalità di una famiglia composta da due madri lesbiche e i loro tre bambini.

Il punto inquietante è stato quando Mike Bongiorno, con le sue domande agli ospiti ha chiesto:

Il matrimonio omosessuale è:

A - Uno scimmiottamento di un sacramento

B - Un diritto da riconoscere

Tutti gli invitati alla discussione hanno risposto con un bel "Ovviamente un diritto!".

Solo Giovanardi, da bravo cattolico, si è sentito in dovere di rispondere un inquietante "Ma non può che essere A. Ma dico io! Un bambino ha il diritto di avere un padre e una madre... Il matrimonio gay non può che essere uno scimmiottamento di u sacramento e un'offesa alla religione!".
Ora, a parte le varie idee personali che si possono avere sia sul tema che sull'ex ministro, quello che mi lascia perplesso, profondamente perplesso, è che gli esponenti cattolici del parlamento, e quelli dell'UDC soprattutto, confondano lo Stato con la religione.
Il problema non è più quello che la Chiesa pensa dei vari argomenti che si trattano in politica ma che ci siano parlamentari che in nome di una religione scambino il diritto civile con quello canonico.
Si può essere contrari al matrimonio gay, si può anche essere fortemente critici sulla moralità del riconoscimento delle coppie omosessuali ma non si può e non si deve pensare che il matrimonio sia un sacramento anche in uno stato laico!
Pensare che il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia uno "scimmiottamento di un sacramento" vuole dire che si pensa che, anche nello stato civile e di conseguenza anche in Parlamanto, il matrimonio è un sacramento. Ovviao che per molti religiosi lo sia ma per lo Stato italiano non lo è! Tant'è che si deve registrare il matrimonio anche all'anagrafe, non basta la sola funzione religiosa. Quando gli sposi rimangono in chiesa a firmare registri dopo la cerimonia, per chi non lo sapesse, firmano i documenti che verranno poi consegnati al comune per la registrazione dell'avvenuto contratto.

Per gli esponenti dell'UDC, a quanto pare, il matrimonio ha un ruolo esclusivamente religioso se pensano che qualcuno chieda il matrimonio gay in chiesa. Che lo pensino è evidente vista sia la risposta agghiaccante di Giovanardi che la dichiarazione di Volontè in merito all'esclusione di Vladimir Luxuria come testimone di nozze.
Queste persone, subdolamente, fanno passare l'idea che si tratti di un argomento che riguarda la religione mentre la questione si impernea sui diritti civili dei cittadini. Il matriimonio tra persone dello stesso sesso non riguarda la riligione allo stesso modo di quanto non la riguarda il matrimonio tra due persone eterosessuali celebrato in comune.
Questi signori dovrebbero ricordare che il matrimonio religioso, di per se, non ha valore per lo stato italiano se non viene "ripetuto" anche presso le istituzioni laiche.
Il matrimonio esclusivamente religioso non cambia lo stato anagrafico delle persone che lo contraggono ciò vuol dire che per lo Stato italiano quella cerimonia non è molto di più di un semplice rito alla stregua del battesimo, la prima comunione, la cresima o la messa domenicale.
Dovrebbero, forse, chiudere la Bibbia ed aprire il codice civile questi politici; chissà che non si accorgano che le leggi e la Costituzione non sono state scritte dal Santo Padre o da Dio come le Tavole della Legge!

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