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sabato 1 dicembre 2007

Pedofilia al seminario di Brescia. Dal pc sequestrato a don Marco recuperati oltre 50 file pedofili.

Scandalo in Curia. Foto e filmati erano stati cancellati: li ha ricostruiti un consulente della procura. Il vicerettore del seminario continua a professarsi innocente: «Tutto sarà chiarito».

(Vivicentro via E-polis) Non ha certo bisogno di altri attestati di solidarietà don Marco Baresi, il vicerettore del seminario vescovile arrestato martedì mattina con l'accusa di abusi sessuali su un ex allievo di 14 anni e detenzione di materiale pedopornografico. Tutta la chiesa bresciana è rimasta al suo fianco, il vescovo Monari (nella foto) in prima fila. Ma non solo: parole di conforto gli sono arrivate anche dal collegio delle Orsoline dove insegna, dal seminario, dagli ex parrocchiani di San Zeno, dai suoi compaesani di Chiari, dove è ora agli arresti domiciliari.
Adesso pare che il sacerdote abbia bisogno solo di un bravo consulente di parte che spieghi come mai su un suo pc sono stati trovati oltre cinquanta file pedopornografici.
Un consulente tecnico nominato dal pm Simone Marcon, - il magistrato che ha richiesto il suo arresto - infatti, con pazienza certosina, ne abbia recuperati dalla memoria diverse decine: erano stati tutti cancellati a luglio quando ormai la voce dell'indagine in corso era circolata e don Marco aveva già ricevuto un avviso di garanzia.
Immagini raffiguranti bimbi e adolescenti seminudi e in atteggiamenti inequivocabili con adulti che a quanto pare sarebbero state scaricate da internet per motivi non ancora chiariti.
È proprio questo il punto dell'indagine che mette più in imbarazzo il sacerdote, che a 38 anni era già avviato verso una rapida carriera. Non solo la denuncia dei familiari di un 17enne, all'epoca dei fatti non ancora quattordicenne, che avrebbe confidato a uno psicologo di aver subito atti sessuali da don Marco, all'epoca suo insegnante di religione. Ma quei file, che sembrano confermare se non altro una curiosità morbosa sul tema. Il pc sequestrato al vicerettore ora si trova ancora sotto sequestro in attesa di essere sottoposto ad altri accertamenti delle parti. Don Marco, infatti, dovrà provare nel caso quando e perché ha scaricato quelle immagini, foto e filmati, poi cancellate, o chi lo ha fatto al suo posto considerato che il computer era nella sua disponibilità.

A far scattare l'arresto del sacerdote sono stati gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Brescia in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal gip Silvia Milesi su richiesta del pm Simone Marcon. Il provvedimento è stato notificato a don Marco martedì mattina nel suo alloggio presso il seminario vescovile.
Il giorno dopo, appena concluso l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Canton Mombello, lo stesso gip ha previsto per il sacerdote il trasferimento agli arresti domiciliari, fuori dal seminario. Abbottonatissimo il suo legale, l'avvocato Luigi Frattini, che già in passato ha difeso altri sacerdoti bresciani finiti sotto inchiesta per pedofilia e poi assolti. È probabile un
suo appello al tribunale del riesame per ottenere pure la revoca dei domiciliari. Il vescovo in una lettera inviata ieri ai parroci, intanto, ha scritto: «Nutro speranza che l'inchiesta si risolverà con una bolla di sapone».

La lettera. Il vescovo di Brescia scrive a tutti i sacerdoti della diocesi: «I pesi si portano insieme». Monari: "Una ferita che rimarrà a lungo".

Una lettera a tutti i sacerdoti della diocesi. Così, il vescovo di Brescia, reagisce all'arresto di don Baresi. «L'arresto di un vicerettore del Seminario è una ferita profonda e dolorosa per la Chiesa bresciana» scrive monsignor Monari. «Nutro profonda speranza che l'accusa si risolverà in una bolla di sapone; ho ascoltato tanti che hanno conosciuto don Marco, che sono vissuti insieme a lui per anni e il giudizio è concorde: non uno che abbia avanzato dubbi o riserve. Ma la ferita non si rimarginerà presto. Noi viviamo anche dell'immagine che gli altri hanno di noi e la notizia, sparata dai giornali come una bomba, ha segnato la nostra Chiesa. Anche se in futuro l'innocenza venisse riconosciuta, l'offesa rimarrebbe, impietosa».

Il vescovo si interroga poi sul “senso” di questa prova.
«Che cosa può significare per noi, Chiesa bresciana, questa esperienza di sofferenza? La prima cosa che mi sembra di cogliere è un invito fortissimo all'umiltà. Il secondo atteggiamento è quello della consapevolezza serena del bene che è in noi. Dobbiamo allora rimanere inerti? La risposta è: no. No per un atteggiamento sano di difesa di noi stessi. Ma no anche per amore verso gli altri». Poi un accenno al rapporto con la sessualità. «In alcuni interventi appare la gioia maligna di poter cogliere in fallo chi si presenta come portatore di un messaggio esigente sulla sessualità. Quasi a dire: “Vedete la Chiesa? Condanna tutti i vizi e poi cade anch'essa nei vizi che condanna”.
Siamo radicalmente fuori da questo tipo di critica. Predichiamo che la sessualità va unita con l'amore». Infine il richiamo all'unità. «Si accusa un prete e si accusano, nello stesso tempo, tutti i preti. Naturalmente le responsabilità sono personali; ma i pesi si portano insieme. Né io vescovo posso tirarmi indietro né può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. A tutti, però, chiediamo proprio per questo di essere leali».
Per i due reati contestati previste pene fino a 13 anni.
Le accuse
Don Marco è accusato di detenzione di materiale pedopornografico e violenza
sessuale. In base all'articolo 600 quater del codice penale chiunque consapevolmente si procura o dispone di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento penale dei minori degli anni 18 è punito con la reclusione fino a 3 anni o con la multa non inferiore a 1.549 euro.
L'articolo 609 quater invece punisce chi compie atti sessuali con un minore di anni 14 alla pena prevista per la violenza sessuale, ossia dai 5 ai 10 anni.

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