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sabato 17 novembre 2007

Mtv Arabia: né sesso né croci.

Ha cominciato ieri a trasmettere.
Vietati gli atteggiamenti sessuali espliciti, nessuna scena di violenza, banditi i crocifissi.

(Andrea Laffranchi - Il Corriere della sera) Vietate le nudità e gli atteggiamenti sessuali espliciti, bandite le scene di violenza, censurati i crocifissi. Sulla base di queste tre semplici ma rigidissime regole, alla mezzanotte di ieri (le 21 in Italia), è nata Mtv Arabia, la sessantesima nel mondo. Obiettivo: conquistare i giovani e i 19 milioni di famiglie che vivono in Arabia Saudita, Egitto, Libano e negli Emirati, anche se la rete sarà visibile via satellite in tutto il Medio Oriente con un audience potenziale di 190 milioni di spettatori. Tra lusso ed esagerazioni, giovedì a Dubai c’è stata la festa-concerto di lancio. Che ha fatto incontrare due mondi diversi. Star locali e i rapper americani Ludacris e Akon si sono divisi il palco e in platea si vedevano thawb, le candide tuniche maschili, e hijab a coprire il capo delle donne, ma anche tanti ragazzi in jeans e sneakers, e ragazze in tacchi e top.

La questione è delicata. Portare un canale americano, un logo americano, uno stile di vita americano, nei paesi musulmani richiede prudenza. Per questo motivo, a gestire la produzione dell’evento (e anche di quello che a febbraio farà da vetrina internazionale) è stata chiamata la struttura italiana. «Ci hanno riconosciuto il lavoro di integrazione con la cultura locale — spiega Antonio Campo Dall’Orto, al vertice della rete dal 1997 —. A differenza di quello che accade in altri Paesi, come Francia e Portogallo, Mtv Italia non è vista come "americana"». La convivenza di valori è già nella società, ma l’equilibrio è fragile: «Le ricerche mostrano che l’obiettivo dei giovani di questi Paesi è fare cose simili a quelle dei loro coetanei occidentali. Allo stesso tempo, però, non c’è uno schiacciamento sulla nostra cultura, fuggono dalla westoxification, l’intossicazione da occidente», aggiunge Campo Dall’Orto. Nella regione operano da anni una quarantina di canali musicali, ma sono tutti incentrati sulla musica araba. Mtv, invece, trasmetterà un mix di video internazionali (60%) e locali (40%). Dimentichiamoci le volgarità alla Christina Aguilera, i video piccanti, le pistole e le ragazze sculettanti a bordo piscina nei video dei rapper americani, i crocifissi al collo di Madonna. Nei casi più semplici i particolari sconvenienti verranno «ripuliti» digitalmente, per le sequenze inaccettabili toccherà rimontare i clip.

Che sia un tema delicato lo testimonia anche Mohammed Hammad, 24 anni, primo volto della rete. Saudita di nascita, ma cresciuto fra Londra e Parigi, fan di Fela Kuti e dei Prodigy. «Il sesso? Preferisco non parlarne. Credo però che il canale sarà il benvenuto, anche perché e fatto da Arabi per Arabi. E poi non trasmettiamo solo video, ma anche contenuti», ci spiega al telefono. Sono già pronti dei programmi made in Usa: non certo i teenager disinibiti di «Dismissed» che non sarebbero accettabili qui, ma via libera ai carrozzieri folli di «Pimp My Ride» e al paradiso dei teen idol «Trl». Per febbraio il palinsesto si completerà con gli adattamenti locali di alcune trasmissioni come le candid camera «Boiling Points» e il reality «Made» e con produzioni originali come l’itinerante «Hip Hop Na» che andrà alla scoperta dei nuovi talenti arabi per produrre una compilation di emergenti. E l’impegno sociale, le campagne di sensibilizzazione? «Siamo impegnati a innalzare gli standard dell’intrattenimento e a sostenere le cause sociali. Mtv Arabia celebra una nuova era per i giovani e poichè loro sono il 65% della popolazione mediorientale è ora che siano ascoltati», spiega Abdullatif al Sayegh, amministratore di Arab Media Group, il partner pubblico che ha reso possibile l’iniziativa. Nessun rischio di interferenza o censura? «Quelli li abbiamo in Cina — precisa Campo Dall’Orto —, qui i vincoli sono culturali e più delicati: se sbagli qualcosa offendi il pubblico».

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