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sabato 17 novembre 2007

Il Senato approva la class action: quella innocua però!

(Ecoblog) Vittoria per l’ambiente? Tremino le eco-mafie? Non proprio. La battaglia continua e l’esito non è scontato.

Scavalcando le discussioni già in corso nelle commissioni parlamentari competenti, in Senato la maggioranza ha infatti centrato il blitz - grazie all’errore di voto di un senatore di Forza Italia - ed ha portato a casa la class action, inserendo nella Legge Finanziaria 2008 un emendamento dei senatori Manzione e Bordon.

Titoloni sui giornali, associazioni dei consumatori che esultano e Confindustria “arrabbiata”.
Ma la realtà è un pò più complessa.

Nel caso di nuovi disastri ambientali come quelli di Porto Marghera e del Vajont, cittadini e lavoratori, per come stanno le cose adesso, non potranno tutelarsi collettivamente.

Non lo dico io: lo dice il “Coordinamento delle Associazioni esponenziali di tutela di interessi collettivi specifici escluse dal DDL Bersani sulla Class Action” (di seguito, Coordinamento), di cui fanno parte, fra gli altri, Greenpeace Italia, WWF Italia, Legambiente, Comitato sopravvissuti del Vajont e Comitato di Cittadinanza Attiva Ambiente Legalità.

Nonostante le grida di gioia di molte associazioni dei consumatori e - sorpresa delle sorprese - della stessa Legambiente, che in un suo comunicato parla di “vittoria di una storica battaglia”, la partita non è per niente vinta.
Qui trovate un comunicato del Coordinamento con i commenti ai singoli articoli approvati in senato. Credo però che la situazione sia un po’ diversa anche da come appare in quel comunicato. Vediamo di capirci qualcosa.

Il problema è che al momento sono legittimati ad intraprendere un’azione legale solo i consumatori e gli utenti e solo quelli rappresentati dalle associazioni dei consumatori generaliste riconosciute per legge. Per gli illeciti extracontrattuali poi si può far causa solo alle “società fornitrici di beni e servizi nazionali e locali”. Non sono quindi soggetti passivi dell’azione collettiva né la Mafia, né la criminalità organizzata, né tutti gli altri soggetti non societari.

Nonostante quello che potete aver letto sui giornali, scordatevi quindi di replicare in Italia commoventi storie come quella di Erin Brockovich. L’avvocatessa - interpretata al cinema da Julia Roberts - con una class action vinse infatti un mega-risarcimento per 600 persone, che avevano bevuto acqua contaminata col cromo esavalente (altamente cancerogeno), gentilmente fornito dalla Pacific Gas & Electric. Una cosa del genere al momento non è prevista dalla “class action pizza-mandolino”.

Ma non sarà mai possibile?

Non è detto. Le disposizioni approvate infatti prevedono che altre categorie di persone (non solo i consumatori) ed altre associazioni, possano essere legittimate. Ma questo dovrà avvenire per decreto e ci vorrà l’approvazione del ministro della Giustizia, del Ministro dello Sviluppo economico e delle commissioni parlamentari competenti.

Si capisce quindi che un’associazione, per essere legittimata, debba risultare gradita a parecchie persone.

Non è chiaro poi perché le associazioni che nasceranno dopo il decreto in questione debbano essere svantaggiate. Negli Stati Uniti - dove la class action non è certo innocua - è il giudice stesso a decidere di volta in volta se nel caso in esame l’associazione di cittadini che propone la causa sia o meno una “class” (cioè se ha subito lo stesso danno in conseguenza degli stessi fatti e se è legittimata all’azione legale). Senza contare il fatto che, nella “class action pizza-mandolino”, non si sa nemmeno come comportarsi nel caso ci siano più soggetti contemporaneamente legittimati ad adire il tribunale.

E’ finita qui? Macché, il bello deve ancora arrivare. Mentre negli Stati Uniti, la sentenza del giudice è immediatamente esecutiva, da noi la sentenza di condanna non dà immediatamente luogo ai risarcimenti e non è esclusa l’azione individuale. I tribunali rischiano quindi di rimanere comunque ingolfati. Pare anche che l’azione collettiva non sarà – come negli USA – completamente a costo zero per chi la propone.

In pratica, tutti i vantaggi che hanno fatto il successo della class action americana, in Italia, sono stati per il momento cancellati o non sono ancora previsti: non diminuisce il numero delle cause al vaglio dei tribunali, non esiste class action a costo zero per il danneggiato e non c’è tutela per i cittadini non consumatori.

Ma, come dicevo all’inizio, non tutto è perduto: per tre motivi. Il primo è che la Camera dei deputati potrebbe – se lo volesse – porre qualche toppa. Il secondo è che il decreto che amplierà la platea dei legittimati all’uso della class action potrebbe anche rivelarsi “illuminato”. Il terzo è che il prossimo anno arriverà una proposta europea di class action che potrebbe migliorare la legge italiana.

Mi chiedo solo se le associazioni - ambientaliste e non - che hanno esultato per l’emendamento Manzione-Bordon, l’abbiano fatto per disinformazione, oppure perché sono contente che alcune associazioni “privilegiate” detengano le chiavi dei cancelli, a scapito dei danneggiati che vorrebbero andare direttamente dal giudice. Domanda che mi incuriosisce alquanto, visto che una delle associazioni “riconosciute” - il Codacons - ha invece condannato la class action all’italiana.
Forse la risposta è che sono tutti ottimisti per quanto riguarda il “secondo round”?

» Come funziona la class action su Consumatori oggi
» Il testo approvato al Senato - documento word su sindacatositi.it

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