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giovedì 29 novembre 2007

Doppio Veltroni: duro e in ascesa in Italia, indeciso e in calo a Roma.

Walter Veltroni soddisfatto del risultato delle primarie del 14 ottobre
(Panorama) Roma ha vissuto ieri una giornata da incubo per la serrata dei taxi. Domani il bis, con l’aggiunta dello sciopero dei mezzi pubblici. Il sindaco della capitale, per ora, usa parole dure: “Non tratto con i rivoltosi”. Ma la durezza però, è soltanto verbale: la trattativa in realtà va avanti da un anno, su un piatto 500 nuove licenze, sull’altro un aumento delle tariffe. Né finora, sempre il sindaco, ha chiesto al Prefetto o a qualche altra autorità di pubblica sicurezza di intervenire per rimuovere una situazione di disagio per centinaia di migliaia di cittadini.

Il problema è che il sindaco si chiama Walter Veltroni. Cattivissimo e decisissimo quando veste i panni di leader del Partito democratico. Incerto e zigzagante quando sta in Campidoglio. Come segretario del Pd, Veltroni si sta scontrando con i partitini alla sua sinistra, una zavorra dalla quale ha detto di volersi liberare, e anche con l’apparato della Quercia, la sua casa di provenienza. Il tesoriere dei ds, Ugo Sposetti, ne sa qualcosa: richiesto da Veltroni di conferire al Pd i beni del fu Partito comunista, ha tentato di opporre un rifiuto che Walter ha rispedito al mittente. Vedremo come andrà a finire: ma il precedente dei dirigenti locali Democratici che Veltroni ha imposto (ultimo esempio: Marco Follini come responsabile Informazione) dall’alto non lascia molti margini.

Anche la trattativa sulla riforma elettorale rivolta principalmente a Silvio Berlusconi fa intravvedere un Veltroni muscolare, che scavalca i rituali di partito e i vincoli di coalizione. Tanto più che Veltroni, come Berlusconi, non fa mistero di non temere il referendum. I sondaggi sono altalenanti: oggi l’Ipsos attribuisce al Pd il 35% contro il 33 del Pdl berlusconiano; altri invertono le percentuali. Ma la sensazione è che si vada verso una sfida a due.

Per accreditare l’immagine di un leader affidabile, Veltroni nell’ultimo mese ha cercato di cancellare alcuni suoi tratti buonisti. Si è scagliato contro i rom e ha preso di mira gli immigrati romeni, attirandosi le ire della Romania e dell’Unione europea; ha dichiarato più volte che la sicurezza “non è una cosa di destra” e vorrebbe dimostrarlo; ha rimosso il capo dei vigili urbani di Roma sorpreso a servirsi abusivamente di un bollo per invalidi; ha promesso di agire con il pugno di ferro contro i dipendenti dell’azienda di trasporti pubblici e di quella dei rifiuti che non trovavano di meglio, di notte, che appartarsi con una squilibrata in una cappella del cimitero del Verano.

Storie, queste, anche un po’ surreali ma che a Roma stanno tenendo banco. Il fatto però è che proprio a Roma l’indice di popolarità del Veltroni sindaco scende, mentre decolla il Veltroni leader nazionale. La città, anche grazie alle esternazioni veltroniane, ha scoperto che esiste un emergenza nomadi. Non che prima non lo sapesse: ma i più ignoravano che nella metropoli della Festa del Cinema, dei grandi eventi e della politica del buonismo sociale, ci fosse gente, anche pericolosa, che vive nelle grotte. Che le stazioni della metro e delle ferrovie extraurbane fossero luoghi bui e degradati dove si rischia una coltellata.

E se l’economia a Roma continua a tirare, un po’ meno bene va per le tasche dei contribuenti che si sono visti aumentare l’addizionale comunale e regionale. Insomma, il modello romano sul quale Walter ha costruito immagine e fortuna politica sta scricchiolando, e il sindaco lo sa benissimo. Tra un po’ sul Campidoglio rischia di abbattersi anche il contraccolpo della crisi dell’Unione: Rifondazione, che proprio dal Pd di Veltroni è sospinta ai margini della politica nazionale, potrebbe passare all’opposizione a Roma trascinandosi dietro tutta l’estrema sinistra.

Tutto ciò non nuoce all’immagine di “cattivissimo”, o almeno di decisionista, che Vetroni vorrebbe cucirsi addosso in vista di uno scontro elettorale che prima o poi arriverà. Anche per questo la tentazione di mollare il Campidoglio è sempre più forte. A primavera 2008 a Roma si vota per le provinciali: lo staff veltroniano sta cercando di capire se abbinarle con lo comunali sarebbe una buona mossa per garantire continuità al kombinat politico-economico che da 15 anni governa la Capitale, o se viceversa tutto ciò potrebbe tramutarsi in una disfatta sia al comune sia alla provincia, con inevitabili ripercussioni sul Veltroni nazionale.

Certo che fare il sindaco di Roma e contemporaneamente il leader di un partito che aspira a governare l’Italia si sta rivelando sempre più difficile. Sia per il Veltroni buono sia per quello cattivo.

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