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giovedì 29 novembre 2007

Azzurri confusi. Torna in campo Letta.

Retroscena Fedelissimi e «resistenti».
Critiche al progetto: li ricorderemo come i dieci giorni che non sconvolsero il mondo.

(Marco Galluzzo - Corriere della Sera) «Mi viene da pensare a John Reed, al reportage sulla rivoluzione d'Ottobre. Solo che sono i dieci giorni che non sconvolsero il mondo, siamo al flop. Quello di Berlusconi si sta dimostrando un atto disperato, che ha generato solo confusione, rischia di diventare un bolla di sapone».

Angelo Sanza è il decano della Camera, ha collezionato più legislature di tutti, ha la pelle democristiana e l'eloquio molto libero. Non ha ancora lasciato Forza Italia, ma sta per farlo. Assiste al «teatro» dei colleghi azzurri, al terrore dei peones, ai conciliaboli dei dirigenti che temono di perdere il posto, con invidiabile calma: «Io mi diverto, lo avevo detto, tanto caos era prevedibile».
Il caos cui dice di assistere Sanza ha degli elementi concreti: qualcuno ci gode, vedi An e dintorni (il Secolo d'Italia,
a firma Conan: «la montagna di piazza San Babila ha partorito un topolino »); altri negano (Bonaiuti rivolto a Fassino, alla buvette della Camera: «Berlusconi non può certo fare marcia indietro ormai...»); altri ancora dicono che era tutto previsto (Rocco Crimi, ieri mattina, davanti al Cavaliere, spiegando che un partito è come una società, ci sono i debiti e i crediti, i bilanci, non si può chiudere da un giorno all'altro).
La cronaca dice che Forza Italia al momento non si scioglie più, ma il Cavaliere nega sia uno stop. Fini la mette a ridere: «Bella idea geniale...». Berlusconi ribadisce che non c'è nessuno stop: «Il Pdl nascerà, sarà una rete, un contenitore di partiti, modello Ppe». Eppure in piazza San Babila aveva invitato gli alleati a «confluire», non ad aderire. C'è una differenza e sta creando non poca confusione. Forse anche in Giovanardi: ha annunciato l'addio all'Udc, poi ci ha ripensato. Casini lo prende in giro: «Forse ho letto male i giornali».
Ieri mattina il Cavaliere ha riunito 30 persone a Palazzo Grazioli, la vecchia guardia e i volti nuovi, qualcuno li chiama i 40enni. Li ha ascoltati tutti, ha chiesto consigli. Mentre parlava più d'uno pensava ad altro: Gianni Letta, non una parola in oltre due ore di riunione, ma seduto lì davanti a loro in carne ed ossa, la prima partecipazione a una riunione di Forza Italia in 10 anni. Nel caos di Sanza c'è almeno una certezza: «Se Letta segue la cosa esiste un progetto».
Non dice di più Sanza, ma fa capire che c'è del segreto. Riservati sono rimasti i colloqui che nelle ultime settimane l'uomo più fidato del Cavaliere ha avuto con l'uomo più fidato di Veltroni, Goffredo Bettini. Ritorna la suggestione di due grandi partiti che si sfidano ma si strizzano l'occhio, il Pd e il futuro Pdl insieme al governo. I 40enni nel pomeriggio tornano a Palazzo Grazioli, per altre riunioni. Berlusconi li carica come non mai: Fini e Casini «dicono che non tornerò mai a Palazzo Chigi? Può darsi, ma loro non faranno più nulla».
Il clima da materassi è alimentato dai sondaggi di Berlusconi: An poco sopra l'8%, l'Udc al 4,3%, la nuova creatura (qualsiasi cosa sarà) al 34,8%. A tarda sera a Palazzo Grazioli si definiscono le domande che nel week-end saranno sottoposte nelle piazze d'Italia al popolo del centrodestra: il nome del nuovo partito innanzitutto. Sul resto c'è ancora incertezza.

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