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giovedì 20 dicembre 2007

Rottura sulla laicità dello stato francese da parte di Sarkozy a Roma.

Dal Laterano mea culpa sulle sofferenze dei cattolici d'Oltralpe.

(Apcom) - Fautore di una "rupture" degli standard sociali ed economici d'Oltralpe, ma anche dei tradizionali riferimenti geopolitici e dello stile di vita dei francesi, il presidente Nicolas Sarkozy ha scelto la città di Roma, e più precisamente la basilica di San Giovanni in Laterano, per pronunciare un discorso che marca una altrettanto fragorosa rottura nella coscienza francese, quella con la secolare ed assodata laicità del paese.

Con una tradizione nata con re Enrico IV, nel 1604, e fatta propria - con maggiore o minore entusiasmo - da tutti gli inquilini dell'Eliseo, Sarkozy si è insediato come 'protocanonico' della basilica romana con una cerimonia religiosa ed un discorso. Occasione per rievocare il caloroso incontro avuto in mattinata con il Papa e il cardinal Bertone, per tracciare un parallelismo tra la vocazione sacerdotale e la carriera presidenziale ("Non si può fare il prete a metà. Credetemi che neppure il presidente lo si può fare a metà"), ma soprattutto per mettere i paletti di una "laicità positiva" che sembra ispirarsi più a Abramo Lincoln che a Voltaire.

Che a Sarkozy interessi la religione non è una novità. Nel 2004, da ministro dell'Interno e responsabile degli Affari di culto, aveva scritto un libro, 'La Republique, les religions et l'esperance', per perorare la causa di una rivalutazione in pubblico delle religioni, dall'islam al cattolicesimo. Oggi, tra sorrisi smaglianti ed un saluto che somigliava ad una pacca sulla spalla, Sarkozy ha regalato una versione rilegata del suo volume a Benedetto XVI. Più tardi, nella sala della Conciliazione del Laterano, l'inquilino dell'Eliseo ha riproposto il suo pensiero in una serie di tesi, questa volta, però, da erede del regnante che promulgò l'editto di Nantes.

"Le radici della Francia sono essenzialmente cristiane", ha spiegato Sarkozy. Caldeggiando un principio di "laicità positiva", il presidente francese ha spiegato: "Dobbiamo tenere insieme i due estremi della catena: assumere le radici cristiane della Francia, e anche valorizzarle, difendendo al tempo stesso la laicità divenuta matura". Sarkozy ha addirittura compiuto una sorta di pentimento pubblico, ammettendo le "sofferenze" causate ai cattolici d'Oltralpe dalla legge del 1905 che ha sancito la distinzione tra Stato e Chiesa. Parole e concetti che si sono tradotti, però, in impegni concreti. Il capo dello Stato francese rilevato che la Francia tiene ancora "sotto tutela" le congregazioni religiose, non riconosce un carattere di culto alle attività caritative della Chiesa, né riconosce il valore dei diplomi rilanciati dagli istituti cattolici. "Penso che questa situazione è dannosa per il nostro paese", ha concluso.

La 'laicité' alla Sarkozy piace in Vaticano. Una nota della sala stampa vaticana registrava, a conclusione dell'incontro col Papa, "i buoni rapporti esistenti tra la Chiesa Cattolica e la Repubblica francese". In un'Europa sempre più secolarizzata, il presidente francese che parla come un leader cristiano non passa inosservato. Passano in secondo piano le divergenze registrate con i vescovi su immigrazione, pacs, bioetica. "E' proprio perché lo Stato è laico ed è indipendente dalle religioni, è proprio perché lo spirituale e il temporale sono separati, che è importante che nel dibattito si esprimano voci indipendenti, spirituali", spiega da parte sua Sarkozy. E sui rumors di una relazione con Carla Bruni, la separazione con Cecilia, il divorzio precedente, nei Sacri palazzi si glissa. "Il capo dello Stato eredita come tutti i suoi predecessori una tradizione antica", ha spiegato il cardinale francese Paul Poupard, "per il resto...". E con i giornalisti francesi che al Laterano insistevano sulle vicende private, il porporato di Curia taglia corto: "Se volevate intervistarmi su questi temi potevate evitare di scomodarvi", dice, e se ne va.

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