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giovedì 20 dicembre 2007

Il PD e l’omosessualità, è necessaria una svolta.

Caro Walter,
lunedì pomeriggio ero anch’io nell´aula Giulio Cesare del Comune di Roma, ad assistere all´ennesima (annunciata?) sconfitta della politica. Quando la politica non sa guardare la realtà, quando non sa ascoltare, quando non sa sentire, è un cadavere in decomposizione. Ho provato una tristezza infinita ieri in quell´aula. Ci guardavamo noi lesbiche, gay, transessuali, lì seduti davanti a quel teatrino, increduli, feriti, schifati. Qualcuno ogni tanto gridava “vergogna”, dolorosamente. Si stava consumando l´ennesima rissa sulla nostra pelle, sulle nostre vite. Vite normali, così normali da fare paura. In tutta questa brutta faccenda chi ci rimette siamo solo noi, i nostri diritti sacrosanti di vivere in un paese che ci riconosca come cittadini. Come sono stanca di dire questo, mi stanco, ormai, solo a pensarlo. Mi stanco quando sento che a chi era seduto lì in quell´aula, di me, della mia vita non interessa niente. Tutti solo preoccupati di piantare bandierine, è vero. Dice bene invece secondo me Miriam Mafai quando dice “quanto eravamo più laici quarant´anni fa, quando il parlamento italiano in questi stessi giorni ha approvato nel lontanissimo 1970 la legge sul divorzio”. Era diverso questo paese. Era migliore, era vivo, seppure in mezzo a mille contraddizioni. Oggi mi sembra un paese morto. La vitalità di un paese si misura su come riesce a crescere, ad andare oltre i suoi limiti, ad immaginarsi migliore per tutti. A riconoscere, a far si che tutti (o quasi) sentano di farne parte. E questo ruolo ce l´hanno le istituzioni, ce l´ha la politica, e tu lo sai bene. Essere omosessuale in questo paese, oggi, non è facile. E´ un fardello interiore che crea fatica umana e sociale. E´ vero, tanti passi sono stati fatti anche a Roma, ma il grande salto simbolico e sociale è la conquista della “normalità”. E´ una funzione educativa che la politica e le istituzioni devono assolvere per prendere per mano i cittadini e portarli verso il futuro. Oggi la società è più avanti della politica, ha accettato più profondamente “la normalità della diversità”. Ma questo non basta a farci avere diritti di cittadinanza. Questo si ottiene attraverso una serie di gesti concreti e simbolici. E, purtroppo, la politica invece di rimboccarsi le maniche e assolvere alle sue funzioni, come avrebbe dovuto fare in Campidoglio e dovrebbe fare il Parlamento, gioca sulla nostre vite una partita sporca. Usa noi omosessuali per altri scopi. Ci usano gli integralisti cattolici alla Paola Binetti, portavoce di quello Stato Vaticano, che ai tempi gloriosi del divorzio e dell´aborto era meno fragile e, quindi, meno aggressivo. Tutto era più chiaro tra Stato e Chiesa, ruoli e funzioni, perché anche la politica era più forte. Ma oggi ad usarci è anche una parte della sinistra che legittimamente fa battaglie di frontiera, arroccandosi, però, per riflesso condizionato. Lo scontro duro che è in atto oggi sui nostri diritti, che prego tutti, anche te, di non definire “temi eticamente sensibili”, tragicamente ci fa arretrare, non ci fa fare un passo in avanti nella lotta alle discriminazioni. E oggi il terreno più aspro di quello scontro, è dentro il Partito Democratico. Questo scontro rischia di stritolare il PD, perché sono in tanti, troppi che vorrebbero che questo progetto fallisse grazie a questo scontro ideologico. Dobbiamo esserne consapevoli. E’quindi solo il PD che può dare un segnale di inversione di rotta. Come mi dice sempre mio padre: nei momenti difficili chi ha più cervello ce lo metta. Per questo chiedo a te e a tutti noi dirigenti di questo partito che sta nascendo, di affrontare in modo completamente nuovo questa partita. Facciamo un gesto inaudito, insolito, diverso da quello che tutti si aspettano. Smarchiamoci e usciamo ora da questa palude. Rilanciamo immediatamente il dialogo su questi temi. Apriamo noi un grande cantiere, un grande “Forum sui diritti” che costringa seduti al tavolo tutti quelli e quelle che vogliono costruire questo partito e hanno a cuore il futuro del paese. Laici, cattolici, omosessuali, eterosessuali, agnostici, buddisti, ebrei,ecc… Tutti coloro, però, che vogliono veramente affrontare il problema dei diritti civili. Ma soprattutto che lo vogliono risolvere ora e non rimandare all´infinito. E lì che si misurerà la buona fede dei cattolici integralisti, è lì che sapremo se stanno usando gli omosessuali come strumento per qualcos´altro. Attenzione, se ci si siede al tavolo è per costruire e non per distruggere, se vorranno semplicemente fare muro, sarà bene andarlo a fare altrove, perché il PD avrà così dimostrato, di essere il partito, come dici tu “del libero ascolto, del civile dialogo e del laico confronto”. La politica e l´Italia ci guadagneranno, e chissà che non possiamo ricominciare lentamente a rimettere ciascuno al suo posto: lo Stato e la Chiesa. Come è giusto che sia.

Anna Paola Concia - coordinamento politico nazionale PD.
(L'Unità)

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