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giovedì 20 dicembre 2007

Il giovanissimo transessuale suicidatosi in Sicilia. Una dura accusa all'Arcigay.

Un sogno che voleva essere realtà ma fu ucciso.
Arcigay non è effettivamente un gran punto di riferimento. Secondo l’opinione di chi aveva provato a trovare lì notizie utili, la sede Arcigay pareva più un posto di aggancio per “relazioni” e di smistamento informazioni per spiegare dove bisognava andare per incontrare carnazza disponibile.

(Lylo, 33 anni, AG - Giovani tentazioni) Ora mi ricordo. Si, mi viene in mente. Palma di Montechiaro è un posto che conosco. E mi è nota anche la città di Catania e Assoro, in provincia di Enna. Quei posti io li conosco perchè andavo a farci l’antimafia, negli anni delle stragi di Falcone e Borsellino, del giudice Saetta e Livatino. Loredana invece ha fatto un tour senza visite guidate di centri di “recupero” per persone che evidentemente si ritiene siano da recuperare. Ci ritorno spesso in quei paesi, perché nel mio cuore ci sono i Templi di Agrigento come spine di Fichi d’india attaccati al cuore. Agrigento. Una bella zona vicina ad un mare azzurro limpido. Tanti campeggi e zone per turisti. Di soldi nella zona tra Sciacca ed Agrigento ne sono arrivati tanti ma quando andavamo a fare le iniziative antimafia succedeva che parlavamo a piazze vuote. La gente stava nascosta dietro le imposte e gli unici che vedevi in giro erano gli uomini della “società”, il club per fare giocare a carte e fare scambiare chiacchiere ai notabili e agli anziani del paese. Catania è già una città, anche se a volte penso che tutto il pensiero di sinistra si esaurisca sulla scalinata del Nievski. A Catania i fascisti ce l’hanno a morte con i “finocchi” e gli dedicano manifesti e pure botte. I pride degli ultimi anni hanno fatto incazzare un bel po’di gente. Chissà però quante teste sono cambiate.
In questi paesi dimenticati da tutti, ne sono morti tanti di persone per mano della mafia . Non so se avete presente. La Sicilia è un triangolo con due cateti e una ipotenusa. A sud ovest si trova Palma di Montechiaro. Lì vicino potete vedere Licata, Gela e poi su su fino a Ragusa, Siracusa. Per andare a Catania bisogna andare al cateto minore, sud est. Assoro invece sta nell’entroterra. Nel territorio ennese che è pure l’unico che ha i tetti a spiovente perchè ogni tanto nevica. Uno su mille c’è l’ha fatta a sopravvivere, con incubi notturni e la paura di essere ancora ammazzato, ma c’è l’ha fatta.
Sono tutti posti identici per mentalità, a parte qualche eccezione. Ed I “froci\” non piacciono quasi a nessuno e in genere per vivere devono spostarsi nelle grandi città (Palermo e Catania) e per avere qualche relazione sociale o lavorativa in più devono emigrare in continente. I trans di paese non hanno proprio ossigeno, in ogni senso. Per la mentalità siciliana un figlio morto è meglio di un figlio frocio. Per i padri padroni siamo alla malattia da curare a bastonate. Sistemi di “correzione” che variano dalle botte ai servizi sociali. Per non finire sugli abusi di carattere commercializzato o omici su commissioni. Perchè la Sicilia è pure questo.
A Palermo ne ho conosciuti di ragazzi gay che non sapevano a chi rivolgersi. Quando ero attivista per uno strano movimento clandestino negli anni 90. A volte nel mirino di pistole impazzite che se non ti acchiappano oggi domani è un\’altro giorno. In sicilia poi, Arcigay non è effettivamente un gran punto di riferimento. Secondo l’opinione di chi aveva provato a trovare lì notizie utili, la sede Arcigay pareva più un posto di aggancio per “relazioni” e di smistamento informazioni per spiegare dove bisognava andare per incontrare carnazza disponibile. Ma nonostante il gran lavoro che fanno le forze motrici clandestine, istituzionalmente parlando, sono davvero impari per fronteggiare una cultura così arretrata.
Non siamo alla lupara e alla coppola, no. Siamo andati oltre. Ora abbiamo borghesie moderne che però non si sorprendono della farraginosità di certa burocrazia. Ed è un sistema che non lede solo il mondo glbt ma molti altri. In Sicilia si fa fatica a fare tutto. A trovare un buon consultorio, a trovare un posto in cui fare interruzione volontaria di gravidanza gratuita, a trovare luoghi di riferimento per le donne maltrattate, a trovare spazi vitali di crescita, confronto, relazione.

Tornando alla tragedia di Loredana, trans suicida maltrattata dal padre e mandata da un luogo di “recupero” all’altro fino a quell’ultimo con un bel po’ di maschietti a dividere lo stanzone con lei, si inserisce perfettamente nel contesto che tento (forse senza riuscirvi) di descrivervi. Una persona come Loredana per il siciliano medio è solo un travestito, un depravato, un invertito, un malato. Per il genitore è una vergogna, un disonore. Meglio morto che frocio, appunto.
In Sicilia invece lo spreco è enorme e il furto è consolidato. Cosa volete dunque che gliene freghi ai servizi sociali di dove può andare a finire Loredana nel bel mezzo del suo calvario? Niente. Non gliene frega proprio niente. Con amarezza c’è solo da augurarsi che la sua morte serva a qualcosa. Forse qualcun’altra dopo di lui o “lei” troverà persone un po’ più “umane” e “solidali”. Che dire allora: ciao Loredana e grazie per aver lottato così tanto. Non ti ho conosciuta ma mi hai offerto una grande lezione. Mi hai fatto capire che oggi più che mai in Sicilia c’e bisogno di sportelli d’ascolto per donne, gay, lesbiche, trans e piccoli Fans. C’è bisogno di attivare intelligenze e militanze ovunque. Anche nei centri di duemila abitanti. C’è bisogno di più gente laica che promuova cultura del rispetto e dell’accettazione dell’altro. C’e bisogno di ossigeno, che di aria ne resta davvero troppo poca e abbiamo bisogno di respirazione artificiale. Che il mondo della cultura si mobiliti, che si indigni come è successo per la xenofobia contro i rumeni. Che si capisca che la Sicilia lasciata a se stessa è un problema grosso per tutta l’Italia.
perchè è da decenni che tante persone della Sicilia si autodeportano per riuscire a vivere un po’ meglio. Compreso me. Tanti siciliani in asilo politico o sotto programma testimoni. Tanti esuli non riconosciuti. Non lo sapete che si può morire di solitudine sociale e in assenza di giusti stimoli culturali? Avete un terzo mondo in cui si parla l’italiano di cui potete occuparvi. Non abbiamo bisogno di campagne di sensibilizzazione estere se negli uffici regionali interni c’è aria di muffa. E se non vi pare abbastanza esotico, pazienza. Mi travestiro da guerrigliero o da combattente per la libertà, uguaglianza e diversità, mi colorerò la faccia di mille colori così potrete fare le vostre foto ricordo. Ballerò la salsa e invocherò lo spirito del Che. Vi parlerò delle mie rivoluzioni e infine mi metterò in fila a recitare la parte del siciliano antico e saggio, come tradizione vuole, perchè se mi sentite troppo simile a voi forse può venirvi in mente che siamo uguali e che non abbiamo bisogno di aiuto.

Io ho imparato a pensare in questa terra e ho letto parole e visto cose che mi hanno fatto diventare quello che sono. Ma evidentemente non basta. Non basta più. Loredana, amunì, arribigghiati! No, non ti svegli. Siamo in ritardo. Ti chiediamo scusa perchè non c’eravamo, perchè non abbiamo fatto abbastanza. Perchè con tutta la gente che ora se ne laverà le mani facendo a gara per dire che è colpa di qualcun altro, qualcuno che ti chieda scusa ci deve pur esserci. Te lo chiedo io che di questa Sicilia faccio sempre parte. Scusa Loredana, scusa perché in fondo ho colpa anch’io perché aderisco a quel “nenti sacciù nenti vitti e nenti vogghiu sapiri”. Non siano i Silenzi a combattere per noi…
Un Eterno Abbraccio.

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