Un appello al realismo, perché la medicina non si lasci travolgere dal battage mediatico e politico, ma operi sulle emergenze reali che costringono alla sofferenza milioni di persone nel mondo.
(Gaia Cesare - Il Giornale) Un'analisi lucida e misurata sul rapporto costi-benefici di alcune campagne internazionali, specie di quelle che hanno acceso i riflettori su certe malattie, inserendole fra le priorità di governi e istituzionali transnazionali.
Dalle pagine del Daily Mail, Karol Sikora, il più autorevole esperto di tumori del Regno Unito, professore di Medicina per il Cancro e consulente di Oncologia dell'Imperial College School of Medicine di Londra ed ex capo del Dipartimento di Oncologia dell'Organizzazione mondiale della Sanità, si spinge in un'analisi che è quasi una provocazione. E che mette in discussione anni di psicosi, di finanziamenti e impegno sull'emergenza Aids. Il luminare britannico è convinto che sul virus dell'Hiv siano stati commessi degli eccessi, non solo statistici, ma anche e soprattutto finanziari. In sostanza, l'impegno di molti governi e istituzioni per fronteggiare la malattia, considerata per vari anni la pandemia del secolo, sarebbe andato ben oltre le necessità reali, e a discapito della lotta a virus e patologie persino più gravi.
«Ci sono malattie che diventano più in voga nella coscienza pubblica e attraggono così maggiore sostegno politico e attenzione. Il virus dell'Hiv ne è un classico esempio», scrive Sikora. «L'Aids ha monopolizzato l'attenzione dei governi e ha inghiottito enormi somme di denaro pubblico». Insomma, allarme in Europa e nel Terzo Mondo, impegno delle organizzazioni internazionali: «Ma gran parte di quel panico, seppure comprensibile, è stato mal riposto», spiega Sikora.
A supporto della sua analisi - mentre ricorda che "ogni tipo di sofferenza umana merita attenzione e compassione" - l'oncologo inglese cita i dati diffusi mercoledì scorso proprio dalle Nazioni Unite. Il virus dell'Hiv ha subìto un declino nell'ultimo decennio, il numero di chi convive con la malattia si è ridotto notevolmente, da 40 a 33 milioni e così anche le nuove infezioni, che si aggirano intorno ai due milioni e mezzo, il 40% in meno di quanto fosse stato stimato lo scorso anno. Eppure si assisteva al paradosso: all'inizio degli anni Novanta, il Regno Unito offriva più assistenza psicologica, servizi di aiuto telefonico e risorse umane del numero dei malati stessi.
Anche «l'idea che tutti siano egualmente a rischio si è dimostrata errata. L'Onu ammette che in gran parte del mondo la malattia si concentra soprattutto fra omosessuali, drogati e prostitute», aggiunge Sikora. Che poi precisa: «Non intendiamo negare che ci sia ancora un forte problema con l'Aids, che richiede un'azione globale urgente. Ma ciò deve servire a mettere in prospettiva un po' di isterismo».
Lo studioso non ne fa una questione di malattie di serie A e serie B, ma apre un dibattito nella comunità medico-scientifica e negli ambienti politici perché ci si interroghi sulle priorità. Lui stesso, come esperto di oncologia, denuncia che la mancanza di testimonial d'eccezione non ha giovato alla causa del cancro alla prostata quanto invece hanno fatto la cantante Kylie Minogue e l'ex moglie di Paul McCartney, Linda, nella lotta contro il cancro al seno, che pure contano reciprocamente, ogni anno, ventimila morti nel Regno Unito. Il messaggio, insomma, è chiaro: non si possono affidare le speranze e la sofferenza di milioni di malati e la raccolta dei fondi ai testimonial e alla propaganda e il mondo politico deve interrogarsi sulla rincorsa agli slogan che ha danneggiato l'informazione corretta e la ricerca.
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