(Prima) “Jesus Christ Superstar” è il più popolare musical-opera rock al mondo. Il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice che racconta in musica gli ultimi sette giorni della vita di Gesù di Nazareth, torna in scena interamente tradotto dalla Compagnia della Rancia che, dal 1988, produce i maggiori musical internazionali in versione italiana. Lo spettacolo, dopo aver conquistato oltre 70.000 spettatori nella scorsa stagione, arriva a Roma al Teatro Brancaccio. Discusso, contestato, ma indiscutibilmente amato dagli appassionati del rock come dai melomani, “Jesus Christ Superstar”, la prima opera professionistica di Webber e Rice, debuttò sul palcoscenico del Mark Hellinger Theatre di Broadway nel 1971, dopo aver appassionato il pubblico in versione album (la voce di Gesù era quella di Ian Gillan dei Deep Purple). Il fenomeno esplose a Londra nel 1972, dove rimase in scena per 3.358 repliche, cambiando l’immagine del musical per sempre. Da allora, “Jesus Christ Superstar” è stato rappresentato in decine di paesi nel mondo, compresi Kenya, Messico, Zimbabwe e Israele, e le liriche di Tim Rice sono state tradotte in oltre 10 lingue tra cui tedesco, francese, spagnolo, portoghese, russo, ungherese e giapponese. Alcuni brani sono diventati autentici cult nel panorama del rock internazionale, come lo struggente “I don’t know how to love him”, recentemente riproposto nell’ultimo album della cantante irlandese Sinead O’ Connor in una graffiante interpretazione. La versione italiana, con la regia e le coreografie di Fabrizio Angelini, oggi tra i registi italiani più innovativi specializzati nel musical, vede in scena oltre 20 interpreti che danno vita a uno dei più straordinari successi della storia del teatro musicale di tutti i tempi: un cast selezionato con grande cura dopo due audizioni a cui hanno preso parte quasi 1.000 performers, che hanno permesso di scoprire voci straordinarie e intense capacità interpretative. Dal coinvolgente ingresso a Gerusalemme fino al toccante quadro della Crocifissione, la sfida raccolta da Angelini è quella di un’ambientazione lontana dalle atmosfere degli anni ’70: Gesù si ritrova a predicare, soffrire e morire ai giorni nostri, per trasmettere universali verità e grandi emozioni. Un’orchestra dal vivo, che unisce sonorità “leggere” ad altre decisamente rock dal timbro più duro, esegue canzoni indimenticabili come “Osanna”, “Getsemani” e “Superstar”; grazie alla traduzione delle liriche, anche il pubblico italiano può così coglierne i significati più profondi e le sfumature più poetiche.
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