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sabato 24 novembre 2007

Giovani e politica: l’autogol di Famiglia Cristiana.

(UAAR) Famiglia Cristiana, settimanale dei paolini, ha pubblicato i risultati di un sondaggio su giovani e politica.

Non ci credono più. Sono insoddisfatti, delusi. Vorrebbero risposte concrete ai loro problemi, soprattutto il lavoro, ma vedono sempre le stesse facce. […] La disaffezione in questo campo è certamente diffusa e maggioritaria, ma non è generalizzata, visto che quasi il 40 per cento dei giovani dimostra interesse per le vicende politiche, si tiene informato, segue gli eventi. Può darsi che questo “interesse” non sia seguito dalla voglia di approfondimento e di partecipazione. In tutti i casi, il rifiuto o il disgusto della politica non sembra prevalere e accanto al distacco di molti si registra l’attenzione di altri sulle questioni che riguardano il Governo e l’organizzazione della vita pubblica.

Andiamo allora a osservare i risultati col microscopio. Troviamo due dati notevoli:
1) I giovani che seguono la politica (anche se poi la criticano) sono quelli con un più alto livello di istruzione e informazione: sono prevalentemente maschi, del centro-nord e del centro-sinistra. E’ un profilo molto vicino a quello di quei giovani che, secondo altre inchieste di cui abbiamo già dato conto (ad es. l’ultima Multiscopo Istat), sono più distanti dalla religione.

2) Se la politica ne esce male, la Chiesa ne esce peggio. Come istituzione, risulta gradita solo dal 52% del campione, ben sotto l’Unione Europea e la scuola. Il politico più sgradito è anche il più clericale tra quelli proposti: Mastella. Ancora più grave, alla domanda su quali valori un politico dovrebbe sostenere con maggior forza, la “fede religiosa” finisce malinconicamente all’ultimo posto, con solo il 6%.
A riprova, il gradimento della Chiesa è più alto proprio tra coloro che hanno un interesse scarso o nullo per la politica, e più basso tra coloro che se ne interessano. La forbice tra i due estremi è la più alta dell’intero campione, in singolare analogia con… le banche.

Cresce dunque il numero di coloro che, pur interessati alla politica, se ne disinteressano, e parallelamente si allontanano dalla Chiesa: probabilmente, proprio a causa della sua eccessiva influenza politica. Un fenomeno già osservato negli USA da qualche anno (con particolafe riferimento al fondamentalismo protestante), e che ha finito per provocare un curioso risultato: la crescita del numero degli americani che si dichiarano senza una religione (cfr. Michael Hout e Claude S. Fisher, “Why more americans have no religious preference: politics and generations”, in “American Sociological Review”, 2002, vol. 67, pp. 165-90).

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