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sabato 24 novembre 2007

L'America scopre il "terzo sesso". La guida ai paradisi gay di «Willy» diventa bestseller.

Tradotto il testo sulle «perversioni» che il marito di Colette pubblicò nel 1927.

(Ennio Caretto - Il Corriere della Sera) Nel 1927, pochi anni prima di morire, «Willy», alias Henry Gauthier Villars (nella foto con Colette), il primo marito della celebre scrittrice Colette, pubblicò a Parigi un libretto che destò scandalo, Il terzo sesso, una sorta di guida ai paradisi gay in Italia, in Germania e in Francia, e insieme un trattato filosofico sull'omosessualità. Dopo ottant'anni, pare che ne sia rimasta una sola copia a disposizione del pubblico, nella sezione Libri rari della Bibliotèque nationale de France. Ma la University of Illinois Press lo ha ripubblicato adesso nella prima traduzione in inglese, quella di Lawrence Schehr, docente di storia francese. Paradossalmente, nell'America dei valori, contraria ai matrimoni gay, Il terzo sesso, presentato come «un tour tra i diversi dell'Europa inizio secolo», è diventato subito un bestseller. All'inizio dello scorso secolo, il «terzo sesso» non erano i gay e le lesbiche, erano le giovani eterosessuali emancipate, dedite al lavoro, che, si temeva, si sarebbero abbruttite con la fatica e con l'alcool, perdendo la femminilità. L'omosessualità non aveva una sua identità, ed era oggetto di persecuzione: l'Inghilterra aveva incarcerato Oscar Wilde per il suo rapporto «contro natura» con lord Alfred Douglas, mentre in Germania vigeva la famigerata legge 175 che però, curiosamente, penalizzava i gay ma non le lesbiche. Con il suo libretto, poco più di cento pagine, Willy fece perciò opera di rottura.

Ma di rottura sul piano intellettuale, non sul piano del costume. Willy, noto libertino, mescola infatti all'analisi dei diritti dei diversi la condanna della loro «concupiscenza», collocandoli nel «Museo degli errori sessuali». E diffida i giovani dal frequentare certe località o locali, di cui fornisce peraltro i recapiti e gli orari, e con immagini titillanti. Non frequentate, avverte, «l'Adonis bar di Amburgo, dove dopo le due del mattino efebi nudi danzano sui tavoli o mostrano tatuaggi infiammatori». Non frequentate «Capri, la mecca della perversione, dove spesso ragazzi indulgono in mitologici amplessi con stranieri dietro le rocce». Soprattutto non frequentate il Kleist Kasino, «il nido della sodomia tedesca, dove il cameriere presenta agli ospiti un libretto con scritto "Ti amo", e un elenco di nomi maschili e relative prestazioni». Uno specchio dell'ambiguità dell'Europa tra le due guerre mondiali, dove una cultura in rivolta si scontrava con un potere repressivo.

Il libretto sa anche di xenofobia. Secondo Willy, l'intera Asia è in preda alla perversione: «In Cina — sostiene — ci sono scuole che insegnano ai ragazzi ad arrecare piacere ai gentiluomini». Ma i suoi principali bersagli sono la Germania — «la parola pederastia ne evoca immediatamente l'immagine» — e l'Italia, definito «l'unico Paese moderno che ha innalzato la pederastia al livello di un'istituzione culturale». Willy cita gli scandali più scabrosi degli anni precedenti a Capri: le orge omosessuali dell'industriale tedesco Friedrich Krupp, poi suicidatosi in patria; la morte per cocaina del barone Jacques d'Adels Ward Feisen, uno svedese nato a Parigi, il protagonista del romanzo di Peyrefitte L'esule di Capri; ilritorno di fiamma tra Wilde e lord Douglas; e divagando su Roma, «l'insano legame tra un principe francese e un sedicenne ». Ma conclude che «i bei giorni di Capri sono finiti, oggi la clientela omosessuale è infinitamente meno chic di prima».

Il terzo sesso dà spazio a critici e difensori dell'amore gay e saffico, attraverso una prefazione di Louis Esteve, che definisce l'omosessualità «una forma estetica di cieca ricerca del piacere», e riferisce le ricerche più controverse del momento. Willy ricorda così l'inglese Havelock Ellis, l'autore del primo trattato medico sulle «inversioni sessuali»; l'austriaco Richard Freiherr Von Kraft Ebbing, che condusse un breve studio sul Conte Sandor, un transessuale, e coniò il termine sadismo dal marchese de Sade; e il tedesco Magnus Hirschfeld, il fondatore del Comitato scientifico e umanitario contro la legge 175. Ma è scettico sulle «esplorazioni scientifiche» di queste «tensioni erotiche» diverse che, protesta, vengono favorite da scrittori «con un concetto ultra moderno della vita», quali André Gide e Marcel Proust. E indulge in assurde annotazioni sulle «deviazioni sessuali dei piccioni e dei furetti».

Lawrence Schehr, il traduttore del libretto, non è affatto certo che Willy lo abbia scritto di suo pugno. Rileva che Henry Gauthier Villars, un impresario e critico musicale, si era attribuito senza fondamento alcuni lavori di Sindonie Gabrielle Colette prima del loro divorzio nel 1903. E ipotizza che abbia solo edito Il terzo sesso, un collage destinato al grosso pubblico. Probabilmente non ha torto: a ottant'anni di distanza, il libretto sa di reperto archeologico e, oltre che un confuso affresco di fermenti nascosti, è un'interessante carrellata sulla Parigi edonista degli anni Venti, i cui eroi erano Josephine Baker e il trapezista Barbette, l'americano Vander Clyde, che impersonava una donna, un amico di Jean Cocteau. Come ha notato il critico Stacy d'Erasmo, è colmo di pregiudizi nei confronti della Germania e dell'Italia, e ignora l'Inghilterra. Ma aiuta il lettore a inquadrare la nascita del movimento gay tra opere epocali come Morte a Venezia di Thomas Mann e Il secondo sesso di Simone de Beauvoir.
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Henry Gauthier Villars

  • (1859-1931) sposò Colette nel 1893.
  • Nel 1927 pubblicò «Le troisième sexe», anche se alcuni critici dubitano che ne sia l'autore.
  • Il volume è stato ora tradotto negli Stati Uniti («The third sex», 35 dollari) dal francesista Lawrence Schehr ed è edito dalla University of Illinois Press

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