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martedì 13 novembre 2007

La famiglia resta un valore. Ma il ministro attacca: ''Dopo il Family day più difficile difenderla''.

Rapporto Cisf. il 93% degli intervistati la considera un punto di riferimento molto importante: viene prima di lavoro e amici. Ma il ministro Bindi critica il rapporto e attacca l’approccio ideologico del mondo cattolico in materia di convivenze.

(Daniele Lorenzi - Korazym.org) "Dopo il Family day la situazione è peggiorata ed è ora più difficile fare politiche per la famiglia". Con queste parole, non convenzionali, si è espresso ieri il ministro per la Famiglia, Rosy Bindi, intervenendo alla presentazione del X rapporto sulla Famiglia del Cisf (Centro internazionale studi sulla Famiglia) presso la redazione milanese del settimanale Famiglia Cristiana. Secondo la Bindi, il dibattito sulle politiche familiari è stato influenzato negativamente da un approccio ideologico alle tematiche in questione: così, pur dicendosi "insoddisfatta della Finaziaria dal punto di vista della famiglia", mette in rilievo che "alcune importanti novità ci sono, come le politiche sulla casa, che per la prima volta vengono prese in considerazione" e propone argomentazioni che non mancheranno di fare discutere.

Durante il suo intervento, infatti, il ministro ha colto l'occasione per tornare sulla sua discussa proposta di legge sui diritti dei conviventi. "Penso non sia culturalmente conveniente restringere il concetto ‘famiglia’ alle sole relazioni basate sul matrimonio". Una difesa dell’ormai celebre testo sui Dico, che così poca fortuna hanno avuto e che comunque, almeno ufficialmente, sono ancora in agenda in Parlamento. "Trovo che il rapporto presentato oggi sia un manifesto più che un'indagine - ha poi attaccato con parole non scontate e per certi versi sorprendenti. “E’ fatto di tesi più che di dati”, ha detto, perché oggi “la famiglia è un concetto dilatato: non deve creare sospetto, gelosia e diffidenza". Secondo il ministro, la battaglia per le politiche familiari non deve "creare steccati", anche perché, ha aggiunto, "quando si creano divisioni, noi cattolici abbiamo sempre perso". La Bindi ha poi sottolineato l'importante ruolo dei cattolici nella definizione del concetto di famiglia: "Se oggi c'è un riconoscimento della famiglia nella Costituzione e ci sono delle tutele è grazie ai movimenti di ispirazione cattolica". Tuttavia, ha aggiunto che "gli ordinamenti giuridici devono seguire la realtà fattuale: una coppia con figli che vivono sullo stesso tetto come la chiamiamo se non famiglia?". Ecco dunque che il matrimonio non può essere l'unica condizione per avere dei servizi o agevolazioni: "Adesso, ad esempio, stiamo lavorando sulle tariffe elettriche per le famiglie numerose. Se riuscirò a fare approvare la mia proposta, la allargherò anche alle coppie non sposate con figli. Potrei chiedere il contratto di matrimonio per concedere una tale agevolazione? Si rischierebbe di discriminare anche i figli".

IL RAPPORTO – Ma cosa dice il rapporto Cisf che è stato così tanto contestato dal ministro? Indica che la famiglia è sempre più un punto di riferimento per gli italiani, che il 93% degli intervistati la considera "molto importante", una percentuale in aumento rispetto all'88% del 1990. L'indagine rivela che il 76% delle persone considera il matrimonio un'istituzione non sorpassata. "La famiglia perde il suo ruolo funzionale grazie alla crescita dei servizi sociali, offerti dallo Stato o dagli enti privati -ha spiegato Pierpaolo Donati professore ordinario di Sociologia all'Università di Bologna e curatore del rapporto- ma aumenta di importanza la sua dimensione relazionale". Secondo lo studio, in tutta Europa la famiglia viene prima di lavoro e amicizia: nei 33 stati considerati dalla ricerca, l'istituto familiare è considerato primario dall'84% degli intervistati, seguito da lavoro (57%) e amicizie (40%). Una tendenza confermata nel nostro Paese, dove il lavoro è il secondo ambito più significativo della vita (61% delle risposte) seguito dalle amicizie (44%, in crescita rispetto al 37% del 1990).

L'indagine sottolinea poi che le coppie sposate durano di più rispetto alle relazioni fondate sugli altri istituti di convivenza: "I pacs in Francia durano in media un terzo del matrimonio: se questi ultimi resistono otto-nove anni, i patti solidali non arrivano in media al quarto anno - ha spiegato Donati -. Così anche in Spagna i matrimoni omosessuali, che riguardano lo 0,5 del totale dei matrimoni, sono in media meno duraturi rispetto a quelli eterosessuali. Infine secondo uno studio dell'OMS i bambini che vivono in una famiglia tradizionale sono più felici di quelli che nascono in famiglie gay o single".

E sulle critiche del ministro Bindi, il prof. Donati si è difeso affermando che “il rapporto ha un approccio laico, ha lo scopo di combattere gli stereotipi sulla disgregazione della famiglia, che non diventa liquida come la società, anzi". Affetto, impegno reciproco duraturo, redistribuzione economica: secondo il docente le caratteristiche della famiglia la rendono un soggetto sociale fondamentale, "di cui le leggi e la politica dovrebbero tenere più conto". Ad esempio nella fiscalità: "Il cosiddetto riccometro, o sistema ISEE, penalizza le famiglie numerose. La famiglia fondata sul matrimonio deve invece avere diritti e tutele specifiche come prevede l'articolo 29 della Costituzione". Tra gli altri ambiti indagati dalla ricerca, cala di importanza il tempo libero: il 28% oggi lo indica tra gli aspetti di vita significativi, mentre nel 1990 lo era per il 28%. Stabili nel tempo la religione (35%) e la politica (9%).

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