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giovedì 18 ottobre 2007

Se è un po' gay, funziona.

Lo sapevate che il poliziotto omosessuale di "Distretto di polizia" ha dovuto cambiare cognome?
E che a "Incantesimo" c'era un bacio tra Luigi e Aldo che non vedremo mai?

(Barbara Del Pio - Magazine Libero) Un poliziotto gay, una bella gatta da pelare. Il pubblico gradisce (Luca Benvenuto è uno dei personaggi più amati di Distretto di polizia 7), la categoria - pare - un po' meno. Tanto che, esistendo un omonimo reale, gli autori della fiction di Canale 5 gli hanno dovuto cambiare nome (fino alla scorsa edizione si chiamava Benvenuti). Ultimo capitolo di un'annosissima telenovela. Da quando, il 20 novembre del 2006, sui RaiUno andò in onda Il padre delle spose e fece quasi il 27% di share (più di 7 milioni di telespettatori incollati davanti alla tv). Lino Banfi quel giorno se lo ricorda benissimo visto che per fare l'innovativo (dare spazio in Rai a due donne sposate, in Spagna ovviamente, se pure per finzione) si attirò i commenti inorriditi del mondo cattolico al gran completo al grido di "pochezza, prevedibilità, ovvietà e sceneggiata di terzo livello".

Ma il 27% di share è roba seria. Fu così che Banfi perseverò e nella quinta stagione del celebratissimo Un medico in famiglia portò sul piccolo schermo una coppia di fatto gay con tanto di bambina in casa. Altra bagarre. Stessa storia con Incantesimo: l'amministratore della clinica Life, Luigi, e l'infermiere, Aldo, a un certo punto vanno a vivere insieme. Nessun bacio, sia mai! Una scena in realtà era stata girata ma sparì per via della fascia protetta.

Tutt'altra storia per le fiction targate Mediaset. A Centrovetrine Anna (Anna Safroncik) e Natalia (Francesca Delfino) si baciano e hanno una relazione. A Vivere, Claudia ci prova con Rebecca (sua cugina). Entrambe le serie vanno su Canale 5, entrambe in fascia protetta. In Caterina e le sue figlie 2, Liliana (Iva Zanicchi) scopre di avere un figlio gay che nel frattempo le ha portato in casa un bel maschione spagnolo. Levate di scudi vaticane, titoloni dell'Osservatore Romano (acerrimo accusatore di Banfi)? Fiaccolate di protesta? Non ci risulta.

Qualcuno in realtà un certo fastidio lo manifestò a chiare lettere: "Questo è un appello per sceneggiatori, registi, produttori di film e autori tv. Pensiamo che sia venuto il momento di un atto di coraggio contro le discriminazioni in campo sessuale. È ora di fare outing, l'emarginazione dei diversi non è più tollerabile. Per una volta, allora, osate, rompete il conformismo dilagante: parlate anche dell'amore fra un uomo e una donna. Ma sì, il normale e banale rapporto etero. Quello da cui (vi parrà strano, ma è così), a volte nascono in modo del tutto naturale dei figli. E se proprie siete in vena di una provocazione forte, spingetevi più in là, spezzate l'ultimo tabù: parlate pure del matrimonio. Magari non otterrete il premio Zapatero al film festival omosessuale. Ma, se non altro, sarete originali". (Mario Giordano, allora direttore di Studio Aperto, su Il Giornale, 22 gennaio 2007). Eh, ma il gay fa audience. Esattamente come i servizi sulle Veline in amore di Studio Aperto e le corsette di Melita per Lucignolo

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