(Panorama) Tra le mete preferite dal turismo sessuale europeo e statunitense, i Caraibi stanno diventando l’area del mondo in cui la lotta alla diffusione dell’Aids si sta facendo più ardua.
Lo mette in luce un libro scritto da Mark Padilla, professore di antropologia medica all’Università del Michigan, che rappresenta il più ampio studio finora disponibile sulla prostituzione maschile nell’industria caraibica del piacere, indagata attraverso il caso emblematico della Repubblica Dominicana e di 298 suoi lavoratori del sesso intervistati nel corso di tre anni.
L’economia caraibica è sempre più dipendente dagli introiti assicurati dal turismo, perciò molti ragazzi sfuggono alla disoccupazione nelle aree rurali dandosi alla prostituzione con una clientela tanto maschile quanto femminile proveniente dai Paesi ricchi.
Questa bisessualità sfruttata per raddoppiare le possibilità di guadagno è ancora più deleteria nella diffusione del contagio, perché molti uomini che esercitano la prostituzione non solo sono sposati con donne ovviamente tenute all’oscuro dell’attività che contribuisce al bilancio familiare (data la forte disapprovazione sociale che colpisce l’omosessualità, specialmente quella praticata per denaro, nella cultura latinoamericana), ma mostrano anche una scarsa propensione ai rapporti protetti, in particolare con le donne.
Padilla auspica quindi che i programmi di prevenzione tengano conto di una categoria finora negletta, che ha invece un ruolo chiave nella diffusione del contagio, all’interno di un’area che per numero di casi di Aids è inferiore solo all’Africa subsahariana.
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